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«Decentralizzazione, aumento spesa pubblica
e milioni di ore di prestazioni in più»
La sanità del futuro secondo l’Udc

LA RIFLESSIONE del direttivo provinciale del partito mette da parte la questione su dove realizzare le sedi ospedaliere («Preoccupazione nota e vecchia, quasi ridicola») e lancia l'allarme sulla necessità di curare nuove malattie, oltre a sottolineare l'esigenza dell'aumento di personale

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Luca Marconi

 

«Avremo bisogno di più personale, di milioni di ore in più per prestazioni di ogni tipo, avremo nuove malattie e quindi nuove terapie da applicare, avremo un numero sempre crescente di persone da assistere dato il progressivo aumento della popolazione ultra ottantenne». È l’allarme lanciato dall’Udc provinciale di Macerata, di cui è coordinatore Luca Maroni. Situazioni note, per le quali il direttivo propone soluzioni come un nuovo patto tra le regioni, diversificazione dei servizi, decentralizzazione delle prestazioni nei piccoli ospedali del territorio e un dialogo con il Governo per la necessità di un aumento della spesa sanitaria. «L’Udc provinciale – si legge nella nota stampa diffusa dal partito – ritiene che l’attuale situazione sanitaria, con tutte le sue complessità e criticità, non consenta più soluzioni tampone che si limitano a rincorrere i problemi dell’ultima ora, ma imponga una nuova organizzazione di grande respiro strategico, a partire dalla gestione dei bilanci e delle scelte possibili che si possono fare con le poche risorse a disposizione. Immaginiamo la divisione in tre grandi settori: la medicina per acuti gestita da specifiche aziende ospedaliere che nelle Marche andrebbero create anche nelle province del centro-sud della regione; la medicina cosiddetta del territorio con le case della salute, ospedali di comunità, poliambulatori, medici di medicina generale e pediatri di libera scelta; le cure e l’assistenza erogate dalle strutture socio sanitarie e sociali per gli anziani, persone con disabilità, per la riabilitazione, le fragilità e le dipendenze». «È sempre più evidente che non sarà possibile – continua il direttivo provinciale -, già da ora e ancora di più nei prossimi anni, mantenere gli odierni standard qualitativi e quantitativi con gli attuali bilanci. Sarà necessario un nuovo patto fra le regioni, soprattutto le confinanti, non solo per evitare la stupida concorrenza in essere, ma per realizzare una seria integrazione delle prestazioni offerte, diversificando il più possibile in modo da servire nel modo migliore le popolazioni interessate».

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L’ospedale di Macerata

Secondo l’Udc è di vitale importanza il dialogo, anche duro, con il Governo. «Sarà necessario avviare un serio contenzioso politico con il Governo centrale perché, al di là dei pur necessari fondi per nuovi investimenti da destinare alle sedi ospedaliere e alle attrezzature diagnostiche e di cura, bisognerà prevedere un consistente aumento della spesa sanitaria, seppur in un rigido sistema di controllo preventivo e di verifica successiva al fine di evitare gli sprechi e le sperequazioni in atto fino a qualche anno fa – sottolineano -. Una cosa che ancora non si capisce è perché non venga immediatamente realizzata l’integrazione di sistemi informatici che mettano in rete le aziende sanitarie, i medici di medicina generale, le farmacie e le strutture socio sanitarie: un un’unica anagrafe sanitaria che faccia risparmiare tempo agli utenti e soldi all’erogatore di servizio pubblico o privato che sia».  Secondo il partito, la questione delle sedi ospedaliere non è di particolare rilevanza: «La questione, che tanto appassiona, è a nostro giudizio l’ultimo dei problemi – commenta l’Udc -. La preoccupazione di avere l’ospedale nei centimetri di casa propria è nota e vecchia, ma oramai quasi ridicola visto che comunque siamo tutti costretti a prendere l’auto per andare presso una struttura sanitaria e che si fanno spontaneamente decine di chilometri per raggiungere lo specialista o usufruire di quella specifica prestazione che ci rassicura di più, spesso scartando soluzioni vicinissime a noi. La questione delle sedi degli ospedali è già decisa dalla legge Balduzzi, dalle successive finanziarie e dal decreto ministeriale 70 del 2015. Per la nostra provincia, al momento, è decisa l’esistenza di un ospedale di primo livello a Macerata e di uno a Civitanova, anche se con un numero di specializzazioni diverse, e di un terzo, quale ospedale di base, nelle sedi di Camerino e di San Severino. Anche nelle più rosee previsioni non avremo la nuova sede dell’ospedale di Macerata prima di quattro o cinque anni. Nel frattempo le esigenze di nuovi posti e di nuove specialistiche cresceranno». «Le lunghe attese al pronto soccorso di Macerata – si legge infine nella nota – sono dovute anche alla mancanza di posti letto nei reparti dove poter accogliere il paziente che è così costretto ad attendere per uno o due giorni. Sembra banale, ma la soluzione potrebbe essere proprio quella di fare spazio all’interno del nosocomio maceratese: è una questione sollevata molte volte per la quale ancora non si riesce ad avere una soluzione. Sembrerebbe facile decentrare su San Severino, Tolentino, Recanati, Cingoli e Matelica servizi e prestazioni, compresa la chirurgia a ciclo breve e la lungodegenza che potrebbero alleggerire la principale struttura della nostra provincia».



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