Rino Germanà durante l’incontro a Macerata
«Così Matteo Messina Denaro tentò di uccidermi, mi salvai gettandomi in acqua», è il racconto del poliziotto Rino Germanà fatto alla parrocchia Santa Madre di Dio di Macerata, lo scorso venerdì. Germanà, questore oggi in pensione, ha partecipato all’evento “Poliziotti in prima linea”, organizzato dalla sezione di Macerata dell’Associazione nazionale della Polizia di Stato, e dall’oratorio. Ad ascoltare le testimonianze di Germanà e della dirigente Cinzia Nicolini, c’erano il prefetto Flavio Ferdani, il questore Vincenzo Trombadore, il comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Nicola Candido, il colonnello Ferdinando Falco, comandante provinciale della Guardia di finanza, l’assessore alla Sicurezza Paolo Renna, la consigliera Antonella Fornaro, la presidente del Coracom Cinzia Grucci.
Cinzia Nicolini e Rino Germanà
Germanà ha raccontato tanti episodi di mafia vissuti in Sicilia e, incalzato dal presidente della sezione, Giorgio Iacobone, ha raccontato le fasi dell’attentato nei suoi confronti. Prima c’erano stati dei sogni premonitori, poi strane coincidenze la mattina dell’attentato, quando per puro caso stava rincasando con la Panda e non con il motorino. Poi l’affiancamento dell’auto del gruppo di fuoco composto da Messina Denaro, Bagarella e Gaviano, lo sparo con fucile a pallettoni da distanza tanto ravvicinata che la rosa dei pallini non si apre del tutto. Vetri in frantumi, ferita alla testa, Germanà blocca l’auto, risponde al fuoco e fugge verso la spiaggia. I killer ritornano e Bagarella con il kalashnikov poggiato sul tetto dell’auto spara una trentina di volte con colpi singoli: Germanà è ad una trentina di metri e li schiva. Forse pensando di averlo colpito i criminali si allontanano, ma ritornano una terza volta e stavolta mitragliano all’impazzata, Germanà è in acqua, è salvo. Emozionante l’intervento della moglie di Germanà, Silvana, che pure lei passa sul lungomare di Mazara del Vallo e si accorge dell’auto del marito, crivellata di colpi. Poi l’abbraccio con il marito sanguinante, è andata bene anche se quell’attentato modifica radicalmente la loro vita futura.
Coinvolgente la narrazione di Cinzia Nicolini, che ha dapprima accennato all’ingresso delle donne in Polizia e poi ha attratto i presenti con le vicende che l’hanno vista protagonista nell’attività undercover. In particolare si è soffermata su di un’indagine svolta in Ungheria, che l’ha portata ad avere contatti con mafiosi russi, che con naturalezza raccontavano di omicidi eseguiti e di corpi buttati a pezzi nei fiumi. La dirigente ha anche parlato di persone che si sono ravvedute e sono diventate integerrimi cittadini. Ha menzionato tanti suoi collaboratori presenti in sala, da chi l’ha accompagnata a Budapest, a chi ha captato un frammento di discorso di un’intercettazione ambientale consentendo l’individuazione degli autori della strage di Sambucheto, ad altri due ispettori che hanno agito sotto copertura, facendo vivere al pubblico presente scene che si pensa avvengano solo nei film.
Infine la presidente del Corecom, Cinzia Grucci, già dirigente del Compartimento della Polizia Postale delle Marche ha illustrato le operazioni sotto copertura che quasi quotidianamente fa la Polizia Postale. Ha aggiunto che l’autorità di cui è presidente, tra i suoi compiti, ha anche quello di giudicare in merito alle controversie tra i gestori della telefonia e gli utenti, invitando il pubblico a rivolgersi al Corecom qualora ritenessero illecito il comportamento del proprio gestore.
Cinzia Grucci e Giorgio Iacobone
Il questore Vincenzo Trombadore
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