Emanuele Medici con l’equipe del reparto
di Luca Patrassi
Uno degli ultimi arrivati in casa Ast Macerata è Emanuele Medici, da settembre 2022 alla guida del reparto di Neurologia. Jesino, classe 1971, Medici si è laureato e specializzato in Neurologia all’Università Politecnica delle Marche. Primo incarico a Jesi. «Poi nel 2005 e 2006 ho fatto un periodo di formazione al Mount Sinai Hospital di New York sotto la guida di Warren Olanow, uno dei massimi esperti mondiali di malattia di Parkinson, occupandomi di ricerca sui disturbi del movimento e appunto sui parkinsonismi e malattia di Parkinson. M’interesso inoltre e direi soprattutto, di patologia cerebrovascolare acuta, cioè di ictus e questa è la linea che tendo a dare alla nostra unità operativa. Ho seguito la prima stroke unit delle Marche, la semi intensiva che si occupa di ictus, a Jesi. La Neurologia è un mondo vastissimo e le mie expertise sono di carattere generale ma in particolare mi occupo della gestione del paziente con ictus ischemico ed emorragico e del paziente con disturbi del movimento».
Emanuele Medici
Un focus sull’ictus…
«L’ictus è la seconda causa di morte nel mondo occidentale e la prima causa di disabilità, dunque impatta significativamente nella popolazione specie in un territorio come questo dove prevale la componente degli over 65. Va da sè il fatto che riducendosi la natalità e avendo un’aspettativa di vita più lunga il trend sarà di vedere sempre più ictus. La nostra neurologia ricovera in media 230/250 ictus l’anno. La nostra attività di reparto consta di circa 550-580 ricoveri l’anno e circa 70 day Hospital terapeutici. Quasi la metà dei ricoveri sono legati alla patologia cerebrovascolare acuta».
I rapporti con il territorio…
«Altra cosa importante è che la nostra unità operativa è unica per tutto il territorio dell’Ast e prendiamo anche in carico diversi pazienti della costa fermana. Dal lunedì al sabato svolgiamo attività ambulatoriale, esami strumentali e di consulenza di pronto soccorso all’ospedale di Civitanova. Rapporti significativi li abbiamo anche con i territori dell’entroterra e in particolare con gli ospedali di San Severino e di Camerino dove pure svolgiamo attività di diagnostica».
Gli organici?
«La mia Neurologia è composta da otto medici più il sottoscritto e uno specializzando. Mi piace citare lo sfaff medico: gli specialisti Elisabetta Cartechini, Martina Pesallaccia, Katia Fabi, Cristina Petrelli, Katiuscia Nardi, Silvia Paolucci, Carlo Vico, Christian Marcotulli e il neurologo in formazione Simone Malatini, che si sta formando anche come elettromiografista e che speriamo di poterlo assumere subito dopo il conseguimento della specializzazione».
Un buon segnale quello legato alla presenza di specializzandi in corsia…
«Accade perchè abbiamo un ottimo rapporto con l’Università e in particolare con il prof Silvestrini, direttore della Neurologia e preside della facoltà di Medicina della Politecnica. Gli specializzandi hanno desiderio di venire qua. A fine luglio ne arriverà un altro che mi auguro completerà il suo percorso formativo nella nostra unità operativa. Voglio spezzare una lancia a favore della realtà politica regionale e della direzione Ast che hanno avuto la sensibilità di potenziare la Neurologia di questo vastissimo territorio. Tenga presente che il 12% circa delle malattie hanno un’origine neurologica e quindi dobbiamo dare una risposta forte agli utenti e questo lo si fa avendo attrezzature e organici. A settembre prossimo venturo inizieranno probabilmente i lavori per la realizzazione della Stroke Unit nella nostra Neurologia».
Come siete organizzati?
«Negli ambulatori eroghiamo circa 12mila prestazioni annue, suddivise in visite ambulatoriali neurologiche, di pronto soccorso, elettromiografia e elettroneurografia, Doppler dei vasi epiaortici ed eco Doppler transcranico, Eeg, polisonnografia, potenziali evocati e bilanci cognitivi. Nella nostra Neurologia tutti fanno tutto, senza compartimenti stagni anche se ogni specialista ha la sua expertise. Per l’ictus oltre a me ci sono le dottoresse Fabi e Paolucci. Altra importante eccellenza è quella che segue le malattie rare (sclerosi laterale amiotrofica, polineuropatie demielinizzante croniche, miastenia grave tra le altre) gestita dalla dottoressa Petrelli. In questo campo seguiamo con un team multidisciplinare 35 pazienti con Sla, 40 pazienti circa con miastenia ed altrettanti con plineuropatia cronica. Parliamo di patologie che hanno costi molto elevati. Vengono trattate anche con anticorpi monoclonali che consentono miglioramenti impensabili fino a pochissimi anni fa. Abbiamo in carico poi circa 400 pazienti con sclerosi multipla seguiti dalla nostra esperta di malattie demielinizzanti, la dottoressa Cartechini. Anche in questo caso l’appropriatezza delle cure con farmaci innovativi è notevole. Parliamo di numeri sfortunatamente in crescita e per questo abbiamo bisogno di risorse crescenti che comunque stanno arrivando ed arriveranno.
Ci occupiamo inoltre di cefalee, il nostro centro cefalee che ho istituito appena arrivato, viene coordinato dalla dottoressa Nardi. Anche in questo settore applichiamo protocolli terapeutici che riguardano anche anticorpi monoclonali, gli oramai noti anti-cgrp, che hanno risolto in meglio la vita di molteplici soggetti emicranici. Attualmente somministriamo questa terapia ad oltre 60 pazienti. Parliamo di pazienti che a causa dell’emicrania perdono giorni di lavoro ogni mese non riuscendo a svolgere le comuni attività lavorative e di vita quotidiana. La terapia con anticorpi monoclonali è capace di eliminare gli episodi di cefalea nel 50% dei pazienti emicranici. Numeri a mio avviso eccezionali. Abbiamo istituito due ulteriori ambulatori, uno dedicato all’epilessia che ha come responsabile il dottor Vico e un altro per i disturbi del movimento il cui responsabile è il dottor Marcotulli. Infine abbiamo anche il nostro ambulatorio demenze e Cdcd (Centro per i disturbi cognitivi e demenze) portato avanti dalla dottoressa Pesallaccia. Parliamo di ambulatori con un elevato numero di pazienti».
Il rapporto con il paziente?
«Punto tantissimo non solo sulla qualità e sull’aggiornamento professionale ma anche sul rapporto con il paziente: importante instaurare un rapporto fiduciario con il malato e con la famiglia, è importante calarsi sempre nei panni del paziente. Dobbiamo fare in modo di far capire al soggetto con patologia e alla sua famiglia che noi ci siamo: la prima cosa è inquadrare il paziente e prendersene cura».
Mancano gli specialisti, i giovani vanno all’estero. Come se ne esce?
«Cerchiamo di motivare il giovane in formazione a rimanere nel suo territorio, nel territorio in cui vive. Il fine ultimo di una struttura universitaria è anche quello di formare sì il professionista ma che lavori anche qua. Se investi e formi un giovane che poi ti lavora all’estero, a mio avviso hai fatto qualche errore. Per ottenere questo devi essere attrattivo, i direttori devono fare in modo di creare un ambiente di lavoro armonioso ed equilibrato. Se non c’è gruppo e non c’è team, non si va da nessuna parte. Questo è quello che stiamo facendo e questo è quello che sta facendo la nostra università. Quando hai un personale motivato, seguito, non va altrove e perciò non disperdi risorse».
Il fronte dei progetti…
«Mi auguro che si cresca sempre di più. L’arrivo della Stroke unit ci permetterà di avere altri quattro posti letto. Ora ne abbiamo circa 12, sono pochi ma è un problema strutturale che contiamo di risolvere con il nuovo ospedale. Arrivare a 14/15 posti letto intanto ci consentirà di rispondere bene alle richieste che ci arrivano, poi mi auguro che gli specializzandi possano essere inseriti subito, una volta ottenuto il titolo».
Il pensiero allo staff…
«Il mio compito è quello di coordinare ogni cosa ma il grosso del lavoro lo svolgono i miei collaboratori cioè i medici, i tecnici ed infermieri ad iniziare dal nostro coordinatore Sandro Di Tuccio. Se non ci fossero motivazione e forza tutto questo non ci sarebbe. Sono soddisfatto, dobbiamo migliorarci sempre e questo si può ottenere grazie all’impegno del personale sanitario e grazie alla direzione che ti sostiene».
Tempi di attesa?
«Non male, rientriamo negli obiettivi di budget. Qualche volta si creano problemi per l’inappropriatezza delle richieste per esempio di esami neurologici, vedi elettromiografia, ma in linea di massima non ci possiamo lamentare».
Le malattie descritte dipendono esclusivamente dall’invecchiamento della popolazione o gli stili di vita possono incidere?
«Una campagna di informazione costante sui fattori di rischio aiuta molto. Se una persona la educhi a controllare per esempio la pressione arteriosa, alimentarsi bene, fare attività fisica ed evitare fattori di rischio come fumo e alcol, è chiaro che le percentuali di contrarre malattie cerebrovascolari si andranno a ridurre e di molto».
Le risorse umane incidono sicuramente ma anche la ricerca ha aperto nuove frontiere…
«Faccio un solo esempio: per l’ictus ischemico fino ad alcuni anni fa circa ed in Italia non esisteva praticamente nulla d’innovativo. Ora abbiamo terapie in acuto: se arriva un paziente entro una certa ora dall’esordio dei sintomi (in genere entro le 4-5 ore anche se attualmente questa finestra ed in casi selezionati può essere estesa a 9 ore) e che soddisfa certi requisisti, se lo tratti con fibrinolisi endovenosa o con trombectomia meccanica, nel 60% dei casi circa riesci a portarlo, a tre mesi dall’esordio dei sintomi, ad una disabilità minima. Ora c’è grande sensibilità sul tema».
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Grandi e bravi, niente da invidiare ai grandi nosocomi, un po' troppa burocrazia forse....
Complimenti l'ospedale di Macerata è veramente funzionale
Personale fantastico
Tutti eccezionali un reparto eccellente
Reparto eccellente grazie ragazzi
Grande medico
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POLINEUROPATIA, non plineuropatia.
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