La Corte d’appello
Condannato per bancarotta al tribunale di Macerata, assolto in appello l’imprenditore Paolo Vissani, 60 anni. I fatti che gli venivano contestati riguardavano sia la bancarotta che quella preferenziale. Secondo l’accusa l’imprenditore maceratese, tra il 2013 e il 2015 avrebbe distratto una serie di attività commerciali in danno della società cooperativa La Cisterna di Tolentino o accreditando diversi importi ad una diversa azienda sempre a lui riconducibile.
Vissani era inoltre accusato di aver privato la stessa società di alcuni rami d’azienda e punti vendita per corrispettivi del tutto irrisori rispetto al loro reale valore commerciale. Inoltre, continua l’accusa, avrebbe corrisposto, a danno dei creditori, 1,3 milioni di euro con una serie di bonifici riconducibili sempre ad una società a lui collegata ed al fine di privilegiare la stessa non rispettando l’intera massa creditoria.
L’avvocato Gabriele Cofanelli
Il processo di primo grado si era chiuso nel novembre del 2021 con una condanna a 3 anni e 4 mesi.
Dopo la sentenza gli avvocati di Vissani, Gabriele Cofanelli, Samuele Farroni e Benedetta Giustozzi, avevano fatto appello.
Secondo la difesa l’ipotesi di bancarotta per distrazione non si era mai consumata in quanto lo stesso Vissani aveva correttamente anticipato 125mila euro, inoltre non essendosi poi concretizzata l’opzione di acquisto alcun danno era rinvenibile nei confronti del fallimento.
Sulla bancarotta preferenziale, la difesa ha sostenuto: «la circostanza che l’importo di 1,3 milioni di euro, non è stato trattenuto in alcun modo da Paolo Vissani ma in realtà è servito per dare continuità aziendale sia alla Paolo Vissani srl, che alla società Penta, che alla cooperativa La Cisterna, doveva essere valutato in senso favorevole per l’imputato perlomeno in termini di elemento psicologico dello stesso reato».
Per tali ragioni gli avvocati Gabriele Cofanelli, Samuele Farroni e Benedetta Giustozzi, riprendendo la perizia hanno insistito per la totale riforma del processo di primo grado e quindi per l’assoluzione del proprio assistito. «Soluzione integralmente accolta e condivisa dalla Corte d’appello che pertanto ha disposto l’assoluzione dell’imputato» dicono i legali.
(redazione CM)
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