di Luca Patrassi
Diciamo la verità, neanche a farlo apposta uscirebbe fuori una storia di questo tipo. Il sindaco di Macerata Sandro Parcaroli, pochi mesi dopo l’insediamento, si trova a gestire gli effetti di una sentenza che destina al Comune 90mila euro di un vecchissimo contenzioso per il quale nei decenni passati era stato pagato un risarcimento eccessivo. Fermi tutti, prima che partano in automatico le reazioni degli esponenti politici che prendano la notizia come base per attaccare recenti dichiarazioni del primo cittadino che sottolineavano l’esistenza di parecchi contenziosi milionari, eredità della vecchia amministrazione. Il Comune deve sì incassare una bella cifra, ma quei soldi la signora che anni fa li aveva presi, ora non li ha più, i beni sono passati agli eredi. E come se ne esce per non incorrere in profili di danno erariale? Si attivano le procedure per la revocatoria di quegli atti, dunque altre nomine di avvocati ed altri anni in attesa della parola fine di una vicenda che nasce nel secondo quinquennio negli anni Novanta.
La Provincia di Macerata, non esattamente a titolo di cortesia, chiama come terzo il Comune nella causa tra una signora maceratese e la Provincia stessa. La cittadina maceratese all’epoca chiese il risarcimento dei danni subiti in relazione alla occupazione e trasformazione irreversibile del suolo di sua proprietà per intervenuta realizzazione di edificio scolastico. E’ il 12 marzo del 1998 quando la giunta comunale delibera di resistere all’atto di citazione e di affidare l’incarico legale. Poi – secondo la ricostruzione fatta dal Comune con l’atto appena pubblicato all’albo pretorio – nel 2005, a seguito della rinuncia al mandato, si è conferito l’incarico ad un altro legale. La sentenza di primo grado arriva il 16 dicembre del 2012: il tribunale di Macerata condanna il Comune di Macerata in solido con la Provincia di Macerata al pagamento della somma di 304mila euro oltre rivalutazione ed interessi alla ricorrente a titolo di risarcimento danni e a rifondere alla signora le spese di giudizio liquidate in 18mila euro. Comune e Provincia pagano. A fine gennaio del 2013 la giunta comunale delibera il ricorso in Appello affidandosi a un altro avvocato. La sentenza di Appello arriva nel giugno del 2020: la Corte accoglie parzialmente l’appello principale e l’appello incidentale rispettivamente della Provincia di Macerata e del Comune di Macerata ponendo a carico degli enti in solido le spese dei due gradi di giudizio nella misura di due terzi di quanto liquidato complessivamente, compensando il resto e rideterminando l’importo dovuto a titolo di risarcimento danni alla signora maceratese. La signora – è scritto nell’atto del Comune – deve restituire al Comune e alla Provincia l’importo di circa 97mila euro, ciascuno oltre agli interessi legali. Poche settimane fa l’avvocato del Comune ha segnalato all’Ente che la sentenza è diventata definitiva segnalando – alla luce del mancato pagamento delle somme dovute – l’opportunità di procedere con una revocatoria degli atti di disposizione posti in essere dalla signora a favore dei propri familiari. Qualche giorno fa la giunta comunale a guida Sandro Parcaroli ha deliberato di promuovere l’azione revocatoria. Sarà poi il segretario generale del Comune ad adottare gli atti in ordine all’affidamento dell’incarico legale di una vicenda iniziata nel millennio scorso. Per ora 23 anni di carte bollate.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Questo paese ha bisogno come l’aria di una riforma del diritto civile.