Capannone ex Furiasse dopo la bonifica
«Bonifica del capannone ex Furiasse, Stavolta verrà realizzato il solo intervento di incapsulamento, perciò siamo compiaciuti di aver finalmente ottenuto ancora l’intervento da parte del Comune ma non siamo soddisfatti per il tipo di soluzione adottata». Il comitato “Appignano senza amianto” torna alla carica a poche settimane dall’inizio dei lavori di bonifica dell’intera copertura in amianto del capannone che fu sede del Mobilificio Furiasse.
«Si trova all’interno del centro abitato di Appignano – scrive il comitato – a poche decine di metri dalle abitazioni e che pone a rischio di esposizione il vicino il polo scolastico, come accertato dal Dipartimento di Prevenzione dell’Asur. A partire dal 2013 il Comitato “Appignano senza Amianto” si è attivato con segnalazioni, solleciti agli enti preposti, denunce alla Procura della Repubblica senza mai demordere e nonostante aver incassato tentativi di denigrazione da parte dell’allora sindaco».
Durante la bonifica
Il comitato ricostruisce poi gli interventi e l’iter: «Vista l’inerzia della proprietà e i diversi solleciti dell’Asur dovuti alla vicinanza delle scuole, nel 2017 inducemmo il Comune ad effettuare un primo intervento di rimozione di una parte della copertura dell’immobile che aveva subito un crollo e che, per come era ridotta, si palesava come un agente cancerogeno certo. A quell’intervento in tempi più recenti è seguito, com’era dovuto, il recupero del credito da parte del Comune in danno della proprietà e ciò a garanzia di un principio di legittimazione dei diritti dei cittadini: la salute pubblica assicurata dall’ente locale competente ma senza costi per la comunità.
Sullo stesso principio, l’intervento attualmente in corso viene effettuato dal Comune di Appignano il quale interviene anche in questo caso dopo i solleciti dell’Asur e dopo che la proprietà non ha adempiuto all’ennesima Ordinanza, l’ultima a firma della vice sindaco, con la quale è stata intimata la bonifica della estesa copertura contenente amianto».
Poi la critica all’amministrazione per il tipo di soluzione adottata.
«Più volte abbiamo esortato gli enti preposti a intimare la rimozione delle lastre contenenti amianto quale unica azione da intraprendere, coscienti che un intervento, soprattutto se pubblico, debba essere risolutivo e definitivo.
La copertura del vecchio mobilificio ormai abbandonato ed in disuso da decenni risulta precaria, addirittura fissata alle esili murature da solo fil di ferro e ha perso da tempo la sua funzione impermeabilizzante.
La valutazione dello stato della copertura in amianto ha dato un esito che è appena sotto il limite che ne avrebbe sancito la rimozione definitiva, non tenendo conto di fattori pratici ed economici come lo stato di degrado degli elementi strutturali del fabbricato ed il controllo periodico di tenuta dei materiali di trattamento che dovrà essere effettuato da qui a venire. Chi provvederà ad effettuare questi controlli di tenuta dell’incapsulamento?
Prima della bonifica
Tra l’altro l’incapsulamento della copertura in amianto è stato realizzato solo sulla parte superficiale, difatti non verrà trattata la parte interna poiché, stante il sopraggiunto divieto di accesso, non è stato possibile verificarne lo stato di conservazione come dichiarato nella premessa dell’ultima perizia redatta che riteniamo quindi non completa».
Il Comitato “Appignano senza Amianto” sottolinea come sulla questione è venuta meno l’azione coercitiva del Comune sia nella fase di redazione della perizia, sia nell’adottare una soluzione definitiva a garanzia della salute dei cittadini alla quale doveva essere data assoluta priorità.
«Auspichiamo e vigileremo affinché venga avviata quanto prima, come già compiuto per il primo intervento realizzato nel 2017, la procedura di recupero del credito anticipato dal Comune pari a circa 38mila euro, somma complessiva di affidamento dei lavori formalizzato con Determina 166/2021».
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