Investita da un’auto pirata,
morì dopo il coma
«Un uomo disse di aver urtato qualcosa
ma la procura ha chiesto d’archiviare»

CORRIDONIA - I familiari di una 82enne hanno fatto opposizione e oggi si è svolta l'udienza davanti al gip del tribunale di Macerata. I legali: «Pochi minuti dopo l’incidente un automobilista andò dai carabinieri dicendo di essere passato lungo la strada e di aver colpito un sasso o un gatto. Era stato indagato, poi il consulente della procura, in maniera del tutto inspiegabile, ha concluso la sua relazione dicendo che non vi era riferibilità tra l'investimento e i danni riportati dalla vettura»

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di Gianluca Ginella

Donna morta dopo essere stata investita da un’auto, la procura ha chiesto l’archiviazione per l’indagato, i familiari della vittima hanno fatto opposizione e oggi si è svolta l’udienza davanti al gip del tribunale di Macerata. Il giudice si è riservato di decidere. La vicenda riguarda la morte di Teresa Cafarella che nel dicembre del 2022 era stata investita da un’auto a Corridonia. La donna era stata ricoverata in coma e nel gennaio 2023 era morta (aveva 82 anni). L’investitore non si era fermato. Qualche minuto dopo sul luogo dell’investimento si era presentato un sangiustese, che ai carabinieri aveva detto di essere passato lungo la strada pochi istanti prima e di aver colpito qualcosa, forse un sasso o un gatto.

«Dichiarava inoltre – dicono gli avvocati Andrea Giustozzi e Sandro Giustozzi, che assistono i familiari della vittima – di essersi fermato circa 100 metri dopo, e di aver dovuto raddrizzare una parte del paraurti anteriore perché si era danneggiato dopo l’impatto e toccava sulla ruota».

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Gli avvocati Sandro e Andrea Giustozzi

L’uomo era stato indagato per lesioni stradali. La donna era stata ricoverata in come e qualche mese dopo era morta. La procura aveva delegato un ingegnere di redigere una consulenza tecnica per accertare la dinamica dell’incidente. «Il consulente, in maniera del tutto inspiegabile, concludeva la relazione dicendo che non vi era riferibilità tra l’investimento e i danni riportati dall’auto dell’indagato – dicono i legali -. Di conseguenza, la procura doveva chiedere l’archiviazione del fascicolo».

Una decisione a cui i familiari della donna hanno deciso di fare opposizione «in quanto i carabinieri avevano correttamente ricostruito la dinamica del fatto, l’indagato aveva ammesso di essere passato di li, di aver colpito “qualcosa” e di aver dovuto accostare poco più avanti per raddrizzare il paraurti. Tutti i passaggi dell’indagato erano anche confermati dalle registrazioni delle telecamere comunali e perfettamente compatibili con il momento dell’incidente» dicono i legali. Da qui la decisione di fare opposizione. L’udienza si è svolta oggi davanti al giudice Claudio Bonifazi che si è riservato di decidere. L’automobilista è assistito dall’avvocato Luca Cesaretti.

 



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