Irene Manzi
Irene Manzi fa un passo indietro e ritira la sua disponibilità alla segreteria regionale, il Pd Marche sull’orlo dello sbriciolamento con l’ormai inevitabile prospettiva del commissariamento. In pratica si attende solo l’ufficialità dal Nazareno e del nome che dovrà guidare il partito regionale almeno fino al 2023, cioè fino a dopo le elezioni politiche.
Irene Manzi
A rendere noto di non essere più disponibile alla corsa per la segreteria, come era stato preventivato, è la stessa ex deputata dem, il cui nome emerso dopo la lunga trattativa tra i vertici nazionali del partito e quelli marchigiani. Trattativa che aveva portato anche al passo indietro dei due candidati che si erano presentati ufficialmente: Antonio Mastrovincenzo e Augusto Curti.
La scelta di una candidatura unitaria, però, non era stata gradita da tutte le anime dem tanto che Manuela Bora, consigliera regionale ed ex assessora della giunta Ceriscioli aveva subito annunciato di voler mettersi in gioco, rimettendo in discussione gli equilibri, deboli in realtà, che sembravano essere stati raggiunti. La sua discesa in campo ha fatto poi cambiare idea anche ad Augusto Curti e alle Federazioni di Ascoli e Fermo. Della serie: se primarie devono essere, allora ci siamo anche noi. Ed è così che Irene Manzi ha deciso oggi di uscire dai giochi e farsi da parte.
«Il Partito democratico nazionale – spiega Manzi – nel tentativo di favorire una gestione unitaria del Pd delle Marche dopo la difficile fase seguita alle regionali del 2020, mi ha chiesto nelle scorse settimane, di fronte al sostegno espresso nei miei confronti da una parte ampia del gruppo dirigente, di dare la mia disponibilità al ruolo di segretario regionale. Davanti ad una chiamata non attesa né cercata, ma sostenuta da un’ampia maggioranza, mi sono messa a disposizione per guidare un percorso, sicuramente difficile ed impegnativo, che provasse a ricomporre un quadro frammentato e a rimettere in cammino il Pd regionale. Di fronte al mutare della volontà unitaria che aveva condotto alla mia candidatura sento, in questo momento, di fare un passo indietro».
«Pur avendo riscontrato nei giorni successivi alla riunione plenaria del gruppo dirigente, un sostegno ed un consenso ampio da parte di amministratori, iscritti e militanti, non è in ogni caso questo il presupposto che ha condotto alla mia candidatura ed il percorso in cui essa è maturata – aggiunge l’ex parlamentare dem – E’, ovviamente, legittimo contarsi e confrontarsi come altri richiedono di poter fare, ma non è per dividerci di nuovo che sono stata coinvolta e ho dato la mia disponibilità. Ringrazio quanti, nel gruppo dirigente regionale, tra gli iscritti ed i militanti, in questi giorni mi hanno espresso appoggio e sostegno leale e sincero. Ringrazio il segretario Enrico Letta che ha provato a trovare una soluzione ed una mediazione alle convulsioni di un partito regionale che continua a frammentarsi. Da iscritta faccio un passo indietro, continuando a contribuire nei fatti a realizzare i valori che continuano a motivare la mia militanza nel Partito Democratico».
(Redazione Cm)
Da Macerata ad Ancona, la strada per un nuovo Pd lastricata di buone intenzioni
Pd, l’unità si allontana: anche Curti pronto a ricandidarsi e a sfidare Irene Manzi
Bora: «La mia candidatura? Un tentativo di salvare il Pd Marche che ha perso la via maestra»
Pd, le due correnti trovano un’intesa e convergono su Irene Manzi Ma Manuela Bora lancia la sfida
No
Non capisco come si possa ritenere unitaria una candidatura proveniente da Roma, decisa sulla base di cosa? Ma il partito democratico non si chiama così perché si da la possibilità agli iscritti di scegliere? Ogni volta che penso di fare la tessera succede qualcosa che mi fa passare la fantasia, soprattuto sentendo cosa è accaduto a Macerata ed il ruolo che la stessa Manzi ha avuto nel congresso cittadino. Sicuri sicuri che era la persona giusta? E perché se era così sicura di essere una scelta unitaria non si è democraticamente messa in gioco con le primarie dando finalmente voce alla democraticità del partito? Non è che la scelta della Manzi era una scelta unitaria perché di UNO?
Che dire? Se "l'ampia maggioranza" del PD regionale la sostiene e se pure Letta è d'accordo, perché non si è confrontata con gli altri candidati alle primarie? Uno strano concetto di Democrazia si aggira nelle stanze abitate dal PD, ma non da ora purtroppo.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Il PD non gode di ottima salute,come capita spesso per i settimini.Non era la miglior soluzione per risolvere la crisi della sinistra provocata dalla fine del comunismo.Si doveva tornare al dibattito chiuso traumaticamente nel 1921 a Livorno.Ma oggi è una problematica planetaria,più che italiana,ma i segnali che appaiono non sono incoraggianti.