Perse il figlio per una ferita all’addome,
dal giallo dell’accoltellamento
alle accuse verso una giovane madre

MACERATA - Imputata al tribunale per simulazione di reato e violazione delle norme sulla violazione volontaria di gravidanza, una donna di 36 anni. La sua vicenda inizia nel 2012 a Piediripa, col racconto che fa su di un uomo che dice sia entrato in casa per aggredirla. Alla fine è lei ad essere finita sotto inchiesta, oggi i reati sono stati dichiarati prescritti

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di Gianluca Ginella

È una storia triste e lontana nel tempo quella che si è conclusa con un nulla di fatto, almeno ai fini di far luce sulla vicenda, al tribunale di Macerata. L’udienza, si è svolta in un palazzo di giustizia semideserto dopo il fine settimana di Pasqua e il lunedì di Pasquetta. In un clima che sa un po’ di questa storia dimenticata, con i corridoi dove s’inseguono rari suoni nel costante silenzio, le luci quasi tutte spente, le porte delle aule chiuse, e dove regnano lunghe pozze ordinate di penombra, tagliata appena dal chiarore che filtra dalle grandi finestre del tribunale. Un clima che s’intaglia in una vicenda misteriosa in principio e che poi, col passare dei giorni e l’aumentare degli elementi d’indagine in mano ai carabinieri della Compagnia di Macerata, si farà via via più triste e tragica.

È la storia di una donna che la notte del 17 novembre del 2012 chiede aiuto e viene ricoverata in ospedale. Qualcuno, racconta la donna, è entrata nella casa in cui vive, a Piediripa di Macerata, e l’ha accoltellata all’addome. Incinta di 7 mesi, a causa di quella ferita la donna, una romena che oggi ha 36 anni, perderà il figlio. I carabinieri iniziano immediatamente le indagini per capire chi possa essere entrato nella casa in cui la donna viveva con altre ragazze che come lei lavoravano nei locali notturni. La donna, che nel reparto di Ginecologia dov’è ricoverata riceve la vicinanza e il sostegno di tanti maceratesi, non dà elementi utili: dice solo di aver visto un’ombra entrare in camera. I carabinieri ricostruiscono la sua vita, all’epoca ha 26 anni.

In Italia è arrivata da poco tempo, ha un marito in Romania, padre del figlio che aspettava, ma lui con questa storia non c’entra e viene subito escluso. I carabinieri cercano il misterioso aggressore, ricostruiscono tutto, parlano con il titolare del night in cui lavorava la ragazza che dice non aveva detto di essere incinta. E piano piano le cose cambiano e a venire indagata è la donna: per simulazione di reato e per violazione delle norme sull’interruzione volontaria di gravidanza. Secondo i carabinieri è lei ad essersi inflitta la ferita all’addome, usando un paio di forbici. Oggi di quella storia è andata in scena l’ultima puntata. Un foglio lungo i corridoi del tribunale, all’ingresso dell’aula 1, indicava un processo, tra i quattro che erano in calendario oggi, con la contestazione dell’articolo 367 (simulazione di reato) e quella sull’interruzione di gravidanza. Tutto lì ciò che rimaneva di questa vecchia storia. E poi l’aula anche questa semideserta. Il giudice Adrea Belli che dichiarerà la prescrizione, il pm Raffaela Zuccarini, e il legale della 36enne, l’avvocato Cristiana Mataloni. L’imputata invece non c’era. L’hanno cercata a lungo ma non è stata trovata, da tempo è irreperibile, motivo che ha portato anche allo slittamento delle udienze fino a che oggi si è chiuso tutto con un nulla di fatto. Nessun colpevole, nessuna chiarezza sulla vicenda. Tutto prescritto.



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