Zucchero fa “bailare” e commuovere,
amore a prima vista con lo Sferisterio
«Perché non ci avete invitato prima?»

MACERATA - Sold out per il bluesman emiliano, per la prima volta in Arena. Lacrime tra il pubblico per il capolavoro Diamante, tutti in piedi con Baila Morena. Standing ovation dopo il doppio bis e il finale nel ricordo dell'amico Joe Cocker «Noi suoniamo solo nei posti belli come questo, dove la musica viene abbracciata». Stasera il secondo concerto

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Zucchero allo Sferisterio

 

di Leonardo Giorgi

«Perché non ci avete invitato prima a Macerata? Sono rimasto impressionato. Noi suoniamo solo nei posti belli come questo, dove la musica viene abbracciata». È uno Zucchero raggiante quello che per la prima volta nella sua carriera sale sul palco dello Sferisterio e porta nel capoluogo il tour “Inacustico 2021”.

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Da sinistra: Kat Dyson, Zucchero e Doug Pettibon

È la prima delle due serate in arena (la seconda stasera) per il bluesman emiliano. Sotto uno dei 300 e passa cappelli della sua collezione, Adelmo Fornaciari canta con il suo sorriso sornione una scaletta che spazia tra alcuni dei suoi più grandi successi (Blu, Bacco Perbacco) e i singoli più recenti (Soul Mama, Facile). Il cantautore, in questo tour, è accompagnato da due musicisti di una qualità tale che sembrano venire da un altro pianeta. In realtà vengono solo da un altro continente: Kat Dyson dalla Virginia e Doug Pettibon dal Mississippi. Arrangiamenti precisi, eseguiti solo da tre persone sul palco, che si incastrano e si muovono come gli ingranaggi di un orologio e incantano lo Sferisterio sold out. «Siamo in tre, nudi e crudi. Meglio crudi che nudi – scherza Zucchero con il pubblico -. Siamo in giro così perché volevamo dare un segnale di ripresa, ma soprattutto perché volevamo uscire di casa. Poi uno come me, che suona dal vivo da 40 anni, come fa a non andare a fare i concerti?».

zucchero-sferisterio-2-ottobre-2021-Image-2021-10-03-at-03.29.30-5-325x244Tanto che quando arriva il momento del capolavoro Diamante, canzone incastonata a metà del concerto, succede qualcosa. Zucchero, in qualche modo, dà un’ulteriore vita a una canzone che di per sé ne ha già vissute un centinaio e che è passata a sua volta attraverso le esistenze di milioni di persone: brano di chiusura dell’album pietra miliare Oro, Incenso e Birra; singolo di abnorme successo in tutto il mondo; versioni in molteplici lingue; pezzo continuamente inserito nelle classifiche delle migliori canzoni italiane di sempre; colonna sonora di un bizzarro episodio della terza stagione di Baywatch; testo firmato De Gregori che da solo ha fatto risorgere il nome proprio “Diamante” negli anni Novanta; molto altro. Eppure non basta: mentre Zucchero accenna Respirerò l’odore dei granai ecco che le luci del palco colgono i tanti occhi commossi che brillano tra le sedie. Viene da pensare che una canzone che parla dei nonni di Adelmo Fornaciari nel dopoguerra italiano, di domeniche di “soldati” e spose (i soldi non c’erano in campagna e la divisa da militare era l’unico abito elegante dello sposo), di voci che si moltiplicano e di balli lenti in controluce, sia diventata ora un manifesto della voglia di ripartenza, un inno alla ripresa e alla normalità.

zucchero-sferisterio-2-ottobre-2021-Image-2021-10-03-at-03.29.30-7-325x244Tesi che in effetti viene confermata nella parte inoltrata del concerto, in tutt’altro modo. Zucchero, da vecchia volpe qual è, si avvicina al microfono e con voce quasi affranta dice beffardo: «Eh, mi sa che ora vi tocca alzarvi…». Panico tra mascherine e organizzatori che fanno cenno di no al cantante, non è possibile. «E perché? Ah perché poi si muovono? Non voglio farvi prendere sanzioni. Allora facciamo un patto – contratta il bluesman -, vi alzate ma rimanete nel vostro posto, ok? Ok!». Le gambe cominciano a distendersi, la musica dello Sferisterio torna a suonare verso orecchie in platea che stanno a più di un metro di altezza e i tre sul palco suonano i primi accordi. La riconoscono tutti, anche i più pigri alzano il fondoschiena e cominciano a battere le mani: è Baila Morena. Zucchero stringe in mano l’arena e qualche minuto dopo la morsa si fa ancora più stretta. Le corde vocali dell’uomo fatto di campagna, blues, vino e tigelle, hanno un solo messaggio da sparare nelle casse: I’ve got the devil in me! Il pubblico esplode, Zucchero accende un diavolo nello Sferisterio, le fiamme del rock and roll salgono alte e si spengono solo alla fine, quando il cantante, dopo il secondo bis, si congeda dal pubblico: «Siete stati meravigliosi. Questa è per voi». Adesso ci sono solo Zucchero e un pianoforte sul palco. Zucchero, un pianoforte e You are so beautiful, nella versione dell’indimenticato amico Joe Cocker. Anche questa volta il pubblico si alza in piedi. Ma solo per applaudire.

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