di Gabriele Censi
Ottavo festival ma ancora più longeva l’attività che l’associazione Effetto Ghergo svolge a Montefano nel nome del celebre fotografo nato proprio nel paese maceratese. E di anno in anno si sedimenta un ricco catalogo di storie, personaggi, immagini e progetti. In tanti arrivano da Milano che è la vera capitale dell’arte fotografica, a partire dal direttore artistico Denis Curti: «Qui possiamo veramente dire che il piccolo è bello, siamo riusciti a ricreare un atmosfera di grande intimità, siamo tra amici e quindi invitare questi personaggioni in una situazione così è ancora più facile e ancora più bello, perché non si sentono rincorsi, perché si sentono davvero a loro agio. Qui si sta bene, si mangia bene, si dorme bene e soprattutto c’è una grande quantità umana. Questo è quello che questo festival si porta appresso da sempre e che io ho sempre apprezzato».
La novità di quest’anno è la nuova sezione con la mostra delle accademie di Milano, Roma, L’Aquila e Macerata. «Gli studenti – continua Curti – hanno ragionato tutt’insieme contemporaneamente su un tema che è “Soggetti smarriti”, uno smarrimento che è uno smarrimento della contemporaneità, ma rispetto al quale ci si augura di ritrovarci, poi comunque tutti». La lectio al teatro La Rondinella è stata tenuta da Paola Mattioli, vincitrice del riconoscimento alla carriera. Ha scattato l’ultimo ritratto di Ungaretti, ha collaborato con Ugo Mulas, ha lavorato anche nella moda, oggi racconta le possibilità filosofiche e politiche del linguaggio fotografico. Dalle foto alle scritte sui muri negli anni del movimento studentesco ai ritratti «anche questi politici – ci spiega – è fotografia politica perché è relazionale, perché io credo che il ritratto sia il risultato dell’incontro tra le due persone, di quello che passa tra le due persone, e non che la fotografia rubi l’anima o faccia cadere la maschera, ma che sia semplicemente il risultato dell’incontro. Quindi il ritratto è un lavoro relazionale»
Maurizio Galimberti dona alcune Polaroid alla presidente dell’associazione effetto Ghergo Claudia Scipioni
Premio al giovane talento a Ilaria Sagaria, campana trasferitasi a Milano con in carnet già numerosi riconoscimenti: «Per me sicuramente una grande soddisfazione trovarmi qui e aver vinto questo premio importantissimo. Sono qui con un lavoro che parla dell’adolescenza. Da qualche anno insegno all’interno degli istituti superiori, licei artistici, quindi mi sono, come dire, innamorata di questa dimensione adolescenziale. Ho cercato di raccontarla da un punto di vista psicologico parlando non solo del cambiamento esteriore ma anche interiore». Presente anche il già premiato Maurizio Galimberti, che ha presentato il suo libro “La Promessa. Marcinelle”, un lavoro di riutilizzo di vecchie immagini, con la tecnica del mosaico che lo caratterizza, dedicato alla tragedia dei minatori italiani in Belgio nel 1956. Grande soddisfazione anche per la sindaca Angela Barbieri: «Quasi la realizzazione di un sogno, perché quando mi sono insediata, il Festival era un po’ giù di tono e quindi era una scommessa. Ci siamo riusciti, effettivamente dal premio siamo passati al Festival e sono veramente tanti i fotografi che passano per Montefano. Ognuno di loro lascia un lavoro, quindi il museo si arricchisce. Speriamo che tutto possa continuare perché è molto impegnativo sia nel lavoro, ma anche nell’aspetto economico, ma l’obiettivo è continuare a connotare Montefano con la fotografia, avendo dati i natali ad Arturo Ghergo»
Le mostre resteranno aperte a Montefano fino al 3 dicembre, al Museo Ghergo Paola Mattioli con “L’infinito nel volto dell’altro” e Ilaria Sagaria con “Crisalidi”. Nella ex scuola elementare la collettiva delle accademie “Soggetti Smarriti”.
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