“Salva la tua lingua locale”:
premio per Ribes e Fazi

SCRITTA nel dialetto di Urbisaglia, paese d’origine degli autori, tra i 61 finalisti selezionati tra i 270 partecipanti era l’unica opera marchigiana: è la terza classificata nella sezione “Prosa edita”

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Eliana Ribes e Silvano Fazi

 

Sono stati resi noti i vincitori dell’ottava edizione del Premio letterario nazionale “Salva la tua lingua locale”, aperto agli autori in uno dei dialetti o delle lingue locali d’Italia, organizzato dall’Unione Nazionale Pro Loco d’Italia e dalla Lega delle Autonomie, con la collaborazione del Centro Internazionale Eugenio Montale e l’ong Eip-Scuola Strumento di Pace. Tra i 61 finalisti, selezionati tra i 270 partecipanti, l’unica opera marchigiana presente era “Per quanti fjuri caccia ‘m prate” dei maceratesi Eliana Ribes e Silvano Fazi, terza classificata nella sezione “Prosa edita”. Gli autori parteciperanno quindi fra settembre e ottobre a Roma, in Campidoglio, presso la Sala della Protomoteca, alla tradizionale cerimonia di premiazione, inizialmente fissata a dicembre 2020 e rinviata causa Covid. L’opera, che si apre con la preziosa Prefazione di Nazzareno Gaspari, è scritta nel dialetto di Urbisaglia, paese d’origine degli autori, con la revisione ortografica di Agostino Regnicoli. È stata pubblicata nel 2016 con il duplice scopo di tramandare la storia vera di una famiglia del nostro territorio e di raccogliere fondi a sostegno del “Centro de Salud” gestito dalla Comunità “El Bosque” (Guatemala), dalla quale la cooperativa di commercio equo “Mondo Solidale” importa l’omonimo caffè. Il libro narra la vicenda umana del nonno di Eliana, Giuseppe Ribes, nato da una ragazza madre, serva presso una nota trattoria di Macerata fin dall’età di dieci anni. Il nonno fu prima abbandonato e poi ritrovato dalla madre Giuditta, che non si era mai rassegnata a perderlo. Il destino però si accanì contro di lui perché, giovanissimo sposo, morì nel 1915, dopo appena due mesi dall’inizio della Grande Guerra. La fonte di ispirazione per il libro è stata la preziosa testimonianza costituita dalle lettere che Giuseppe scrisse alla moglie Maria mentre era sotto le armi. Gli autori Eliana Ribes e Silvano Fazi, partendo da una dolorosa vicenda familiare, hanno rivestito di carne e sangue un periodo storico che va dal 1860, anno di nascita di Giuditta, alla fine della prima guerra mondiale. Il libro è stato scritto in dialetto perché è il modo di esprimersi più immediato, oltre ad essere il linguaggio dei protagonisti.



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