Una delle attività chiuse
Chiusi dalla Questura due bar, erano una base di ritrovo per spacciatori e clienti in cerca di cocaina. Gli uomini della divisione della polizia amministrativa della Questura assieme alla Guardia di finanza hanno posto i sigilli in due bar di San Ginesio e Petriolo. La motivazione nell’ex articolo 100 del Tulps, ovvero sospensione dell’attività per problemi di ordine pubblico, emesso da questore Vincenzo Trombadore, su proposta della Guardia di Finanza di Macerata.
La proposta è scaturita a seguito di alcuni arresti che i militari hanno effettuato lo scorso settembre per spaccio di sostanze stupefacenti. L’indagine è proseguita e dagli approfondimenti è emerso che entrambi i bar chiusi per 15 giorni venivano spesso utilizzati come base di ritrovo per spacciatori e “clienti” alla ricerca di cocaina. Da qui l’esigenza di richiedere, ferme restando le sanzioni penali applicabili a seguito del procedimento penale avviato, un intervento del Questore che, con l’emissione del provvedimento ha voluto tutelare la sicurezza dei cittadini e preservare l’ordine pubblico indirizzando un preciso monito ai destinatari del provvedimento di chiusura. Nella stessa direzione e con la stessa finalità, il questore di Macerata dopo un’attenta istruttoria condotta al riguardo dalla Divisione Anticrimine della Questura, ha inteso emettere anche delle misure di prevenzione nei confronti dei 3 arrestati dalla Guardia di Finanza: un avviso orale e due Daspo urbani con il divieto di frequentare per un anno i bar ove i tre uomini spacciavano sostanza stupefacente. Si tratta di S.G.A., di San Ginesio, C.R. di Petriolo, P.R. di Trodica di Morrovalle, di età tra i 50 e i 65 anni. Secondo l’accusa, quest’ultimo agiva come fornitore abituale dei primi due i quali poi, operando per proprio conto, rifornivano i propri clienti con la cocaina acquistata, con incontri in luoghi appartati e sempre di breve durata.
Cespuglio colpisce ancora!!
Il reato dei gestori quale sarebbe stato. Come si dovrebbe comportare un barista, se entra un criminale? Come fa un barista a sapere, che tizio piuttosto che Caio è uno spacciatore? Un barista può cacciare via un cliente perché pensa possa essere uno spacciatore? Chi si accorge che c'è uno spacciatore in giro, può legittimamente farsi i cavoli suoi, mentre se è un barista diventa un comportamento illecito? Ora i due bar sono chiusi e gli spacciatori sicuramente in giro, quindi il problema è risolto. Dal paese delle banane è tutto. P. S. sapete quale è il tempo medio di intervento delle forze dell'ordine a petriolo o San ginesio? Spero non lo scoprirete mai. Sapete quanti schiaffi può prendere un barista tra una telefonata e l'arrivo delle forze dell'ordine? Idem.
Yuri Pesaresi Se sai fare il tuo lavoro i sono modi molto garbati per allontanarlo .
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@ Pesaresi. Condivido in pieno il suo pensiero, se l’articolo riporta le cose in modo preciso, il fatto che: i bar venivano:
“utilizzati come base di ritrovo per spacciatori e “clienti” alla ricerca di cocaina…….e soprattutto:
“rifornivano i propri clienti con la cocaina acquistata, con incontri in luoghi appartati e sempre di breve durata” Mi chiedo come facevano i gestori ad essere a conoscenza di incontri o luoghi appartati?
Mahhhhh…!
@Consoli. Lei ha sicuramente ragione, ma bisogna anche essere a conoscenza del fatto che uno si trova in quel luogo per contattare e eventuali clienti. Lo spaccio, secondo l’articolo, non avveniva nel bar ma in luoghi lontani e appartati. Chi avrebbe dovuto allontanare? E perchè?