Un controllo incessante della vita della moglie, con appostamenti, pedinamenti, microfoni e telecamere piazzate in casa e false e ripetute accuse di tradimento e poi insulti, umiliazioni: rinviato a giudizio un 56enne di Macerata che vive a Pollenza. E proprio tra Pollenza e Macerata sarebbero avvenuti i fatti contestati dall’accusa, sostenuta dal pm Vincenzo Carusi. Oggi si è svolta l’udienza preliminare davanti al giudice Domenico Potetti.
Secondo l’accusa ci sarebbero state minacce, come «non mi fate andare il sangue alla testa», «sono in modalità stand-by, non mi fate andare in modalità guerra», e dopo una discussione con una figlia, all’epoca minorenne, avrebbe dato un pugno alla cappa di un camino a poca distanza dalla ragazza. Avrebbe accusato la moglie di infedeltà diffamandola con la sua legale, amica della donna, dicendo cose come «mignotta patologica».
Inoltre, continua l’accusa, l’uomo avrebbe installato all’interno dell’abitazione in cui viceva con la moglie, a Pollenza, microfoni e telecamere allo scopo di spiare ogni comportamento della donna. Nell’aprile 2022, all’insaputa della moglie e per ritorsione rispetto alla decisione di lei di allontanarsi temporaneamente, perché esasperata, dall’abitazione coniugale, avrebbe ritirato la delega di firma concessa alla donna su di un conto corrente a lui intestato. Ancora, prosegue l’accusa, le avrebbe inviato plurimi messaggi minacciosi: «se non parli con me va a finire molto male», «mi sa che ti conviene tornare a casa», «Ti conviene che vieni a parlare con me. Perché qui la situazione si sta mettendo tanto male. Io non scherzo più», «Vieni a parlare con me. Qui andiamo a finire tutti sul giornale e dentro il tribunale».
L’avvocato Alessio Matarazzi
Il 22 giugno 2022, dopo essersi accorto che la donna era riuscita, rientrando nella casa coniugale, a creare copia degli archivi informatici riproducenti le registrazioni da lui effettuate clandestinamente all’interno dell’abitazione, avrebbe contattato la psicologa della donna e il datore di lavoro della consorte e di lei avrebbe detto che era una ladra e una donna di facili costumi. Nel luglio del 2022 si sarebbe presentato al Centro funerario di Macerata dove si trovava la salma della madre di un’amica della moglie e alla presenza di altre persone, parenti della defunta, avrebbe detto della moglie: «ladra», «ladrona», l’avrebbe umiliata insinuando che frequentasse «un sacco di uomini», definendola «la rovina della famiglia». E ancora, l’uomo si sarebbe appostato più volte tra luglio e agosto 2022 nei pressi dell’abitazione della moglie, a Macerata, per controllarne i movimenti. Inoltre l’avrebbe pedinata, sia fisicamente che con apparecchiature telematiche.
L’imputato è difeso dall’avvocato Enea Olimpi. Parte civile si è costituita la donna, assistita dagli avvocati Alessio Matarazzi e Nicoletta Corneli.
(Gian. Gin.)
*Il nome dell’imputato non viene indicato a tutela della vittima
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