Un momento della serata dedicata a David Bowie
Il graffio del rock seduce la filosofia, è nata la Rocksophia. E’ andato in scena l’anno zero di un nuovo modo di fare cultura. La lectio filosofica non è più qualcosa che si fa seduti su poltrone sopra un palco o col leggio. La cultura si fa accompagnare dalle note del basso e dai video, fra giochi di luce e fumo dal palco.
Carlo Massarini
Ci sono più cose in una copertina o in un vestito di David Bowie di quante non ne sogni la tua filosofia, potremmo parafrasando Shakespeare, descrivere così quanto avvenuto ieri sera all’Arena Varco sul mare di Civitanova. La prima serata di Rocksophia ha inventato un genere nuovo e ha incollato per oltre due ore un pubblico che a fine serata si è lasciato andare sulle note del bis della Factory. La formula del philoshow già sperimentata da Popsophia ha avuto quel quid in più grazie all’intervento di Carlo Massarini. Nessuno come lui. E’ ancora quello che ne sa più di tutti e meglio di tutti di musica. Passa dalle suggestioni del teatro Kabuki allo stilista di Bowie Yamamoto, da aneddoti letti chissà in che anno e su quale rivista a tracciare una biografia di “Ziggy” partendo dalle acconciature che lo hanno accompagnato nei decenni. Dimmi come ti pettini e ti dirò chi sei. Una narrazione che incolla, che incanta. I brani di David Bowie interpretati live dalla Factory hanno il graffio e lo show è reale. E ad aprire e chiudere questo racconto con immagini, video, filmati d’epoca, materiale inedito, due interventi. Rompe il ghiaccio all’inizio Filippo La Porta che fa l’azzardo: accostare David Bowie a Dante Alighieri. Cercare la connessione pop parlando del più classico dei classici. E tra “Space Oddity” e Odissea nello spazio di Kubrick è un attimo che la salita al monolite di “2001” diventa il “trasumanare” di Dante. La conclusione è affidata a Giulia Cavaliere, scrittrice e autrice di musica che raccontando il suo incontro adolescenziale con Bowie attraverso una cassetta degli anni ’90 spiega un fenomeno collettivo ed esistenziale. Come la cultura si trasmette, anche da oggetti pop (un disco e la musica) come la molla della curiosità spinga ad intraprendere un viaggio che ti rende diverso e migliore. A parlare alla fine, attraverso la Cavaliere è Bowie: «mi piace pensare che alcuni dei miei fan si procurino dei libri, dei dischi che loro sanno che io amo, dei film oscuri, delle opere di pittura, delle sculture. E’ un piacere per me perché è così che io sono cresciuto, guardando quello che i miei idoli amavano. Allora, sì, così, loro hanno accesso a me e io in qualche modo a loro. E’ questa la cultura: questa trasmissione individuale molto semplice, ma che si passa in modo radicale, perché una volta che una frase, un pensiero ti ha attraversato, non sei più la stessa persona. Non ci sono strade di ritorno con la cultura, e questo è straordinario. Semplicemente non si è più quello che si è stati prima».
Filippo La Porta
Giulia Cavaliere
Una meravigliosa serata!!!
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