Le accuse del pediatra a Pecora:
«Dalle 10 nessuna firma sulle cartelle
ma risultava al lavoro fino alle 20»

MONTELUPONE - Il sindaco Rolando Pecora è imputato al tribunale di Macerata per truffa. La vicenda è legata al suo ruolo di primario facente funzioni a Civitanova. Ieri è stato sentito il medico che aveva fatto denuncia alla Finanza: «C'erano anche altre persone ma non avevo le prove». Il difensore: «La prossima udienza il mio assistito si sottoporrà all'esame e spiegherà tutto. Non aveva vincoli orari, questa è la questione. Usciva per andare in Comune, lasciava detto di chiamarlo per urgenze e se c'erano rientrava, questo è avvenuto più volte»

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Rolando Pecora, sindaco di Montelupone

 

di Gianluca Ginella

Una lunga testimonianza da parte del pediatra che denunciò un presunto caso di assenteismo dal lavoro all’ospedale di Civitanova. Lui è Enrico De Conciliis, che in seguito ha poi deciso di lasciare il suo impiego in ospedale.

Sotto accusa è finito Rolando Pecora, sindaco di Montelupone, e all’epoca dei fatti primario facente funzioni nel reparto di Pediatria di Civitanova (ora è in pensione). De Conciliis ieri in udienza, davanti al giudice Francesca Preziosi del tribunale di Macerata, ha detto che «c’era un sistema, nelle buste paga c’erano persone che venivano indicate al lavoro in giorni in cui non erano presenti». «I colleghi mi dicevano “lascia perdere che ti mette i bastoni tra le ruote (il riferimento è a Pecora, ndr), tu non sai con chi hai a che fare” – ha detto ancora nel corso della testimonianza -. Quello che mi preoccupava era che un giorno arrivasse una emergenza in cui mi sarei trovato, per l’assenza del personale, a dover scegliere di chi prendermi cura tra un bambino ricoverato, un codice rosso in pronto soccorso, un parto. Pensando di fare la cosa giusta parlai con il cappellano dell’ospedale e lui mi diede un consiglio: dire ai colleghi che avevo saputo c’era la Finanza che faceva un controllo in un reparto. Ma questo non portò risultati e alla fine andai dalla Finanza».

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Il pm Francesca D’Arienzo

«Non capisco – ha detto De Conciliis in un altro passaggio della testimonianza – come uno possa lavorare dalle 8 alle 20 e dalle 10 in poi non c’è nessuna firma su nessuna cartella. Pecora non era da solo a fare tutto questo ma posso parlare solo di quello che ho visto. Altre persone erano a conoscenza, ho cercato di farlo capire, ma si era creata una organizzazione talmente precisa che io ero quello che andava contro».

E ancora «Per qualche collega c’era l’abitudine di non venire proprio a lavorare. Ricordo un giorno che eravamo io e una dottoressa. Le dissi di mettere la firma su un foglio che eravamo solo io e lei quel giorno al lavoro. Le dissi: “ti spiego tra due mesi”, perché i cedolini venivano dati a distanza di due mesi. Dopo due mesi andammo a controllare le presenze sui cedolini e trovammo che erano segnati altri medici che quel giorno erano al lavoro». Nel corso dell’udienza gli è stato chiesto se sapesse dove si sarebbe trovato Pecora invece che stare al lavoro «questa è una cosa di cui non mi sono interessato».

Pecora, difeso dall’avvocato Paolo Rossi, è accusato di truffa perché, in qualità di primario facente funzioni del reparto di Pediatria dell’ospedale di Civitanova, avrebbe attestato con il dispositivo marcatempo, la sua presenza nella sede del reparto di Recanati o nel reparto di Civitanova, mentre in realtà era altrove – dice l’accusa, sostenuta dal pm Francesca D’Arienzo -, per ragioni non di ufficio. I fatti contestati sarebbero avvenuti tra il 5 ottobre 2015 e il 27 dicembre 2016 e per l’accusa avrebbe ottenuto un ingiusto profitto di 30mila euro lordi con conseguente danno dell’Asur.

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L’avvocato Paolo Rossi

Il legale di Pecora, in seguito alla testimonianza di ieri commenta: «Intanto De Conciliis ha negato una cosa che aveva dichiarato in sede di indagini preliminari – dice l’avvocato Paolo Rossi -, come non sapesse che il dottor Pecora quando si assentava andava in comune a Montelupone dove fa il sindaco e questo tutti lo sapevano. Ovviamente lo faceva dichiarandosi disponile per una urgenza a rientrare. De Conciliis ha raccontato la sua storia. La prossima udienza, a maggio Pecora si sottoporrà all’esame e chiariremo tutti i punti di questa storia. La questione di fondo è questa: sosteniamo che il dottor Pecora non aveva un obbligo orario. Il badge doveva solo attestare la giornata in cui era presente in reparto. Non aveva, secondo una prassi consolidata, nessuna necessità di smarcare e marcare il badge in orari intermedi. Lui doveva garanti gli obiettivi che gli erano richiesti dall’Asur e li ha sempre raggiunti. Il reparto ha funzionato in maniera sempre perfetta. Quello di De Conciliis è un racconto che contesteremo a tutto tondo». L’avvocato Rossi aggiunge: «Dimostreremo che Pecora quando andava in Comune, in reparto diceva di chiamarlo se c’erano emergenze e sarebbe rientrato. Cosa che più volte ha fatto».



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