Banca dei Sibillini, 100 anni:
«Felici di sentirci “artisti”
al servizio di soci e clienti»

CREDITO - Il 26 giugno 1921 nasceva la Cassa rurale di prestiti e risparmio “l’Agricola”, fondata a Casavecchia, frazione di Pieve Torina, da ventidue abitanti del luogo di diversa estrazione sociale, su iniziativa del parroco don Amedeo Gioggi. Oggi vanta diverse filiali in provincia (anche a Macerata) e in Umbria (a Foligno)

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Da Cassa Rurale di Prestiti e Risparmio “l’Agricola” a Banca dei Sibillini – Credito Cooperativo di Casavecchia. Cento anni sono passati dal 26 giugno 1921, anno della fondazione. Una storia centenaria avviata da 22 abitanti di Pieve Torina, per soddisfare le esigenze della popolazione locale, e che oggi ha raggiunto il capoluogo di provincia (Macerata) e valicato i confini regionali (Foligno). Il Consiglio d’amministrazione ripercorre tutti i vari passi che hanno lanciato la Banca dei Sibillini come punto di riferimento per soci e clienti. Nell’alta valle del Chienti, lungo la via che conduce da Pieve Torina a Visso, in un comprensorio di alta collina privo di industrie e fondamentalmente legato alla pastorizia, ad una agricoltura modesta e ad un artigianato pressoché familiare, a Casavecchia, frazione di Pieve Torina, il 26 giugno 1921, ventidue abitanti del luogo di diversa estrazione sociale, su iniziativa del parroco don Amedeo Gioggi, fondavano la Cassa Rurale di Prestiti e Risparmio “l’Agricola”. Le Casse Rurali operanti in quegli anni nell’alto maceratese erano cinque: La Cassa Rurale e Prestiti di Ussita, la Cassa Rurale di Prestiti e Risparmio “l’Appennina” di Cesi di Serravalle del Chienti, la Cassa Rurale di Prestiti e Risparmio di Casavecchia di Pieve Torina, la Cassa Rurale di Pievebovigliana-Fiordimonte e la Cassa Rurale “Chientina” di Serravalle di Chienti, ma solo quella di Casavecchia seppe resistere alla contingente situazione economica (si ricordi la crisi del 1929).

Ex-banca-dei-sibilliniDei 22 soci fondatori 5 erano sacerdoti, 15 piccoli proprietari agricoli, un maestro elementare ed uno studente in farmacia. La durata della società veniva stabilita in 30 anni, con possibilità di proroga, e venivano anche nominate le cariche sociali del presidente, del vice presidente, del consiglio di amministrazione e del comitato dei sindaci. Il Consiglio di amministrazione era composto da un presidente e da un vice presidente che duravano in carica quattro anni e da cinque consiglieri che venivano rinnovati per metà ogni due anni. Il primo presidente della Cassa fu Vittorio Lebboroni, piccolo proprietario terriero di Casavecchia, che restò in carica dal 1921 al 1944. Dalla fine degli anni 30 a tutta la metà degli anni 40 ci fu un periodo di stagnazione economica, in corrispondenza del conflitto mondiale, che portò ad una limitatissima richiesta di denaro. Un cambiamento di tendenza si avvertirà solo alla fine degli anni Quaranta, allorché tutta la nazione sarà investita da una nuova ondata di ottimismo che si concretizzerà nell’opera di ricostruzione nazionale. Dal 26 maggio al 27 giugno 1952 la Cassa Rurale ed Artigiana di Casavecchia riceveva la visita ispettiva della Banca D’Italia eseguita da Carlo Azeglio Ciampi, allora giovane ispettore in servizio nella filiale di Macerata che scalerà, successivamente, i vertici di via Nazionale fino a diventare governatore della Banca D’Italia e poi essere eletto presidente della Repubblica italiana: «Una chicca di cui siamo particolarmente orgogliosi». Nel dicembre del 2003 il presidente dell’allora Banca di Credito Cooperativo di Casavecchia, nella persona di Giulio Cervelli, unitamente ai presidenti delle federazioni regionali e di quella nazionale, è stato ricevuto al Quirinale dal presidente Ciampi e nel colloquio personale che gli fu riservato poté constatare che conservava ancora un ricordo nitido di quell’avvenimento verificatosi più di 50 anni orsono. In quella occasione fu consegnato al presidente Ciampi una copia di quel verbale ispettivo da lui redatto nel lontano 1952, che mostrò di gradire particolarmente.

ex-banca-dei-sibillini-2-265x400A partire dagli anni Sessanta il flusso migratorio che da sempre aveva interessato i comuni pedemontani, a Pieve Torina si accentuava portando come inevitabile conseguenza una diminuzione della popolazione comunale che dalle 2.044 unità del 1961 passava alle 1.869 del 1967. Interessate maggiormente a questo spopolamento erano le frazioni, mentre il capoluogo rimaneva stazionario in quanto il flusso migratorio interessava il settore agricolo periferico. Parimenti, il commercio e l’artigianato, settori intimamente legati alle vicende agricole, subirono una contrazione contribuendo a spopolare le frazioni. Questo fenomeno nella vallata di Casavecchia non poteva non produrre ripercussioni negative, anche nell’operatività della Cassa Rurale. Dall’inizio degli anni Sessanta al 31 dicembre 1967 le attività della Cassa crescevano in maniera abbastanza limitata e l’utile di esercizio mostrava una preoccupante flessione se si considera non solo il significato numerico ma anche il reale potere di acquisto, tenuto conto della svalutazione monetaria. Si ravvisava, pertanto, la necessità di trasferire la Cassa da Casavecchia a Pieve Torina nella convinzione che ormai solo il suo insediamento in un comprensorio più ricco di opportunità di sviluppo avrebbe potuta farla progredire. Pertanto, il 26 novembre 1967 i soci della Cassa provvedevano alla modifica dell’articolo 1 dello statuto che ora così recitava: «La cooperativa ha sede in Pieve Torina ed esercita la propria attività nel territorio del comune di Pieve Torina, ma l’assemblea potrà deliberare che sia richiesta l’autorizzazione ai sensi di legge ad operare in uno o più comuni limitrofi». L’anno successivo, nel giugno del 1968, la Cassa Rurale di Casavecchia, ora con sede a Pieve Torina, apriva il proprio sportello nel capoluogo in via Roma 22. La data del 1968 segna la fine di un’era segnata da stenti e difficoltà e ne apriva un’altra che proiettava definitivamente la Cassa verso quel progresso che tutti i soci auspicavano. Da allora essa conobbe uno sviluppo costante raccogliendo un consenso crescente nelle comunità locali dove si andava sempre più radicando tanto da divenire punto di riferimento e volano di crescita economica e sociale sia per le famiglie che per le piccole e medie imprese operanti in un territorio povero di risorse ma ricco di valori e di tradizioni.

ex-banca-dei-sibillini-1-325x232La Cassa progrediva con le proprie attività ed il primo agosto 1992 rafforzava la sua presenza nel territorio camerte aprendo a Camerino, in via Leopardi 52, una propria filiale. Si ampliavano le opportunità operative acquisendo l’autorizzazione ad operare anche nei comuni di Pioraco, Sefro, Fiastra, Serrapetrona, Castelraimondo e Caldarola, prima esclusi dall’area di competenza territoriale della Cassa ed ora in grado di offrire nuova linfa sia per un ampliamento della compagine sociale che per un aumento delle operazioni bancarie. Altro avvenimento da ricordare è l’assemblea straordinaria dei soci del 27 febbraio 1994, chiamata a modificare l’articolo 1 dello statuto sociale variando la denominazione sociale da “Cassa Rurale ed Artigiana di Casavecchia” a “Banca di Credito Cooperativo di Casavecchia”. Il Consiglio di amministrazione della Banca, preso atto del progressivo restringimento degli ambiti operativi, dovuto principalmente alla continua proliferazione di sportelli bancari di altri istituti nel proprio territorio di competenza e ritenendo prioritario crearne di nuovi, deliberava di aprire una nuova filiale a Caldarola, che divenne operativa nell’aprile del 1997. Questa politica di sviluppo e di ampliamento degli ambiti operativi proseguì costantemente tanto che nel 2002 venne aperta la filiale di Castelraimondo, che permise alla Banca di acquisire l’operatività nel comune di Gagliole, Matelica e San Severino.

BccL’assemblea generale dei soci tenutasi a Pieve Torina in data 8 maggio 2005 convenne che l’espansione territoriale messa in atto fosse accompagnata anche da una maggiore visibilità ed una maggiore identificazione della Bcc con il territorio di operatività. Ritenne che la località di Casavecchia, da sola, non fosse più in grado di identificare adeguatamente la Banca nelle specifiche aree di mercato dove già operava e dove in futuro sarebbe andata ad operare. Deliberò, dunque, la variazione della denominazione sociale da “Banca di Credito Cooperativo di Casavecchia S.C.R.L.” a “ Banca dei Sibillini – Credito Cooperativo di Casavecchia S.C.” Il riferimento specifico ai Monti Sibillini è motivato dal fatto che il comune di Pieve Torina e molti comuni di operatività della Banca ricadono nell’ambito del parco Nazionale dei Monti Sibillini. Inoltre, anche per i comuni limitrofi, i Monti Sibillini rappresentano parte integrante del loro patrimonio paesaggistico e fonte di aspettativa per un incremento dell’attività turistica e delle relative attività economiche. Consapevoli però che non può esserci futuro se si perde la memoria storica del passato, l’assemblea dei soci ha voluto conservare nella denominazione sociale il riferimento specifico a Casavecchia, non solo come mera gratitudine e riconoscenza verso i soci fondatori e quanti si prodigarono per favorirne la crescita e lo sviluppo (per altro in un periodo storico particolarmente avverso) quanto, piuttosto, come piena condivisione di quei valori che ne ispirarono la sua costituzione e che costituiscono, ancora oggi, il fondamento di ogni agire.

Cassa-agricola-artigianaLa politica di ampliamento della Bcc è proseguita negli anni successivi con l’apertura della filiale di San Severino, avvenuta il 27 novembre 2006. Ad essa ha fatto seguito l’apertura della filiale di Tolentino in piazza Palmiro Togliatti numero 1, avvenuta il 14 marzo 2011. Quindi la presenza della Banca dei Sibillini nel comune di Macerata, mediante l’apertura di una nuova filiale in via Trento 39/C già operativa dal 28 ottobre 2019. «La nostra presenza nel Capoluogo di Provincia ci ha riempito di soddisfazione». Il 6 aprile 2021, per il centenario, il Consiglio di amministrazione si è fatto un bel regalo con l’apertura della ottava filiale nel comune di Foligno in via Nazario Sauro numeri 27/29, zona centrale facilmente raggiungibile da ogni punto della città. «Siamo certi che in questa bella città ci faremo favorevolmente conoscere e ci faremo apprezzare dalla gentile clientela che vorrà incontrarci».

«Questa che vi abbiamo raccontato è la nostra storia, simile ad altre di Bcc consorelle – si legge nella nota della Banca dei Sibillini -. Storie di territori, storie della gente che ha trovato nella Bcc un aiuto in momenti di difficoltà. I tempi stanno cambiando velocemente, cambiano le regole per le banche, sono arrivate le capogruppo con nuovi modelli operativi imposti dalla Bce. Senza dubbio ci dobbiamo adeguare al cambiamento per rispondere efficacemente alle nuove regole ma riteniamo che queste storie, queste esperienze, non vadano disperse in seguito ad aggregazioni più o meno necessarie che fanno aumentare i volumi ma fanno perdere quelle identità che hanno caratterizzato per anni i nostri territori. Per il momento, la nostra Bcc intende proseguire la propria storia e per tale motivo il CdA ha messo in atto vari progetti tra i quali la costruzione di una nuova filiale a Camerino, che sarà pronta per il prossimo anno, ridando ai soci e clienti della città e al nostro personale una struttura adeguata, sicura e confortevole nella quale svolgere l’attività – prosegue -. La filiale di Caldarola, dopo l’inagibilità a causa del sisma, dal 21 giugno è ritornata nella propria struttura di viale Umberto I, ristrutturata e rinnovata. Inoltre, il CdA ha deciso di mantenere le radici nel comune di nascita della banca anche per quanto attiene la sede sociale. Infatti, a giorni inizieranno a Pieve Torina i lavori di costruzione della nuova sede in località Pinturetta di Lucciano, con una moderna struttura antisismica che possa coniugare sicurezza e funzionalità. Per un comune gravemente devastato dal sisma, riteniamo che anche questo sia un segnale importante di attaccamento al territorio ed un segnale di speranza nella ripartenza per tutti i soci e clienti del luogo. L’importante traguardo raggiunto, del centenario, merita certamente di essere adeguatamente festeggiato ma a causa del Covid, i festeggiamenti sono rinviati al prossimo anno. La nostra vicinanza all’Umbria ci ha dato lo spunto per una riflessione sul nostro lavoro di banca locale attaccata al territorio. Nella vicina Assisi abbiamo un santo le cui parole restano nella storia e ci destano sempre grandi emozioni. Concludiamo con una frase di San Francesco D’Assisi che ci ha colpito: “Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano. Chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore è un artista” – conclude la nota -. Noi che lavoriamo in Banca dei Sibillini, ci mettiamo il cuore e siamo felici di sentirci “artisti” al servizio dei nostri affezionati soci e clienti».

(Articolo promoredazionale)



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