«Il cellulare di mio figlio
rubato ad una festa privata,
dov’è finito il rispetto?»

LA LETTERA di una mamma che affida le sue riflessioni a Cronache Maceratesi dopo lo spiacevole episodio

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Un cellulare (foto d’archivio)

Il furto del cellulare del figlio a una festa tra amici  diventa spunto per le riflessioni di una mamma maceratese, che preferisce non rendere note le sue generalità per tutelare il figlio. Le affida a Cronache Maceratesi in una lettera. che firma “Una mamma arrabbiata e preoccupata per il futuro dei giovani”

«Voglio raccontare la vicenda che mi è capitata all’inizio dell’anno, di questo 2022 che tutti abbiamo atteso e caricato di tante aspettative, con l’ambizioso desiderio che venga diffusa per farne oggetto di riflessione con i ragazzi in famiglia e magari anche in qualche aula scolastica.
Mio figlio diciannovenne va ad una festa di fine anno, organizzata da due amici/conoscenti di vecchia data, estesa ad un numero preciso di invitati a cui viene richiesto come condizione di partecipazione l’esibizione del green pass e l’esito negativo di un tampone. Fin qui tutto bene e regolare e anche abbastanza confortante per un genitore di saperlo in mezzo ad amici o conoscenti, perché amici di amici, piuttosto che in una bolgia di sconosciuti. Senonché alla fine della festa mio figlio si accorge che il suo cellulare, appoggiato da qualche parte e insieme a qualcun altro messo a disposizione per ascoltare la musica, non c’è più. Mi telefona con il cellulare del suo amico e mi dice che il suo lo ha perso. Perso ad una festa privata? Io gli rispondo che se è stato sempre lì dentro, è più plausibile che sia stato preso di proposito o rubato.
Un cellulare (pagato tra l’altro con i suoi risparmi) non è una felpa, ma non è questo il punto. Il punto è un altro ben più grave e che deve far scuotere le coscienze e aprire gli occhi a tutta la comunità. Possibile che ad una festa dove si presume che ci siano amici o amici di amici, dove più o meno si conosce chi è stato invitato, possa succedere questo?
«Grazie fratè… Non ti preoccupare fratè… Ok fratè».
Si rivolgono così tra loro, ma che vuol dire questa parola? Niente. Un fratello è qualcuno a cui sei legato, a cui guardi le spalle, qualcuno con cui condividere e non a cui togliere.
La richiesta di controllare se per caso qualcuno avesse preso per sbaglio un cellulare e di restituirlo, non ha sortito nessun effetto. Quindi non c’è stata nessuna volontà di rimediare.
Ma che cosa hanno in testa questi ragazzi? È preoccupante perché un figlio non è solo del genitore ma dell’intera comunità perché questi sono i nuovi cittadini, coloro che svolgeranno un lavoro, a cui verranno date delle responsabilità.
Si parla sempre più spesso di rispetto dell’ambiente, preoccupante e grave, ma cosa dobbiamo aspettarci da chi non è capace di rispettare l’amico o l’amico dell’amico? Bisogna curare l’inquinamento dell’anima, della coscienza! Ma come? La parola chiave è Rispetto, senza il quale non si fa niente di buono e non si va da nessuna parte. Chi lo ha preso non ha mancato di rispetto solo a mio figlio che magari nemmeno conosceva direttamente, ma non ha affatto rispettato l’amico che lo ha invitato, che gli ha dato fiducia e lo ha considerato responsabile e adeguato per venire alla festa.
Uno può sbagliare, ma può sempre scegliere di rimediare: è il nostro comportamento che dice chi siamo e siamo noi che decidiamo chi vogliamo essere.
Mi sento di alzare una voce non perché è successo a mio figlio o perché poteva succedere al figlio di un altro, ma semplicemente perché è successo.
Come genitore mi pongo questi interrogativi. Che si può fare, che cosa possiamo fare nelle nostre famiglie, per svegliare le coscienze di questi che non hanno alcun rispetto per i loro simili? E cosa avreste fatto se fosse successo a vostro figlio o ad un amico di vostro figlio (se vostro figlio, visto che non riguardava lui, ve lo avesse raccontato)?
Ed ora mi rivolgo a te, sì a te che con un abile gesto hai preso il cellulare e che immagino, ridendo, qualche giorno dopo, tu lo abbia passato ad un tuo complice che a sua volta lo ha buttato via, magari in mezzo ad un campo o in un fiume, come ti sentiresti se lo avessero fatto a te?
Allo stesso modo, ti sarebbe piaciuto se degli sconosciuti avessero scoperto le tue password e aperto i cassetti delle tue applicazioni e sbirciato tra le tue chat e foto? Perché pare che non ti sei limitato solo a prenderlo. Pensi che a tuo padre o a tua madre avrebbe fatto piacere perdere un giorno di lavoro per risolvere le questioni burocratiche necessarie al blocco del cellulare?
Nessuno ti ha mai parlato di rispetto? Principalmente si trasmette in famiglia, per osmosi, attraverso l’esempio; a te mamma e papà non l’hanno insegnato?
Mi dispiace per mio figlio, ma anche per te e per i tuoi complici perché senza rispetto siete destinati a vivere in un mondo privo di fiducia e di serenità».



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