La dolce vita arriva a Montefano:
inaugurato il museo Ghergo
(Video)

ARTE - Uno spazio permanente per il "fotografo delle dive" e i paparazzi felliniani in mostra per la riapertura della stagione culturale del comune. Cristina Ghergo, figlia d'arte del celebre Arturo: «Non solo Milano e Roma, il futuro è qui». Il collegamento anche il noto critico cinematografico Paolo Mereghetti: «La sua fotografia creativa ha aperto una nuova strada»

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Il teatro La Rondinella ha ospitato la cerimonia inaugurale del museo allestito nei locali sottostanti
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Il taglio del nastro con la sindaca Angela Barbieri e Cristina Ghergo

 

di Gabriele Censi

Dopo cinque anni di successi con il premio Ghergo il celebre fotografo montefanese viene celebrato ancora nella sua città di origine, con l’inaugurazione del museo a lui dedicato.

La cultura riparte e a Montefano lo fa con la fotografia e anche un po’ di cinema visto che accanto allo spazio espositivo permanente con i ritratti di dive come Sofia Loren, Alida Valli, Sylva Koscina o Silvana Mangano, che hanno reso famoso Arturo Ghergo, è visitabile ogni week end una mostra imperdibile:

ghergo-3-325x183“Gli anni della dolce vita” con  66 scatti in bianco e nero di alcuni tra i maggiori fotografi italiani tra la fine degli anni ’50 ed il 1968. La mostra, a cura della Federazione Italiana Associazioni Fotografiche, è aperta, in piazza Bracaccini sotto il teatro La Rondinella di Montefano, il sabato e la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 20, con prenotazione obbligatoria per le norme anticovid.

Grande emozione per la sindaca Angela Barbieri: «Sono felice per aver coronato il desiderio di avere un museo a Montefano, il mondo della fotografia caratterizzerà questo territorio, c’è un’associazione importante che sta lavorando benissimo. Persone famose arrivano qui e oggi siamo riusciti ad organizzare questa cosa nonostante le difficoltà del Covid».  «Siamo contenti dell’entusiasmo e della risposta del territorio – spiega Denis Curti, direttore artistico del Premio Ghergo -, l’idea di un museo permanente era tra gli obiettivi principale dell’associazione Ghergo: Ci posizioniamo ad un livello alto per i contenuti e anche per la qualità dell’allestimento. La mostra dedicata alla dolce vita racconta di un’esperienza fotografica, quella del paparazzo ispirata alla figura di Tazio Secchiaroli, una fotografia diversa da quella raffinata di Ghergo ma con la stessa energia».

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Cristina Ghergo

Sul palco del teatro La Rondinella anche Cristina Ghergo che guarda con entusiasmo al futuro del premio anche in una prospettiva di riscoperta dei piccoli paesi come Montefano: «C’è una nuova vita nei borghi che sono la linfa dell’Italia soprattutto dopo il Covid, Montefano aveva una bellezza addormentata, questo museo la collega ad un fermento culturale nazionale che avrà un futuro».  Collegati in video Vittorio Salmoni architetto e ideatore, con Cristina Ghergo, del museo, Claudio Pastrone, presidente onorario della Federazione italiana associazioni fotografiche e Paolo Mereghetti, critico cinematografico e giornalista. «La fotografia creativa di Ghergo ha aperto una nuova strada, i suoi ritratti non riproducevamo soltanto la realtà ma proponeva una lettura personale riservata solo ai grandi artisti»

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Arturo Ghergo in una foto dell’archivio Ghergo

Il fotografo Arturo Ghergo nasce a Montefano nel 1901 e muore a Roma nel 1959. Giunse a Roma nel 1929. Nonostante i pochi mezzi di cui disponeva, riuscì ad aprire uno studio di fotografia in via Condotti, e a farsi conoscere nel mondo dell’alta società romana come ritrattista. Le sue opere, caratterizzate da una tecnica di ripresa e di successiva manipolazione delle immagini all’avanguardia per i tempi, divennero una moda; quasi tutti i vip dell’epoca vollero un ritratto di Ghergo, che stabilì anche uno speciale rapporto con Cinecittà, diventando “il fotografo delle dive”. Ghergo fu anche tra i pionieri della fotografia di moda in Italia, e successivamente si occupò anche di pubblicità (per Ferrania) e di pittura.

 

 

 

 

 

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