di Gianluca Ginella
Rinviato a giudizio per bancarotta l’imprenditore Enrico Calamante, la vicenda è legata al fallimento di tre aziende: le srl Calamante, Sielpa e Valpotenza. A giudizio anche la legale rappresentante di quest’ultima azienda. L’udienza si è svolta oggi davanti al gup Domenico Potetti del Tribunale di Macerata.
Per quanto riguarda la società Calamante srl, fallita il 25 giugno del 2014, Enrico Calamante, 53 anni, di Appignano, è accusato, in qualità di procuratore generale e amministratore di fatto, di aver distratto somme e dissipato l’attivo fallimentare. Lo avrebbe fatto, sostiene l’accusa (pm Enrico Riccioni), in molti modi.
L’avvocato Paolo Carnevali
Dal 2003 al 2013 avrebbe concesso finanziamenti infruttiferi a società collegate, senza contropartita compensativa, in particolare alla società Aneto srl, per circa 1 milione e 590mila euro, e alla società Set srl per circa 84mila euro. L’accusa parla poi di un preliminare di compravendita di un terreno, nel 2011, di proprietà della ditta Valpotenza srl, riconducibile alla Calamante, di cui legale rappresentante era Orietta Cappelletti, 66 anni, treiese (anche lei rinviata a giudizio oggi dal gup) e del versamento di acconti e caparre per un prezzo di acquisto di 357mila euro. Ancora, si parla di prelievi dai conti della ditta per 90mila euro a scopi non legati a fini aziendali
Per quanto riguarda la Sielpa srl, fallita il 22 gennaio 2014, Enrico Calamante avrebbe distratto beni strumentali e risorse. L’accusa dice che avrebbe effettuato prelievi personali e non giustificabili tra il 2011 e il 2014, di 348mila euro circa. Cui vanno aggiunti un bonifico di 58mila euro, operazione fittiziamente giustificata, dice l’accusa, quale corrispettivo a fronte di contratto di consulenza professionale, e assegni circolari emessi sotto la causale “pagamenti diversi” per 17mila euro, che l’accusa dice erano privi di documentazione contabile di supporto. Inoltre, continua l’accusa, avrebbe dissimulato operazioni commerciali per la realizzazione di lavori ad opera della Sielpa in favore dello stesso Calamante e della sua famiglia, per emettere fatture, di fatto mai incassate, sottraendo all’attivo fallimentare 1,9 milioni di euro. Ancora, dice l’accusa, avrebbe dissipato circa 1,2 milioni di euro della ditta fallita destinandoli al pagamento di canoni di locazione finanziaria, sottoscritta dalla società Alen srl, riconducibile alla fallita in quanto il Calamante vi ricopriva la veste di socio e amministratore di fatto, e riferiti ad una imbarcazione di lusso (yatch), senza alcuna contropartita compensativa per la ditta fallita.
L’avvocato Paolo Giustozzi
Capitolo Valpotenza srl: in questo caso sono accusati di bancarotta sia Enrico Calamante che Orietta Cappelletti: lui come amministratore di fatto e lei come legale rappresentante della ditta, dall’11 settembre 1999 fino al fallimento (avvenuto nel 2015). Secondo l’accusa avrebbero distratto l’attivo fallimentare rilasciando garanzie fideiussorie per 2 milioni e 379mila euro in favore di società collegate e in particolare alla Sielpa srl, che sono ritenute eccessive rispetto alla capacità patrimoniale della Valpotenza e prive di una ragionevole funzione economica, secondo l’accusa. Si parla di operazioni di finanziamento infruttifero per 1 milione e 630mila euro circa, in favore di due ditte partecipate dalla Valpotenza, senza contropartite né contratti di finanziamento. E infine della vendita di un terreno di 331mila euro per la cessione del credito residuo vantato dalla Valpotenza, che era di 630mila euro, sottraendo così ai creditori 347mila euro.
Oggi c’è stato il rinvio giudizio (al 12 febbraio 2024) dopo che lo scorso aprile il giudice aveva, su istanza delle difese, trasmesso gli atti in procura perché non era stata messa a disposizione della difesa la documentazione contabile relativa al fallimento. Calamante è assistito dall’avvocato Paolo Giustozzi, Cappelletti dal legale Paolo Carnevali.
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