Il mastro Paolo Attili e sua figlia Arianna
Il Torrone di Camerino è stato protagonista dell’ultima conviviale del Rotary del presidente Nazzareno Micucci. Dal lontano 1793, infatti, rappresenta un’eccellenza gastronomica della città ducale, capace ormai di rappresentare l’identità di un territorio oltre i confini camerti. A parlarne sono stati Paolo e Arianna Attili, proprietari del noto marchio del “Torrone Francucci”, il professor Gianni Sagratini, responsabile del Corso di Laurea di Unicam in Scienze Gastronomiche e il professore di Filosofia, in pensione, Ivo Picchiarelli.
Un excursus interessante tra le ricette dei dolci presenti nel “De agri cultura” di Catone, l’opera più antica della prosa latina e manifesto dell’anima rurale della romanità del II secolo a.C., è stato presentato dal Prof. Ivo Picchiarelli che ha trattato il tema della sacralità del dolce prendendo spunto proprio dai capitoli dell’opera dedicati alle ricette, con tanto di dosi, per la confezione di minestre di cereali, pani semplici e speciali, torte e frittelle dolci e non.
«Nel De agri cultura di Marco Porcio Catone, detto il Censore, – sottolinea il professor Picchiarelli- la conoscenza delle focacce descritte si rivela parte importante delle competenze del futuro pater familias, come vir colendi peritus, cioè competente nel colere, nel curare. La cura dei campi e della fattoria, cioè l’agri cultura, che le indicazioni operative e i consigli di Catone vanno a descrivere, abbisognava di una cura particolare rappresentata dal cultus della divinità, senza il quale la cultura dell’ager non era né immaginabile, né fattibile. Quindi, l’essere competente nel colere si realizzava nell’atto primario del cultus deorum e, infatti, era cura precipua del pater familias, e opera della sua pietas, compiere i riti che la religione domestica gli imponeva di officiare come rex sacrificus».
Il professor Gianni Sagratini di Unicam
Il professor Gianni Sagratini di Unicam ha ricordato come due anni fa è stato avviato il progetto di un disciplinare in cui è scritta tutta la storia documentata del torrone di Camerino, con tanto di marchio De.C.O., una certificazione del settore agroalimentare che ha lo scopo di promuovere e valorizzare i prodotti di un particolare territorio comunale. «Il progetto è nato dalla sinergia tra l’Università di Camerino, il Comune, l’Accademia della Cucina e l’Archivio di Stato e grazie alle ricerche svolte sappiamo, ad esempio, che l’origine del nome torrone deriva probabilmente dallo spagnolo “torrar” che vuol dire tostare,- spiega il docente Unicam- che la prima volta che compare questo tipo di prodotto in Italia è in un documento del 1543 nell’Archivio di Stato del Comune di Cremona, mentre il secondo documento in cui il torrone è menzionato appartiene all’Archivio di Stato di Camerino e risale al 1793 quando un tal Luigi Putti commissionava al suo economo l’acquisto di due torroni per 44 denari, in occasione delle festività natalizie».
Il professor Ivo Picchiarelli
E’ dal 1860 che a Camerino inizia la tradizione gastronomica del torrone grazie alle case dolciarie delle famiglie Bettacchi e Francucci che estenderanno la fama della bontà del dolce camerte oltre i confini nazionali: il Bettacchi sarà premiato all’Esposizione di Parigi, mentre il Francucci a quella di Barcellona.
Tra le curiosità è da ricordare come la casa Bettachi inventò l”Olimpico”, un torrone ricoperto di cioccolato, in occasione della XVII Olimpiade svoltasi a Roma nell’agosto-settembre 1960, e che per tanti anni la madre del torrone “dolce biondo” fornì cento quintali di torroni per i pacchi natalizi all’Eni di Enrico Mattei.
Presente alla serata il maestro Paolo Attili, accompagnato dalla figlia Arianna, che ben 40 anni fa rilevò la ditta Francucci e che grazie alla prelibatezza del suo torrone ha contribuito alla notorietà della città di Camerino per le sue specialità gastronomiche, oltre le mura ducali.
Il titolare della casa Francucci
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati