Sfere laser, bolle di vetro e miniature:
“L’Infinito” è arte contemporanea

RECANATI - Inaugurata “Io nel pensier mi fingo”, la prima esposizione di arti visive InterValli promossa da Casa Leopardi e visitabile dal 16 ottobre al 30 gennaio 2023 a un passo dalla biblioteca del grande poeta. Olimpia Leopardi: «La mostra nelle “sacre sale” potrebbe sembrare rischiosa ma lo scopo è dimostrare che la biblioteca è viva e fonte di ispirazione per molti. Il terreno è ancora fertile e capace di germogliare»

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L’inaugurazione de Io nel pensier mi fingo. A destra, Olimpia Leopardi

di Francesca Marchetti

L’infinito è arte contemporanea, parola di Giacomo Leopardi, o quasi. La famiglia Leopardi continua le celebrazioni dei 200 anni di una delle poesie più citate al mondo aprendo per la prima volta le stanze del museo all’esposizione “Io nel pensier mi fingo”, la prima del ciclo InterValli, curata da Antonello Tolve e visitabile dal 16 ottobre al 30 gennaio 2023 a Palazzo Leopardi a Recanati nelle sale adiacenti alla biblioteca. L’inaugurazione della mostra, nel pomeriggio di ieri, ha visto come protagonista la padrona di casa e ideatrice della mostra, Olimpia Leopardi, che ha invitato ai saluti il sindaco Antonio Bravi e l’assessora alle Culture Rita Soccio, il consigliere regionale Pierpaolo Borroni, il presidente del Centro studi leopardiani Fabio Corvatta con ospiti di alto riguardo e le autorità militari e civili.

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«È con grande emozione che diamo il via a questa nuova iniziativa che si chiama InterValli, realizzato con il fondamentale contributo del Comitato nazionale per le Celebrazioni del Bicentenario della composizione de L’Infinito – ha detto Olimpia Leopardi -. Ho sempre amato l’’arte contemporanea e grazie al professor Antonello Tolve che ha raccolto i miei desideri oggi ci lanciamo in questa assoluta novità per Casa Leopardi. La scelta di ospitare la mostra nelle “sacre sale” della biblioteca potrebbe sembrare rischiosa ma lo scopo è dimostrare che essa è viva e fonte di ispirazione per molti, così come avrebbe voluto Monaldo Leopardi. Il terreno è ancora fertile e capace di germogliare».

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«Giacomo scrisse L’Infinito in un momento di crisi personale, perso nella barbara malinconia – ha dichiarato Fabiana Cacciapuoti della Biblioteca nazionale di Napoli -. La poesia è una finestra aperta sull’illusione e sulla paura dell’immensità e del nulla. Leopardi ha scelto accuratamente il termine “infinito” e ripete nello Zibaldone che esso non esiste, non c’è, quindi lo immagina. Vede il vuoto e lo trasforma attraverso l’immaginazione creando un’illusione, la più potente: “L’infinito”. Parlava anche della “doppia vista” che è quella che anima ogni artista che interagisce con i materiali e gli oggetti, come in questa mostra».

«“Io nel pensier mi fingo” è una forma di teatro della mente, che tutto può far apparire e far rinascere – ha affermato il curatore Antonello Tolve -. Gli artisti selezionati si sono confrontati con i luoghi cari al poeta. Artisti internazionali nati tra il 1930 e il 1990 che affidano alle proprie opere le suggestioni del famoso verso de L’Infinito (1819). Tecniche e materiali hanno dato forma ad opere molto diverse tra loro derivate dal personale dialogo con la poesia. Una mostra tutta da scoprire».

Patrizia-Molinari

Patrizia Molinari

Gli artisti e le artiste coinvolti nell’interessante progetto sono Tomaso Binga, autore di una videoscrittura, la sudafricana Jeanne Gaigher con la sua rappresentazione dei colori marchigiani, il malese H. H. Lim, con gli arazzi, Melissa Lohman, Maurizio Mochetti e la sfera di quarzo al laser, Patrizia Molinari, Adrian Tranquilli e Narda Zapata. La creatività e l’immaginazione delle opere esposte costruiscono un viaggio polifonico e internazionale, tra installazioni (molto particolare quella di Adrian Tranquilli), dipinti realizzati con varie tecniche e addirittura sfere laser.

Patrizia Molinari, artista originaria di Senigallia: «“I Sassi Segreti”, opere realizzate in vetro di Murano, sono stati ispirati da una riflessione sul significato e l’amore dell’essere umano per le isole ovvero per il mare che le circonda, il silenzio, il senso di distacco con la terra ferma che rende tutto surreale. Così ho lavorato sulle trasparenze, sulle rifrazioni luminose e l’impalpabilità».

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Melissa Lohman

Melissa Lohman vive tra New York e Roma ed è l’artista che ha realizzato i quadri della serie “Stacks” con colori a cera, volutamente un richiamo all’infanzia, sovrapponendo forme gestuali che vogliono raggiungere, appunto, l’infinito. «Ho fatto scelte molto semplici e dirette, consce e radicate nel presente. Per me è un onore esporre in questo palazzo e in questi ambienti così preziosi e speciali. Le mie opere vogliono dialogare nel continuo presente, è un discorso filosofico dell’epoca di Leopardi ma molto attuale».

 

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Narda Zapata

Molto felice di partecipare al progetto è anche Narda Zapata, boliviana, autrice di “…e come il vento”, “Gli amanti” e “Per Silvia”. «Ho fatto un viaggio grazie a Giacomo Leopardi, ho studiato le sue poesie in varie lingue, e mi sono accorta dei tanti punti in comune che avevo col suo pensiero. Quando abitavo in Bolivia ero circondata dalle montagne e anche io avevo il desiderio di sapere cosa c’era al di là dell’orizzonte. Unendo le due culture ho realizzato la mia opera con una serie di miniature votive in pasta di zucchero, che rappresentano desideri da esprimere alla Madre Terra, legate dalla silhouette dei Monti Azzurri tracciata sull’intonaco».

 

 

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Inaugurazione mostra Sindaco Antonio Bravi Ass Rita Soccio

 

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Biblioteca Leopardi Antonello Tolve Olimpia Leopardi con opera di H.H. Lim

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Particolare dell’opera di Zapata

 

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Adrian Tranquilli



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