Edilizia popolare, la beffa:
l’Erap ha mille case sfitte in regione.
Macerata, 22 assegnazioni su 200 idonei

L'ENTE non ha i soldi per la manutenzione degli immobili, che così restano vuoti. Nel nostro capoluogo di provincia si è riusciti, dopo anni, a coprire solo il 10% delle domande. E non c'è un progetto per migliorare la situazione nonostante i fondi Pnrr. Il paradosso di un lotto mai partito ma dove si sono spesi 100mila euro per la realizzazione di una paratia di contenimento

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Cantiere a Collevario

di Luca Patrassi

Una graduatoria comunale a Macerata con 200 idonei all’ottenimento di una casa popolare che viene attivata soltanto ora, a ridosso della scadenza, con l’assegnazione da parte dell’Erap di ventidue alloggi sfitti, il 10% del fabbisogno.

A livello regionale sempre l’Erap ha più di mille abitazioni sfitte (Fermo primatista solitaria, Macerata in coda) che non vengono assegnate perché l’Ente regionale non ha un euro in bilancio per le manutenzioni, neanche per quelle minime. A sentire lo scorso Consiglio comunale di Macerata, con amministratori che davano conto di situazioni sbloccate dopo decenni e di azioni di assoluto rilievo sociale, sembra quasi di essere alle prese con una città di riferimento nazionale. Poi si è appalesata la vicenda degli itinerari ricciani a far tornare tutti nel mondo reale maceratese con la discussione sulle varie targhe apposte nelle presunte case di padre Matteo Ricci.

Ad ogni avvio di campagna elettorale e di legislatura si sente dire che la priorità è la riqualificazione del centro storico partendo  dalla residenza. Chi lo dice però non conosce la situazione oppure conta sul ricambio generazionale: gli ultimi due interventi di edilizia popolare in centro storico risalgono a 30 e a 20 anni fa, rispettivamente alla Cocolla e a vicolo Costa.

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Saturnino Di Ruscio, presidente dell’Erap

Si scopre invece oggi, casualmente, che lo stato dell’arte dell’edilizia popolare è tragico. Da due o tre anni di Erap si parla solo per le guerre di potere interne e le battaglie con la Regione sull’autonomia amministrativa, poi sembra dimenticato quello che dovrebbe essere il reale campo di lavoro. L’Erap ha appunto assegnato a Macerata 22 alloggi sfitti attingendo da una graduatoria – pubblicata da due anni dal Comune ma mai evasa in alcun modo – che vede in graduatoria oltre duecento idonei, duecento persone e famiglie che rispondono ai requisiti richiesti per l’assegnazione di un alloggio popolare.

Non c’è solo un problema dell’Erap, anche il Comune non brilla per capacità di agire, pagine social a parte dove si leggono post di amministratori quasi pure per il cambio di lampadine.

In tutto il centro storico ci sono soltanto 35 alloggi popolari, opere realizzate peraltro diversi decenni fa e il Comune non ha inteso presentare un solo progetto per sostenere la riqualificazione del centro storico pur in presenza di una occasione storica come i fondi del Pnrr. L’unico intervento ipotizzato è quello che dovrebbe andare a realizzarsi nell’area ex Cus in via Ferrucci. Ci sono diverse aree, destinate ad edilizia popolare, messe a disposizione dell’attuale Erap (ex iacp, le sigle cambiano ma l’immobilismo immobiliare resta identico)ma non finalizzate nonostante di anni ne siano passati parecchi.

Ci sono aree da edificare alla Pace, a Collevario e in via Valenti ed è in questa ultima zona che la burocrazia ha offerto il “meglio”: i progetti non sono mai partiti ma, a fronte delle proteste degli abitanti della soprastante via Giuliozzi che temevano potesse venire giù tutto il fronte, l’ex Iacp ora Erap ha speso centomila euro per i lavori di realizzazione di una paratia di contenimento. Le case non ci sono, la paratìa sì.

La colpa? Ovviamente, di “quelli che c’erano prima”. Ma prima quando? Secondo il centrodestra, che governa da 4 anni, colpa del centrosinistra che ha governato nei precedenti venti, secondo il centrosinistra colpa della Dc che ha governato nei precedenti 40 anni. Secondo la Dc… Uno spartiacque formale a Macerata è ben visibile: le case popolari realizzate ad iniziare dagli anni Trenta del secolo scorso in piazza Pizzarello figurano nei manuali di architettura e sono diventate abitazioni di pregio. Ai giorni nostri l’unica cosa concreta che appare sono i post sui social, bisogna accontentarsi.



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