«La lettura della sentenza Dell’Utri
ha scatenato il caso Benedetti-Berlusconi»

MACERATA - Il gruppo del Movimento 5 Stelle sottolinea il suo ruolo nella bufera politica che si è abbattuta sulla consigliera di FdI e risponde a Forza Italia: «Dedicargli una via significherebbe minare la fiducia nella giustizia e nelle istituzioni locali»

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L'intervento in Consiglio di Roberto Cherubini

 

«E’ stato l’intervento di Roberto Cherubini che ha prodotto la scomposta reazione della consigliera di Fdi Lorella Benedetti, è stata la lettura della sentenza Dell’Utri che ogni cittadino dovrebbe leggere per comprendere chi negli anni del terrore mafioso stava dalla parte dello Stato e chi no». Il gruppo consiliare M5s di Macerata sottolinea il suo ruolo nella bufera politica che si è abbattuta sulla consigliera per l’intervento fatto a difesa di Berlusconi e dei sui rapporti con la mafia, durante la seduta dell’assise che ha deciso l’intitolazione di una via all’ex presidente del Consiglio e imprenditore.

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I consiglieri dei 5Stelle Roberto Cherubini e Roberto Spedaletti

«Le dichiarazioni dei vari partiti di maggioranza – scrive il gruppo – ed in particolare di Forza Italia risultano vaghe ed avvalorano le tesi da noi esposte in Consiglio comunale. Va ricordato che Cherubini ha esposto con chiarezza in aula le ragioni per cui è assolutamente inopportuno dedicare vie o piazze a Silvio Berlusconi rimarcando il rispetto che si deve al dolore di tutti coloro che lo hanno amato. In primo luogo è importante ricordare che la scelta di dedicare una via a una figura pubblica rappresenta un riconoscimento ufficiale e un onore conferito a quella persona, creando un legame tra il suo nome e i valori e l’identità della nostra città. Dobbiamo dunque considerare attentamente se la persona in questione incarna tali valori e se la sua storia sia congruente con il messaggio che vogliamo trasmettere alle generazioni future.
Silvio Berlusconi, indipendentemente dalle sue qualità come imprenditore o politico, ha subito una condanna in via definitiva. Questo significa che, secondo la legge, è stato riconosciuto colpevole di aver commesso un reato grave. Dedicare una via a una persona con un passato di condanne contrasta con l’idea di promuovere una società giusta, basata sul rispetto delle norme e sulla responsabilità individuale».

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L’intervento in Consiglio di Lorella Benedetti (FdI)

Il gruppo grillino invita anche a considerare la coerenza dei principi che guidano la comunità. «Le azioni di Silvio Berlusconi, lungo la sua carriera politica e imprenditoriale, sono state oggetto di numerose controversie e critiche. Il suo coinvolgimento in scandali finanziari, sessuali e processi giudiziari non rappresenta un esempio positivo per i cittadini, specialmente per i giovani che si formano e cercano modelli da seguire. La dedica di una via a Berlusconi rischierebbe di creare divisioni e polemiche all’interno della nostra città. Molti cittadini potrebbero sentire che tale decisione non rispecchia i loro valori e potrebbe minare la fiducia nella giustizia e nelle istituzioni locali. Inoltre, ciò potrebbe rappresentare un’immagine negativa per la nostra città, sia a livello nazionale che internazionale».

Il Movimento 5 stelle conclude sottolineando che la parte fondamentale dell’intervento di Roberto Cherubini è stata la lettura della sentenza Dell’Utri «che ogni cittadino dovrebbe leggere per comprendere chi negli anni del terrore mafioso stava dalla parte dello Stato e chi no».Per questo ne ripropongono anche in questa nota alcuni passaggi fondamentali.

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L’intervento di Roberto Cherubini (M5S)

«Grazie all’opera di intermediazione svolta da Dell’Utri veniva raggiunto un accordo che prevedeva la corresponsione da parte di Silvio Berlusconi di rilevanti somme di denaro in cambio della protezione a lui accordata da Cosa Nostra palermitana. Tale accordo era fonte di reciproco vantaggio per le parti che a esso avevano aderito grazie all’impegno profuso da Dell’Utri: per Silvio Berlusconi esso consisteva nella protezione complessiva sia sul versante personale che su quello economico; per la consorteria mafiosa si traduceva invece nel conseguimento di rilevanti profitti di natura patrimoniale. Tale patto non era stato preceduto da azioni intimidatorie di Cosa Nostra palermitana in danno di Silvio Berlusconi e costituiva piuttosto l’espressione di una certa espressa propensione a monetizzare per quanto possibile il rischio cui era esposto”.
“Il sopravvento di Riina e dei corleonesi– prosegue la Cassazione – non aveva mutato gli equilibri che avevano garantito l’accordo nel 1974 tra Berlusconi e Cosa Nostra grazie all’intermediazione di Dell’Utri, che aveva assicurato da un lato la generale protezione dell’imprenditore, e dall’altro profitti e guadagni illeciti utili al rafforzamento dell’organizzazione mafiosa, che per circa un ventennio aveva mantenuto contatti con il facoltoso imprenditore.
cherunbini_spedaletti_cicareL’avvento dei corleonesi di Totò Riina non aveva inciso sulla causa illecita del patto. Berlusconi aveva infatti costantemente manifestato la sua personale propensione a non ricorrere a forme istituzionali di tutela, ma avvalendosi piuttosto dell’opera di mediazione con Cosa Nostra svolta da Dell’Utri. A sua volta Dell’Utri aveva provveduto con continuità a effettuare per conto di Berlusconi il versamento delle somme concordate a Cosa Nostra e non aveva in alcun modo contestato le nuove richieste avanzate da Totò Riina”.

Il gruppo conclude dicendo che «forse era davvero meglio evitare commenti da parte di alcuni esponenti di Forza Italia in quanto la stessa Benedetti ha di fatto avvalorato le parole della Cassazione, addirittura giustificando l’atteggiamento di Berlusconi e Dell’Utri».

 

 

 

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