Domenico Guzzini in aula:
«Così ci hanno truffato 2 milioni»
Tra gli imputati l’ex sindaco Sposetti

RECANATI - Sono sotto accusa in quattro per la vicenda che vede come vittime l'imprenditore, sua madre, il fratello, e Adolfo Guzzini. Il processo si è diviso in due rami. Il commercialista Giuseppe Sposetti, il figlio Emanuele, la nuora Cinzia Bianchini fanno l'abbreviato. Per il quarto imputato, Luca Ferranti, si prosegue con rito ordinario. Oggi l'imprenditore ha raccontato la vicenda, iniziata nel 2013 e legata all'acquisizione di un terreno a Civitanova per farne parcheggi

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Domenico Guzzini, ex presidente di Confindustria Macerata

di Gianluca Ginella

«Per me quello che è successo è una ferita» lo ha detto oggi al tribunale di Macerata l’imprenditore recanatese Domenico Guzzini, durante la lunga testimonianza in cui ha ricostruito la presunta truffa da due milioni di euro di cui sarebbe stato vittima lui, la madre, il fratello e Adolfo Guzzini. Il processo, che si sta svolgendo davanti al giudice Francesca Preziosi, oggi si è diviso. Tre imputati hanno deciso di fare l’abbreviato «siamo convinti dell’estraneità ai fatti dei nostri assistiti» spiega l’avvocato Manuel Formica, che assiste due di loro.

A fare l’abbreviato sono Giuseppe Sposetti, 91 anni, commercialista, presidente della Fondazione Giustiniani Bandini e in passato anche sindaco di Macerata, il figlio Emanuele, commercialista (entrambi difesi da Formica) e la nuora Cinzia Bianchini (difesa dall’avvocato Carlo Cingolani). Il quarto imputato, il commercialista Luca Ferranti, ha scelto di proseguire il processo con rito ordinario.

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Giuseppe Sposetti, ex sindaco di Macerata

I due procedimenti si ricongiungeranno il 22 novembre giorno in cui è prevista la discussione. Gli imputati devono rispondere, a vario titolo, di truffa aggravata e appropriazione indebita aggravata. 

L’accusa, sostenuta dal pm Stefano Lanari, contesta una truffa da 2 milioni di euro legata ad un investimento immobiliare con la creazione, allo scopo, di una srl, la Depositi & vendite, in mano per il 75% a Domenico Guzzini, al fratello, Matteo Guzzini e alla loro madre Giuseppa Galdi, e ad Alfonso Guzzini. Questo 75%, dice l’accusa, era detenuto fiduciariamente da Cinzia Bianchini. Secondo l’accusa il progetto era acquistare l’area, realizzare il parcheggio e poi le quote della fiduciaria (il 75%) avrebbero dovuto tornare ai Guzzini. Il restante 25% sarebbe rimasto a Ferranti e Emanuele Sposetti (quali ideatori del progetto) e ad un consulente.

Oggi è stato sentito Domenico Guzzini, ex presidente di Confindustria Macerata, che ha ripercorso la vicenda. Ha riferito che nel 2013 il nuovo amministratore della holding di famiglia «decise di concentrare tutte le risorse nelle attività di core business e ci propose di alleggerire le nostre posizioni su tutte le attività che non erano “core” e così vendemmo alcuni asset che non ritenevamo strategici. Inoltre volle che noi consiglieri firmassimo un documento nel quale tutti i componenti della famiglia si dovessero concentrare esclusivamente sull’azienda, sul core business, e non avere altre attività che ci avrebbero distolto dall’azienda. Un patto di famiglia».

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L’avvocato Valeria Attili

Un patto di famiglia che, ha detto Guzzini nella sua testimonianza, è importante per ciò che accade dopo. «I nostri consulenti Emanuele Sposetti e Luca Ferranti ci proposero di fare un investimento nella zona del centro di Civitanova dove c’era un’area da comprare per realizzare dei parcheggi. Pensavo potesse essere una opportunità». Però c’era lo scoglio del patto di famiglia. «C’era un rapporto di fiducia con questi consulenti e per questo il mio ramo famigliare aderì». Guzzini ha spiegato che al progetto oltre alla sua famiglia aveva aderito il ramo di famiglia di Adolfo Guzzini. «I consulenti sapevano dell’esistenza del patto di famiglia e ci hanno consigliato un patto fiduciario e visto che non potevamo operare fuori dal core business ci proposero Cinzia Bianchini, moglie di Emanuele Sposetti, come nostra fiduciaria».

In seguito Domenico Guzzini ha detto che la cifra prevista per il progetto era lievitata da 1 milione e mezzo a poco più di 2,3 milioni «c’erano cose che non mi tornavano come i rendiconti che non mi venivano dati, i costi che aumentavano. E nel 2016 vennero fuori ammanchi per 500mila euro. Quando ci siamo accorti di questa situazione eravamo di fronte a persone che avevano agito in maniera non corretta verso la mia famiglia e quella di Adolfo. Io nel frattempo ho messo un veto verso questi consulenti anche a livello aziendale da cui vennero estromessi».

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L’avvocato Sergio Del Medico

Ha poi aggiunto che «a nostra insaputa era stato fatto un passaggio fiduciario e abbiamo scoperto che Giuseppe Sposetti, consulente da 50 anni della nostra famiglia, aveva sostituito Bianchini».

Nel corso della testimonianza ha rivalutato in parte la posizione di Ferranti: «Ferranti ha sempre riconosciuto sia la necessità di intestare le quote ai Guzzini, il 75%, sia si è riconosciuto parzialmente debitore verso di noi».

Nel controesame della difesa, Guzzini ha detto: «All’inizio Ferranti aveva ideato una operazione lecita che poi, per causa d’altri, evidentemente gli è sfuggita di mano. Tant’è che mi ha riconosciuto che questi soldi, stante gli accordi iniziali, devono essere restituiti».

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L’avvocato Giancarlo Giulianelli

Secondo l’accusa i Guzzini avrebbero perso 2 milioni e 50mila euro che sarebbero le quote che avevano versato a Luca Ferranti e Emanuele Sposetti che erano i finanziamenti destinati, come era stato pattuito, alla Depositi & vendite.

Secondo l’accusa Ferranti, Emanuele Sposetti e Bianchini si sarebbero appropriati di circa 500mila euro, mentre i restanti 1 milione e 550mila euro sarebbero stati trasferiti a Giuseppe Sposetti che a sua volta li avrebbe trasferiti a due società fiduciarie.

«Riteniamo di non essere colpevoli di nulla – dice l’avvocato Giancarlo Giulianelli, che insieme al legale Sergio Del Medico difende Ferranti -. Il nostro assistito aveva proposto un affare lecito. Le dichiarazioni di Ferranti, che non si sottrarrà all’esame dibattimentale, dimostreranno la sua totale estraneità ai fatti. Ferranti più che un imputato è un testimone, avrebbe dovuto essere chiamato a testimoniare, purtroppo le cose non sono andate così. Penso sarà molto interessante quando arriveremo all’esame di Ferranti». Il processo oggi è stato poi rinviato al 5 aprile. Parte civile si sono costituiti Domenico, Matteo e Adolfo Guzzini e Giuseppa Galdi, sono tutelati dagli avvocati Valeria Attili e Carlo Enrico Paliero.

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