di Andrea Cesca
«Con Jorginho siamo stati compagni di squadra ai tempi della Sambonifacese in Serie C2, abitavamo nello stesso appartamento». Inizia così il racconto di Edoardo Tartabini, 33enne di Porto Sant’Elpidio nato a Treia, esterno difensivo ex Fermana e Tolentino, che nell’ultima stagione ha indossato la maglia del Valdichienti Ponte. Jorge Luiz Frello Filho, meglio conosciuto come Jorginho, è il calciatore del momento: il centrocampista italo-brasiliano del Chelsea, pupillo di Maurizio Sarri, ha appena vinto la Uefa Champions League ed è fra i candidati alla vittoria del Pallone d’oro. Se poi domenica sera a Wembley … “sto facendo gli scongiuri” ci interrompe dall’altra parte del telefono Tartabini, che adesso si divide tra calcio e lavoro. Il penalty con il quale l’oriundo Jorginho ha regalato l’accesso alla finale del campionato europeo di calcio all’Italia nella partita con la Spagna resterà comunque una perla di rara bellezza. «Aveva sulle spalle il destino calcistico di un intera nazione, non era un rigore come gli altri. Lui l’ha tirato con straordinaria semplicità. Riesce a far diventare facili le cose difficili». Tartabini e Jorginho si conoscono nella stagione calcistica 2010-2011. «Lui veniva dal settore giovanile dell’Hellas Verona, aveva tre anni meno di me. Dormire, colazione, pranzo e allenamenti facevamo tutto insieme. Fuori dal calcio avevamo una vita diversa, io ero fidanzato, lui faceva spesso ritorno a Verona dove conservava parecchie amicizie – racconta -. Mentalmente si vedeva che aveva qualcosa in più rispetto agli altri ragazzi – continua Tartabini -. Sapeva dove voleva arrivare. Il suo modo di giocare a 18 anni era identico a quello di adesso, faceva due tocchi ed era impossibile portargli via il pallone, un attimo prima di entrare in contrasto con l’avversario aveva già scaricato sul compagno. Aveva una grossa personalità, era esigente, ci teneva a fare bene in allenamento, benché fosse tra i più giovani non mancava di riprendere i compagni quando serviva. Lo ricordo come una persona solare, divertente. Sono contento che è diventato il campione che è adesso». Tartabini, si aspettava questa escalation di Jorginho? «Forse no. Nella carriera di ogni giocatore serve anche un pizzico di fortuna per arrivare a certi livelli. Jorginho è capitato in tutte squadre che giocano al calcio, magari da altre parti dove si punta di più sulle individualità sarebbe andata diversamente. Questo senza nulla togliere ai suoi grandissimi meriti».
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