Consiglio delle donne, Contigiani si dimette:
«La revoca di De Padova atto di machismo»

MACERATA - La segretaria cittadina dem lancia una serie di critiche: «Hanno ridotto l'assise ad essere una cassa di risonanza delle azioni amministrative. Dopo mesi di mistificazioni, mentre si cala dall’alto una ‘revoca’ della presidente che non si è avuto neppure il coraggio di venire a discutere, rimetto il ruolo di vicepresidente»

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Ninfa Contigiani, consigliera comunale e segretaria cittadina del Pd

In attesa che il presidente del Consiglio comunale Francesco Luciani convochi, come richiesto da tutte le consigliere della maggioranza, il Consiglio delle donne con all’ordine del giorno la richiesta di revoca della presidente Sabrina De Padova, si registra la presa di posizione della vicepresidente Ninfa Contigiani che annuncia le proprie dimissioni. La segretaria del circolo cittadino Dem Ninfa Contigiani firma una lettera indirizzata al presidente del Consiglio: «Dopo una decina di mesi – scrive – dall’atto consiliare con cui la maggioranza che sostiene l’amministrazione Parcaroli ha voluto stravolgere nello spirito, nella composizione, nella finalità il Consiglio delle donne istituito nel 2012 si è consumato il passaggio altrettanto grave della richiesta di revoca della Presidente del Consiglio donne, esponente della maggioranza stessa, in particolare della lista civica del Sindaco. Vale appena la pena di ricordare che durante la discussione consigliare sulla modifica proposta diverse esponenti della detta maggioranza si produssero in iperboliche promesse assicurando che mai avrebbero piegato il nuovo regolamento a becero strumento di soluzione della loro conflittualità interna, usandolo per rimuovere la presidente eletta».

Secondo Contigiani le cose sono andate diversamente: «Bisogna avere buona memoria per mantenere le promesse ed anche buona coscienza. Alla non buona memoria può bastare il riascolto delle sedute del Consiglio comunale del 29 e 30 maggio 2023, per la buona coscienza non sono io che posso dare indicazioni. Tuttavia, la mia funzione di vice-presidente, attribuita con voto contestuale a quello sulla presidente nella prima seduta del Consiglio donne, ad oggi, nella nuova condizione e composizione imposta non ha più nessun significato. Dunque, nel rispetto della mia coerenza e della mia dignità, preso atto della già avvenuta cancellazione della partecipazione attiva delle rappresentanti della società civile, certifico la fine dell’esperienza del Consiglio delle donne per come è nato rimettendo tale funzione. Nella prima seduta del Consiglio delle donne non modificato accettai il ruolo, ma solo dopo aver proposto che la Presidenza dovesse spettare alla maggioranza per maggiore funzionalità dell’organismo stesso (me lo diceva l’esperienza) e che si riconoscesse la vice-presidenza a quella componente sociale del Consiglio delle donne che nella seconda seduta sarebbe stata integrata, ovvero le rappresentanti delle realtà associative del territorio che avevano espresso interesse rispondendo all’avviso pubblicato dal Comune».

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Sabrina De Padova, presidente del Consiglio delle donne

Il percorso: «Il Consiglio delle donne – ricorda Contigiani – nacque per questo, per dare un luogo e uno spazio autonomo alla riflessione sulle problematiche culturali e sui temi amministrativi di sensibilità femminile, un luogo dove le amministratrici di vario livello potessero avvalersi del suggerimento, del consiglio, dell’esperienza maturata nella società da quella rete di donne che lì agisce quotidianamente per ruolo professionale, per volontariato, per incarichi riconosciuti. Per questo il Consiglio delle donne fu concepito come consultivo, per questo non fu riservato solo alle donne, come si pensa, ma ai bisogni delle donne. Per questo lo si volle del tutto volontario, per le consigliere comunali quali componenti di diritto e per le esponenti della società quali componenti integrate. La ricchezza era tutta nello scambio tra le tante opinioni ed esperienze diverse, fuori dalle strette delle emergenze amministrative. Al rifiuto delle esponenti dell’allora nuova amministrazione di aprirsi alla componente sociale, cercandovi una figura disponibile ad assumere il ruolo, accettai con l’intenzione di mettere a disposizione la mia esperienza precedente da presidente e la mia profonda convinzione dell’importanza di quel luogo di confronto delle idee, per le donne maceratesi e per la comunità tutta».

Le conseguenze: «Oggi, dopo l’ennesimo atto esemplare di ‘machismo’ totalmente avulso dalla logica ispiratrice del Consiglio delle donne, dopo mesi di mistificazioni, mentre si cala dall’alto una ‘revoca’ della presidente che non si è avuto neppure il coraggio di venire a discutere in seno all’organismo e che sarà solo ratificata la prossima volta, a scrutinio segreto, da un’assemblea diversa da quella che ha proceduto all’elezione (in barba ad ogni minimo rispetto delle garanzie di funzionamento democratico di articolazioni istituzionali) rimetto il ruolo di servizio che ero stata disposta a svolgere. Di un organismo trasformato in cassa di risonanza delle azioni amministrative non voglio e non posso essere vice-presidente. Se non avessi avuto lo scrupolo di preservare dallo scontro partitico un luogo di dibattito e di crescita quale il Consiglio delle donne è stato prima dell’Amministrazione Parcaroli non avrei accettato una responsabilità che mi metteva in condizione di ‘accompagnare e mediare’, quando – pro domo mea – avrei potuto più semplicemente dichiarare le pressioni e i tentativi di imposizione, enfatizzare ciò che non condividevo o denunciare le difficoltà dovute all’ostruzionismo di chi nella maggioranza di destra ha sabotato invece che agevolato nascondendosi dietro un velo, a partire da ruoli apicali, senza scoprirsi mai formalmente fino a quest’ultimo atto. Da domani, non senza un certo sollievo, torno libera, una componente di diritto semplice che, non avendo ruoli di nessuna sorta, potrà semplicemente essere occhi e orecchie di quanto le consigliere di maggioranza vorranno indicarci, se troveranno il tempo dopo aver finito di buttare sul Consiglio delle donne le perigliose conflittualità interne ai partiti che la compongono».

(L. Pat.)

Tutte contro una: consigliere e assessore chiedono la revoca di Sabrina De Padova da presidente del Consiglio delle donne



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