Giuseppe Cerolini
di Gianluca Ginella
L’imprenditore Giuseppe Cerolini prima della condanna a tre anni lancia accuse all’ex procuratore di Macerata, Giovanni Giorgio, e a un avvocato di Bari. Cerolini ieri ha fatto spontanee dichiarazioni al processo che si stava svolgendo al tribunale di Macerata e che prendeva in esame presunte frodi fiscali per decine di milioni di euro che sarebbero state orchestrate da una presunta associazione per delinquere (reato su cui è arrivata l’assoluzione per tutte le 9 persone, tra cui lo stesso Cerolini, a cui veniva contestato).
Ieri prima della sentenza l’imprenditore ha parlato per circa un’ora davanti ai giudici del collegio del tribunale di Macerata e ha anche depositato una memoria. Ad un certo punto ha detto di essere stato chiamato da un noto avvocato di Bari che aveva delle importanti comunicazioni da fargli. Ha detto di esserci andato e che il legale gli avrebbe detto che se voleva aggiustare il processo a Macerata doveva dargli 150mila euro e che parte erano per il procuratore (all’epoca Giovanni Giorgio).
Il procuratore Giovanni Fabrizio Narbone
«Le modalità con cui questa cosa è venuta fuori dà adito a qualche perplessità – dice l’attuale procuratore, Giovani Fabrizio Narbone -. Anche perché queste accuse vengono fatte a distanza di diversi anni (l’indagine era partita nel 2014, ndr). L’ufficio ha fatto tutto quello che doveva fare, ha chiesto misure cautelari, fatto sequestri (tutto sempre vidimato dal procuratore Giorgio), ha sostenuto l’accusa in tutte le fasi, e ieri ha chiesto la condanna a 7 anni per Cerolini, contestandogli fino all’ultimo anche l’associazione per delinquere, che poi i giudici hanno ritenuto non vi fosse. L’impianto accusatorio ha retto, le confische fatte all’epoca sono tutte state confermate. Non ha avuto nessun trattamento di favore, questo è ineccepibile. L’operato della procura è stato lineare dall’inizio alla fine. Quello che ha detto e quello che ha scritto dovranno essere valutati da chi dovrà farlo, in questo caso non siamo noi competenti (per vicende che riguardano magistrati di Macerata competente è il tribunale de L’Aquila, ndr)».
Cerolini ha anche accusato il curatore fallimentare che dice avrebbe depauperato il suo impero rendendolo di valore irrisorio. Se l’è presa anche con tre finanziari dicendo che erano stati denunciati. Per tutti e tre c’era stata l’archiviazione, come ha poi sottolineato il pm Enrico Riccioni nella sua requisitoria. Il magistrato ha coordinato le indagini della Guardia di finanza da quando era partite nel 2014. Nel 2016 le misure cautelari per Cerolini e un altro degli imputati, Giovanni Aldo Mellino, che erano stati arrestati (in seguito erano entrambi tornati liberi).
L’ex procuratore Giovanni Giorgio
LA SENTENZA – Sedici gli imputati, a vario titolo, per una vicenda legata ad una presunta associazione per delinquere che avrebbe orchestrato l’evasione di decine di milioni di euro di imposte. Quindici persone sono state assolte, condannato, solo per una parte dei reati contestati, quello che era stato indicato dall’accusa come il leader del presunto sodalizio, l’imprenditore Giuseppe Cerolini ex patron della Civitanovese.
I fatti contestati sarebbero avvenuti prevalentemente tra il 2013 e il 2017 (ma alcune contestazioni vanno indietro fino al 2009), e portati a galla da una indagine svolta dalla Guardia di finanza. Secondo l’accusa l’associazione aveva lo scopo di commettere frodi fiscali attraverso società amministrate tra cui la Effemme srl, la Raf 28 srl, tramite fatture inesistenti emesse a favore delle medesime società e di altre del gruppo. Cerolini, per l’accusa, era al vertice: promotore e coordinatore del gruppo, ritenuto amministratore pro tempore e comunque amministratore di fatto delle principali società coinvolte (Effemme srl, Raf 28 srl, Mangusta srl). Ieri il Tribunale di Macerata lo ha condannato a tre anni e lo ha assolto per diversi capi di imputazione, tra cui l’associazione per delinquere. Accusa che veniva contestata anche ad altri otto imputati, tutti assolti ieri dal tribunale di Macerata. Si tratta di Antonio Cardinali, 72 anni, civitanovese, Maria Giuseppina Marinozzi, 60 anni, di Morrovalle, Fausto Malvestiti, 69, di Montegranaro, Vincenzo Fustilla, 57, di Porto Sant’Elpidio, Giovanni Aldo Mellino, 73, crotonese, residente a Civitanova, Matteo Stuppiello, 39, di Porto Sant’Elpidio, Marco Ciotti, 49, di Montecosaro, Serena Falcone, 39, di Montecosaro.
Il pm Enrico Riccioni
Assolte anche le altre sette persone che erano sotto accusa, a vario titolo: Roberto Federini, 42, e Luigi Federini, 54, entrambi di Fermo, Giuseppe Dariozzi, 67, e Paolo Dariozzi, 33, di Monte San Giusto, Iuri Agostinis Tesan, 50, di Roma, Mohammed Said Boucenna, 49 anni, residente a Crotone e Giuseppe Santoro, 62, di Crotone.
L’unica condanna riguarda proprio Cerolini. I giudici lo hanno riconosciuto colpevole, in qualità di legale rappresentante dal 17 ottobre 2011 al 21 ottobre 2015 della Effemme srl e successivamente e precedentemente come amministratore di fatto di questa azienda, di evasione delle imposte, per aver indicato elementi passivi fittizi per un imponibile di 11,5 milioni e 2,4 milioni di Iva nel 2012, per 20 milioni e 4 milioni di Iva nel 2013, per 23 milioni e 5 milioni di Iva nel 2014 (prosciolto per l’anno 2011). Condannato, limitatamente alle contestazioni degli anni 2013, 2014 e 2015 anche per emissione di fatture per operazioni inesistenti allo scopo di consentire l’evasione dell’Iva a terzi (nel 2013 si parla di imponibili di 15,8 milioni e 1,7 milioni di Iva, per il 2014 di 21 milioni e 2,3 milioni di Iva, per il 2014 di 3,5 milioni e di 790mila euro di Iva). E’ stato condannato, limitatamente agli anni 2012, 2013 e 2014 per avere indicato elementi passivi fittizi nelle dichiarazioni fiscali per la ditta Sole srl con sede a Monte San Giusto e poi a Civitanova, di cui era stato legale rappresentante dal 9 aprile 2014 al 27 dicembre 2015. Era inoltre accusato, sempre in qualità di legale rappresentante della Sole sr, di aver consentito l’evasione delle imposte e dell’Iva a terzi, tramite l’emissione di fatture inesistenti (è stato condannato limitatamente agli anni 2013 e 2014). Infine è stato condannato, in qualità di legale rappresentate della Fv Service srl con sede a Civitanova, dall’1 marzo 2013 al 20 giugno 2014, per aver emesso fatture per operazioni inesistenti al fine di consentire a terzi l’evasione delle imposte e dell’Iva. In questo caso si parla di 22 milioni di imponibile e 4 milioni di Iva nel 2013, di 10,7 milioni di imponibile e di 2,3 milioni di Iva nel 2014. Le fatture sarebbero state emesse verso la Effemme srl e la Raf 28 srl.
Gli imputati sono assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Elisa Ciciriello, Andrea Natalini (legale di Cerolini), Michele Pagano, Pierluigi Benfatto, Alessandro Brandoni.
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