Ragazza suicida in cella:
«Colpito dalle parole di Semeraro,
anche noi avvocati dobbiamo riflettere»

L'INTERVENTO dell'avvocato Alessandro Marcolini sulla vicenda del giudice Semeraro che ha scritto una lettera di scuse letta al funerale della 27enne: «Anche noi siamo parte del sistema e possiamo e dobbiamo contribuire a cambiarlo, a migliorarlo, ad adattarlo a tutte le persone, anche a quelle che possono aver sbagliato»

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Alessandro Marcolini

 

Giudice chiede scusa per una ragazza suicida in carcere, parole che hanno colpito molto per l’umanità che il magistrato, Vincenzo Semeraro, originario di Camerino e molto conosciuto in provincia, ha espresso nella lettera letta al funerale della 27enne Donatella Hodo. I fatti sono avvenuti a Verona ma hanno avuto un riflesso in provincia perché Semeraro è originario della città ducale dove ha lavorato per molti anni. Su questa vicenda, con una lettera, interviene l’avvocato e scrittore, Alessandro Marcolini.

«Sono giorni che rileggo le parole del giudice Semeraro – scrive Marcolini -. Sono giorni che le sue frasi risuonano nella mia mente. E mi mettono a nudo. Per la mia attività professionale e per la mia vita che quotidianamente viene toccata dai drammi della condizione umana. Ho conosciuto questo giudice parecchi anni fa, quando ero un giovane avvocato, e mi colpì subito, oltre alla sua preparazione, la sua grande umanità, che come accade a tutte le persone straordinariamente sensibili, col tempo non può che crescere come una inarrestabile marea. E la inarrestabile marea sorta dalle sue parole impone una riflessione per tutti noi che comunque, in un modo o nell’altro, ci troviamo a vivere a fianco di persone che inciampano negli ostacoli della vita».

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Donatella Hodo

Marcolini continua: «Qualcuno ha detto che il detenuto non è il reato che sta scontando. E’ vero, il detenuto è pur sempre una persona soggetta alla condizione umana. È davvero difficile il ruolo del magistrato, e lo è anche quello degli avvocati. La grandezza di un giudice che come un sarto riesce a cucire il giusto vestito addosso ad un individuo non è cosa di poco conto. E credo sia quello che debbano fare anche gli avvocati. Anche noi siamo parte del sistema. E anche noi possiamo e dobbiamo contribuire a cambiarlo, a migliorarlo, ad adattarlo a tutte le persone, anche a quelle che possono aver sbagliato. Magari, davvero dedicando dieci minuti in più alle inquietudini degli altri. Le parole di questo magistrato sono di grande insegnamento; è grazie a queste persone se nel nostro incerto cammino, a volte, riusciamo a migliorarci. Spesso la vita degli altri ci sfiora solamente. Sarebbe forse il caso di soffermarci più spesso a sentire anche il dolore di chi ci passa accanto, non solo il nostro».

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