Itis Divini da ricostruire,
legale rappresentante della ditta
condannata per un subappalto

SAN SEVERINO - Era imputata insieme a due titolari di ditte a cui sarebbero state affidate delle opere. Oggi la sentenza del Gup del tribunale di Macerata. L'imprenditrice è stata prosciolta per uno dei capi di imputazione e condannata a 10 mesi per l'altro. Dieci mesi anche per il titolare di una delle aziende mentre il secondo è stato assolto

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Da sinistra: gli avvocati Aldo Areddu, Giovanni Bruno, Alessandro Casoni, Giovanni Muzi

di Gianluca Ginella

Ricostruzione dell’Itis Divini di San Severino, condannata la legale rappresentante della ditta che si sta occupando della realizzazione del plesso per la vicenda di un subappalto ad una ditta. La sentenza oggi, con rito abbreviato, del gup Daniela Bellesi del tribunale di Macerata che ha assolto l’imputata da una seconda contestazione, sempre legata ad un subappalto. Imputati erano anche i titolari delle due ditte che hanno ottenuto il subappalto, uno è stato assolto, l’altro condannato.

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Il cantiere dell’Itis Divini

Per i difensori non si tratterebbe di questione di subappalto ma semmai si potrebbe parlare di sub-affido. La ricostruzione dell’Itis Divini di San Severino (con opere che hanno un costo di circa 9 milioni di euro) è in corso con i lavori che potrebbe completarsi nella prima metà del 2025 (ci sono 420 giorni per completare le opere). Sono stati assegnati ad un raggruppamento temporaneo di imprese, Ca.Ri Costruzioni srl, di cui è legale rappresentante Maria Camilla Rubei, 51 anni, romana. All’imprenditrice l’accusa, sostenuta dal procuratore Giovanni Narbone, contesta due contratti di subappalto per realizzare alcune opere che non avrebbero avuto l’autorizzazione dell’autorità appaltante competente. Secondo l’accusa avrebbe subappaltato lavori alla ditta individuale Iacoviello Filippo (opere edili varie) il cui personale dipendente sarebbe stato trovato al lavoro nel cantiere nei giorni precedenti il 13 ottobre del 2022 nonostante il 21 settembre di quell’anno fosse stata negata l’autorizzazione al subappalto (si parla di opere per circa 44mila euro). Per questa contestazione Rubei è stata condannata a 10 mesi e 20 giorni, e alla stessa pena è stato condannato Filippo Iacoviello, 61, di Gravina di Puglia, titolare della ditta.

Rubei è stata assolta dalla seconda contestazione, e come lei è stato assolto anche il titolare della ditta che aveva ricevuto il subappalto per occuparsi della realizzazione del massetto interno della palestra. Lavori che avevano un costo di 24mila euro. Il titolare della ditta è assistito dall’avvocato Alessandro Casoni. Ad assistere Rubei sono gli avvocati Giovanni Muzi e Aldo Areddu mentre Iacoviello è difeso dal legale Giovanni Bruno. «Si contesta un subappalto – dice l’avvocato Areddu – ma semmai si può parlare di sub-affido. Parliamo di due contratti che non arrivano all’1% dei 9 milioni di euro di opere».



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