«Accusato da mia moglie,
mi hanno assolto
Finito un incubo lungo due anni»

MONTE SAN GIUSTO - Un dipendente Asur era imputato al Gup del tribunale di Macerata per maltrattamenti e violenza sessuale. Oggi è stato prosciolto per non avere commesso il fatto (in foto gli avvocati difensori). «Spero non accada ad altri quanto successo a me, a volte le denunce sono strumentali»

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Gli avvocati Giada Micucci e Simone Santoro dopo l’udienza

 

«Per me oggi è finito un incubo iniziato nel 2019», a dirlo un 26enne che lavora come impiegato all’Asur e che era finito sotto accusa davanti al gup del tribunale di Macerata per violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia verso la moglie. Oggi il giudice Claudio Bonifazi ha assolto il 26enne con formula piena: «per non aver commesso il fatto». Poche parole che hanno però cambiato in un attimo la vita del giovane, assistito dagli avvocati Simone Santoro e Giada Micucci. «Quando ho sentito la sentenza ho pensato che la giustizia c’è» dice il 26enne. Il giudice non solo lo ha assolto ma ha chiesto la trasmissione degli atti in procura per il reato di calunnia. «Spero che una cosa simile non accada ad altre persone, a volte le denunce sono strumentali. A me questa cosa mi ha ammazzato – continua il 26enne -. Quante volte ho dovuto dire alle persone che mi guardavano male come stavano i fatti e che non avevo commesso quello di cui ero accusato dalla mia ex moglie». I fatti che gli venivano contestati risalgono al 2019 e sarebbero avvenuti a Monte San Giusto. Secondo l’accusa avrebbe minacciato di morte la donna, di averla aggredita, percossa, di aver danneggiato suppellettili nella casa. Secondo l’accusa l’uomo avrebbe agito così perché la moglie aveva scoperto che spacciava (cosa risultata infondata). Inoltre il 26enne era accusato di aver costretto la moglie a subire atti sessuali. Oggi l’accusa, a conclusione del processo che si è svolto con rito abbreviato, ha chiesto l’assoluzione per l’imputato. La difesa ha ricostruito la vicenda presentando una corposa memoria difensiva in cui si chiedeva l’assoluzione.

(Gian. Gin.)



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