Questa mattina la presentazione della mostra: da sinistra Gianni Fermanelli, Sandro Parcaroli e Rosaria Del Balzo
di Alessandra Pierini (foto Fabio Falcioni)
«Non sarà una mostra ma un’esperienza che coinvolgerà il visitatore nella sua totalità, dal punto di vista, visivo e sonoro ma soprattutto emotivo». E’ la promessa di Rosaria Del Balzo, presidentessa della Fondazione Carima che ha presentato questa mattina la mostra “Dante Ferretti, effimero per errore” che sarà inaugurata sabato 24 luglio alle 18.
Si tratta di un allestimento immersivo tra il buio e la luce, per scoprire come inizia il percorso di costruzione di un film o di uno spettacolo teatrale, attraverso 10 bozzetti e un modellino dello scenografo premio Oscar Dante Ferretti, dalle collezioni della Fondazione Carima. A far sognare il visitatore sarà la creatività visionaria del grande maceratese. «E’ un regalo che abbiamo voluto fare alla città – continua Del Balzo – Vogliamo che la Fondazione Carima torni ad essere volano culturale per il territorio. Esponiamo per la prima volta i pregevoli bozzetti del grande scenografo maceratese acquisiti alcuni anni fa, tra i quali figurano gli esemplari relativi ai film per i quali ha vinto il premio Oscar per la migliore scenografia, vale a dire “The Aviator” e “Hugo Cabret” di Martin Scorsese e “Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street” di Tim Burton. Ritengo che sia il momento giusto per svelare questo straordinario nucleo di opere, che fondono magistralmente arte e artigianato, perché tutti noi abbiamo bisogno di vivere una rinnovata stagione culturale e di tornare a godere di quella bellezza, di dostoevskijana memoria, che ci riconcili con il mondo dopo il complesso e difficile periodo che abbiamo vissuto a causa della pandemia».
Ha ringraziato la Fondazione Carima per l’opportunità offerta a Macerata il sindaco Sandro Parcaroli: «Questa mostra ci rende l’Atene dell’Europa – ho conosciuto Dante Ferretti, sono stato con lui a Cinecittà e mi ha mostrato i suoi bozzetti. Conoscendo il suo carisma, sarà felicissimo di questa mostra».
«La mostra è stata partorita in questa stanza – ha detto il segretario della Fondazione Gianni Fermanelli – L’organizzazione scientifica è targata Macerata. Non è una banale esposizione ma ricostruisce un vero e proprio laboratorio scenografico».
Il visitatore si troverà immerso nel processo della creazione artistica, nella stessa situazione che vive il regista quando lo scenografo gli sottopone l’ipotesi creativa, attraverso bozzetti e modellini. La mostra è un emozionante viaggio tra il buio e la luce, per scoprire e rivivere come inizia il percorso di costruzione di quel film o spettacolo teatrale.
Da tutto ciò deriva il titolo della mostra: “effimero per errore”. «È un gioco di parole sull’essenza della pratica dello spettacolo – spiegano i curatori Pierfrancesco Giannangeli e Benito Leonori– a torto considerata un effimero che dura il tempo della rappresentazione o delle riprese. Al contrario, l’evento, quando accade, è un’esperienza di vita condivisa nell’attimo del suo farsi sia per l’artista che per lo spettatore, e la vita è un susseguirsi di momenti spesso effimeri che la caratterizzano e la rendono unica ed entusiasmante, eterna nel suo splendore. Considerare una scenografia un effimero è pertanto un errore, perché quel variegato mondo di immagini resta per sempre impresso nella memoria, intellettuale e affettiva, di uno spettatore».
«Quando ti propongono un lavoro come questo – ha proseguito Giannangeli – o ti spaventi o accetti la sfida con professionalità. Noi abbiamo deciso di accettarla con il nostro linguaggio di sperimentazione e rischio. Il maestro Ferretti ci ha incoraggiato ad andare avanti».
L’idea della mostra è stata dell’organizzatore di eventi Mauro Mazziero: «La scenotecnica nasce nelle Marche con Gerolamo Genga nel ‘400. E’ bene che si sappia e che questa mostra sia un angolo dove riflettere su 1quanto sono grandi le Marche e su quanti maceratesi le hanno portate nel mondo»
LA MOSTRA – Sarà allestita a Palazzo Ricci di Macerata dal 25 luglio al 19 settembre 2021. L’esposizione, a cura di Pierfrancesco Giannangeli e Benito Leonori con l’assistenza di Bianca Piacentini, ha il patrocinio della Regione Marche e del Comune di Macerata. L’organizzazione è affidata a Maggioli Cultura.
L’inaugurazione è prevista sabato 24 luglio, alle ore 18, alla presenza del Maestro Dante Ferretti.
Nelle sale di Palazzo Ricci saranno esposti 10 bozzetti a pastello su alluminio, carta, cartoncino, cartone, compensato e tela – tra cui quelli dei film premiati agli Oscar – e un modellino di resina, appartenenti alle collezioni della Fondazione Carima. L’allestimento della mostra è realizzato nei laboratori scenografici della Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, coordinati da Benito Leonori.
L’apprendistato di Dante Ferretti avviene in area marchigiana nel lontano 1962, nella Baia di Portonovo in provincia di Ancona. «Ricordo che mi chiamavano l’architettino, con un certo rispetto per il mio ruolo. – scrive Ferretti – Con il mio amore per il cinema e con tutta l’incoscienza dei miei diciassette anni mi sono gettato in un’avventura che, a distanza di tempo, mi sembra davvero titanica». Questo singolare eroe scenografico dei due mondi è erede di una tradizione plurisecolare italiana di artigiani che negli Stati Uniti ha rappresentato un valore aggiunto.
Dal mondo pasoliniano, fuori tempo e fuori luogo, Ferretti si interfaccia con quello felliniano che recupera in extremis l’inconfondibile connotazione nazionale, per completarsi con quello scorsesiano di impronta americana. Ricorda lo stesso Ferretti: «Nella mia formazione ha poi influito molto la mia incontenibile passione per il cinema, soprattutto quello americano, da “Quarto potere” alle grandi ricostruzioni storiche come “Ben Hur” e “La tunica”. È stato in compagnia di questi film che da ragazzo ho trascorso interi pomeriggi nelle sale cinematografiche di Macerata».
A muovere la creatività di Ferretti è l’esigenza testarda di rendere ogni volta tangibile, ancorché visibile, l’inimmaginabile. Questa ossessione prende forma dalla traccia cartacea o similare in cui le linee e i colori lasciano a chi guarda il compito di elaborare mentalmente quel che persino sullo schermo rimane inafferrabile e suggestivo. «La scenografia per Ferretti non è che lo stadio terminale di un sogno sognato e poi reso cosciente da lasciarsi alle spalle per incominciare tutto daccapo, in un perenne esercizio da esordiente che si confronta con prove ulteriori», spiega Anton Giulio Mancino nel suo contributo nel catalogo di mostra, edito da Maggioli.
Sempre dal catalogo, l’intervento di Renzo Bellanca sulla scenografia cinematografica: «È un processo simile a quello che compie un attore che, letta la sua parte, deve entrare nel suo ruolo e nel contesto storico, facendolo vivere allo spettatore: in questo modo ti permette di viaggiare, inizialmente, stando al tavolo da disegno, restituendo al pubblico stesso il viaggio, i rumori, gli odori immaginati attraverso quegli elementi architettonici, colori, oggetti e arredi che hai selezionato, conducendolo a volte anche in quei luoghi interiori che molte volte sono soltanto atmosfere impalpabili ma che hai saputo rendere visibile anche se visibile non è».
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