Chiude “Il diavolo del brodetto”,
ristorante amato da Beniamino Gigli
Era aperto da un secolo

PORTO RECANATI - E' il locale simbolo dello storico piatto povero da cui prende il nome. Il 31 dicembre servirà l'ultima cena. La titolare, Piera Giri, che lo gestisce insieme al fratello: «L'attività l'ha avviata il nostro bisnonno. Ora siamo stanchi ed è arrivato il momento di chiudere, il nostro è un lavoro di soddisfazione ma anche di enormi sacrifici. Il segreto? Solo il pesce fresco»

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Piera e Giuseppe Giri oggi

di Laura Boccanera

Era il ristorante preferito di Beniamino Gigli, dove il tenore si rifocillava dopo aver cantato in quell’arena che oggi a Porto Recanati porta il suo nome. E poi anche le gemelle Kessler passarono di lì per provare il famoso “brodetto”. In 100 anni di attività “Il diavolo del brodetto” di persone ne ha incontrate e sfamate tante, vip e gente comune.

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Piera Giri con il padre Biagio

E questa storia centenaria iniziata dal bisnonno dell’attuale gestione, Biagio Giri, sta per concludersi. Chiude definitivamente dopo 100 anni di attività e 4 generazioni “Il diavolo del brodetto”, il ristorante tipico di Porto Recanati da sempre in via Gardini. In questo secolo di vita tante cose sono cambiate, è comparsa la veranda, i menù sono stati modificati in base ai gusti e alle mode, lasciando saldo e intoccabile però il celebre brodetto di pesce, piatto povero di una volta, oggi leccornia  ricercata e apprezzata per il gusto autentico del pesce preparato al suo interno.

Il 31 dicembre Piera e Giuseppe Giri, quarta generazione di ristoratori smetteranno i panni da chef e locandiera. Un cambio di vita dovuto alla stanchezza dell’età che però scrive la parola fine su un’epoca e una pietra miliare della ristorazione lungo la riviera romagnola. Per tutti infatti il Diavolo del brodetto è un locale pilastro della cucina marinara. Intere famiglie lo hanno scelto per i momenti importanti come battesimi, comunioni, per tutti era sinonimo di buona tavola e famiglia: «ci dicevano sempre che sembrava di essere a casa – racconta Piera Giri, la titolare del ristorante che ha gestito assieme al fratello Giuseppe – intere famiglie sono passate di qua, però ci siamo invecchiati, siamo stanchi ed è arrivato il momento di chiudere, è un lavoro il nostro di soddisfazione, ma anche di enormi sacrifici e tempo sottratto alla famiglia e agli affetti».

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Una delle prime foto del Diavolo del Brodetto

Un’attività così longeva che la memoria si perde tracciando all’indietro la linea del tempo: «L’ha avviata il nostro bisnonno Biagio all’inizio del ‘900 ma di preciso non sappiamo quando. Le prime testimonianze che abbiamo dai documenti è del 1930, ma il ristorante era già avviato. Una volta solo i conti e i marchesi da Recanati, i nobili andavano a pranzo fuori, non era come adesso. Poi l’attività è passata a mio nonno Amato e a mio padre Biagio. Io ero piccolina ed ero già qui con mio fratello con cui abbiamo portato avanti questo impegno. Il tenore Beniamino Gigli era amico di famiglia e d’estate dopo aver cantato mangiava nello chalet che allestivamo nei mesi estivi sulla spiaggia».

Un ristorante che è sopravvissuto alle mode ed è stato testimone del cambio di gusto e abitudini degli italiani, dal turismo alle scelte alimentari: «Una volta ad esempio nessuno ordinava l’insalata di mare – continua Piera Giri – abbiamo modificato il menù negli anni, ma il brodetto è rimasto sempre lo stesso». E pur di sembrare spudorati lo chiediamo: qual è il segreto per un brodetto da leccarsi i baffi? «L’unico segreto è il pesce fresco – dice – basta pensare che 20 anni fa quando venne istituito il fermo pesca biologico tenevamo il ristorante chiuso perché mancava la materia prima e non era possibile garantire la qualità del prodotto». Ora nel futuro della locandiera un po’ di tempo libero e lo spazio per coltivare le passioni, in primis pittura e canto.

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