Da Civitanova a New York per la maratona
Il sogno di Eleonora e Giulia è realtà:
«C’è un’atmosfera pazzesca» (Video)

UN PROGETTO di amicizia e sport quello di Giulia Abbate ed Eleonora Dubbini che è anche un messaggio di determinazione: «Chiunque può farcela se vuole davvero. Non pensavamo di arrivare e invece ce l'abbiamo fatta». Hanno 32 e 42 anni e non avevano mai corso una 42 chilometri fino a domenica quando hanno affrontata la regina delle gare podistiche

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Eleonora Dubbini e Giulia Abbate

di Laura Boccanera

Da Civitanova fino a Central park per tagliare il traguardo della maratona di New York. Non ci sono solo i 42 chilometri della gara dietro l’impresa di Giulia Abbate, 32 anni ed Eleonora Dubbini, 42. Tolta la toga da avvocata l’una e dismessi pc e telefoni del lavoro da impiegata per l’altra, hanno avuto il coraggio di abbracciare un sogno nato dall’amore per lo sport e per l’amicizia, fatto però di sacrifici, tanta determinazione e una lucida follia.

Come quella che ti fa alzare la mattina alle 5 per andare a correre. Era un sogno quello di disputare la maratona di New York. Anzi, ancora prima, era un sogno correre una maratona. Perché le due atlete che domenica si sono cimentate nell’impresa in realtà non avevano mai affrontato un percorso così lungo e New York è stato il loro battesimo.

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«E’ iniziato tutto con la nostra amicizia in realtà – racconta Giulia che è ancora nella Grande Mela a godersi la città, stavolta da turista – ho conosciuto Eleonora in palestra nel 2015 ed è nato un rapporto strettissimo, è stata la mia testimone di nozze, condividiamo la passione per lo sport e l’allenamento. Poi l’idea è venuta a me e ho trascinato anche lei nei preparativi. Abbiamo prima iniziato con la corsa da 10 chilometri, piccoli circuiti, tra cui anche la Stracivitanova. Nel 2019 poi la voglia di provare a prepararci per la maratona di New York ma è arrivato il Covid e abbiamo accantonato il progetto. Una volta recuperata la forma fisica e l’allenamento quell’idea mai messa da parte si è riaffacciata. In questo anno conciliare per entrambi lavoro e allenamenti non è stato facile: ad aprile io mi sono sposata, poi questa estate era durissimo allenarsi col caldo e andavamo a correre alle 5 del mattino, poi doccia e io in tribunale e lei al lavoro a Jesi».

Tanta determinazione che le due novelle maratonete raccontano anche attraverso una pagina Instagram che hanno aperto un po’ per tenere memoria delle loro imprese, un po’ per motivare chi ama lo sport a superare i propri limiti. Si chiama “One dream at time”, un sogno alla volta. Come a dire che mettendoli in fila e puntando tutte le energie su di essi alla fine i sogni si realizzano.

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E infatti la scorsa settimana l’arrivo negli States: «New York durante la maratona è pazzesca: tutti ci dicevano di riposare il giorno prima, ma eravamo a New York, come si fa? Abbiamo fatto 25 chilometri passeggiando a piedi – continua Giulia nel racconto – poi il giorno della maratona siamo partite alle 11 e abbiamo chiuso il percorso in 4 ore e 29 minuti. All’inizio il silenzio e la concentrazione che si respirano sono surreali, si sente solo il rumore delle scarpe sull’asfalto. Poi attraversando i vari quartieri di New York vieni travolto dalla festa: c’è chi ti passa del cibo, chi fa il tifo per te come se fossi un membro della sua famiglia, ti danno il 5, c’è gente che suona e che balla. Il tratto più difficile? Central park, che è bellissimo, ma in salita e non ce la fai proprio a vedere quello che c’è attorno. Anche perché in allenamento noi non siamo mai andate oltre i 33 chilometri per cui anche stavolta ci eravamo dette, tutto quello che verrà dopo i 33 chilometri è una sorpresa. E invece piano piano allungavamo e vedevamo l’arrivo sempre più vicino. E quando tagli il traguardo scoppi a piangere. Anche perché poi cominci a sentire la fatica e per due giorni cammini come un anziano – scherza – però è l’esperienza più bella mai vissuta finora e sono certa che è tale anche perché condivisa con un’amica».

 

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