di Francesca Marsili
Accolta la richiesta dell’amministrazione Sclavi: con l’ordinanza speciale 76, firmata dal commissario straordinario alla Ricostruzione Guido Castelli, la scuola Don Bosco, lesionata in parte dal sisma del 2016, resta nel centro storico di Tolentino, migliorata sismicamente e non più delocalizzata.
Il sindaco di Tolentino Mauro Sclavi
«Questo è un traguardo, la vittoria arriverà quando inaugureremo l’ingresso degli studenti – commenta il sindaco Mauro Sclavi -. La necessità di recuperare questa scuola cosi importante, e storicamente cosi unica nel suo genere, ce l’ha espressa la città». Prende così forma ciò che per Sclavi «è molto più di un punto nel programma elettorale», bensì: «una visione della città», con al centro il recupero di un pezzo del suo patrimonio storico e culturale.
Ribaltato quindi l’impianto dell’ex sindaco Giuseppe Pezzanesi che, con l’ordinanza 33 firmata dall’ex commissario Giovanni Legnini, avrebbe delocalizzato parte della scuola Don Bosco in un nuovo edifico nella zona est, in un terreno comprato appositamente da un privato a fianco del futuro nuovo polo scolastico delle superiori, e parte nello stabile delle ex Pie Venerini, in centro, dopo averlo acquistato, abbattuto e ricostruito. Con la 76, ad “invarianza economica”, la scuola Don Bosco, bene culturale tutelato dalla Soprintentendenza archeologia, belle arti e paesaggio delle Marche, sarà recuperata e adeguata sismicamente per raggiungere lo 0,8 previsto per Legge. Lo stabile delle ex Pie Venerini non sarà più acquistato. Mentre nel terreno sarà realizzato un contenitore dalla duplice valenza: inizialmente servirà per accogliere gli studenti degli istituti della città i cui stabili sono soggetti a ricostruzione post sisma, per poi essere di supporto al futuro nuovo polo scolastico.
L’interno dell’istituto
Con l’ordinanza 33: «La Don Bosco sarebbe rimasta una cattedrale nel deserto, e la scuola spezzettata in due parti – evidenza Sclavi – . Con la nuova la recuperiamo nella sua interezza e miglioriamo la situazione del polo scolastico delle superiori che in questo modo sarà campus a tutti gli effetti, perché ci consente di avere li a fianco una struttura in cui i ragazzi iscritti alle superiori e che arrivano da fuori comune, potranno dormire, mangiare, andare a scuola e diventare una eccellenza per l’Italia». Quasi due anni di fitte relazioni istituzionali con i due commissari, la Regione, la Provincia e la struttura commissariale per una modifica che «non era un capriccio, ma una cosa legalmente, economicamente e urbanisticamente giusta – prosegue il sindaco – . E’ stata cambiata perché dimostrato che l’accordo con la Provincia apporta un beneficio. Sia Castelli che Parcaroli – conclude Sclavi – hanno agito con professionalità e onore, e hanno dato seguito non a interessi di partito, ma a quelli di una comunità». Recupero di un bene storico e altamente simbolico nel cuore della città, culla di tantissime generazioni di studenti, e potenziamento dell’offerta dello delle superiori: queste le direttrici della nuova ordinanza voluta in modo corale da tutto il governo Sclavi.
Alessia Pupo, Mauro Sclavi, Flavia Giombetti e Alessandro Massi Gentiloni Silverj davanti alla scuola Don Bosco
Entra nel dettaglio l’assessora alla Ricostruzione Flavia Giombetti: «Siamo partiti dal miglioramento sismico della Don Bosco. Se gli ingegneri ci avessero detto “no”, per la sicurezza dei ragazzi avremmo abbandonato l’idea. Ma quando hanno detto “si” siamo partiti a testa bassa». E lancia un monito: «Non si giochi sulla diffusione della paura». C’era poi da superare lo scoglio del terreno già acquistato, e di cui si è fatta di necessità virtù. «Fondamentale è stato il dialogo con la Provincia con cui abbiamo iniziato a studiare cosa farne: anche loro si sono resi conto che gli spazi per il campus erano risicati – precisa Giombetti -. La realizzazione del contenitore, un edificio strategico, fa si che iniziamo a mettere le mani sulle scuole: è il punto di partenza per iniziare a far giare le classi tra demolizioni e interventi». Il prossimo passo sarà quello di realizzare il “basket” in zona Pace, previsto per la fine del 2024, dove portare le classi degli istituti della città soggetti a ricostruzione post sisma e nel cronoprogramma dell’ordinanza sono specificati tutti gli spostamenti e le date. Per l’assessora all’Urbanistica e vicesindaca Alessia Pupo: «Se siamo arrivati qui è anche grazie al sostegno di un movimento trasversale che si era formato dal 2019 per salvare la Don Bosco. La precedente ordinanza modificava l’assetto urbanistico della città – spiega – . La Don Bosco andava recuperata anche perché una struttura meravigliosa di 4mila metri quadri con un bellissimo giardino, una palestra e un campetto polivalente con molteplici funzioni, non solo educativa, ma anche sociale ed economica per il centro storico. Abbiamo ristabilito un equilibrio, diversamente si sarebbe spostato tutto a est – sottolinea -. Inoltre miglioriamo la situazione in zona campus dal punto di vista urbanistico e della viabilità».
Il presidente del Consiglio comunale Alessandro Massi ripercorre la questione della Don Bosco dal 2019, quando, assessore, fu cacciato dall’ex sindaco Giuseppe Pezzanesi proprio per la sua volontà di recuperarla. «Allora dissi che era necessario capire se era possibile recuperare questo patrimonio didattico, istituzionale, storico e artistico che rappresenta intere generazioni. Era il primo pensiero che un’amministrazione doveva avere. Poi poteva andare bene o male, ma occorreva capire – rivendica Massi -. Questa scuola, parzialmente agibile, ha continuato a svolgere magnificamente la sua funzione e tanti genitori hanno continuato a iscrivere qui i propri figli. Delocalizzarla significava creare un doppione con la Lucatelli, oltre che creare confusione dal punto di vista urbanistico e annientare la funzionalità del campus».
Massi chiude con un commento politico il cambio dell’ordinanza: «Il sindaco non è l’ultima ruota del carro come si vuole far credere, ma la prima istituzione del territorio e stavolta, le istituzioni hanno vinto sulle logiche politiche». E proprio mentre si conclude l’intervista all’amministrazione Sclavi all’interno della Don Bosco, ad avvalorare quanto realmente la scuola è stata “mamma” di intere generazioni di studenti, arriva la testimonianza di un ex alunno delle elementari nei lontani anni ’80, che di passaggio a Tolentino ha voluto riaccarezzare «i bei ricordi» della sua infanzia passando davanti a quel portone che varcava da bambino con la sua cartella. Un lavoro di squadra quello che ha portato al cambio dell’ordinanza, a cui si aggiunge la soddisfazione anche degli assessori: Elena Lucaroni. alle Politiche sociali e Istruzione, al Bilancio Diego Aloisi e alle Attività produttive Fabiano Gobbi.
Sclavi e la missione Ordinanza 33: «Modificarla è la chiave per la Don Bosco e le altre scuole»
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incredibile, la destra che guarda al futuro con un edificio nuovo moderno e sicuro… La sinistra che vuole rimanere radicata al passato con un edificio di mussoliniana memoria!!!