Sandro Sborgia
di Monia Orazi
Preoccupazione per il futuro dell’ospedale di Camerino, che ospita 17 pazienti Covid ed in cui negli ultimi giorni è stato lanciato l’allarme per il futuro del reparto di Ortopedia, in cui resta in servizio un solo medico. A difesa della struttura intervengono le sorelle clarisse del monastero di Camerino, mentre il sindaco Sborgia chiede di nuovo un intervento della Regione.
Il sindaco di Camerino Sandro Sborgia torna a chiedere una soluzione per garantire i servizi del reparto di ortopedia: «Dall’Asur e dall’Area vasta 3 non sono giunte soluzioni ai problemi dell’ospedale di Camerino, solo proclami, ma come si dice la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni. Servono misure urgenti al problema che causa la fuoriuscita di una professionalità di eccellenza come quella del dottor Nicola Di Palma. Serve subito un intervento per impedire che questo ortopedico vada altrove, per evitarlo gli va offerta una precisa prospettiva. L’eventuale supporto di medici proveniente dall’ospedale di Macerata sarebbe una soluzione solamente temporanea, va trovata una soluzione di lunga durata. E’ una situazione nota ormai da un anno, questo tempo non è bastato per trovare una soluzione».
Il sindaco di Camerino chiede di riaprire il reparto di rianimazione: «Chiedo di riattivare la piena funzionalità dell’ospedale di Camerino, i pazienti si possono trasferire presso altre strutture, anche presso cliniche private convenzionate che hanno dato disponibilità ad ospitare pazienti Covid. Non è stata data ancora risposta al fatto che al Covid hospital è distaccato personale dell’ospedale di Camerino. Risulta che questa struttura funziona in gran parte grazie al personale di Camerino e dell’Area vasta 3, chiediamo che gli anestesisti rianimatori di Camerino tornino in servizio presso l’ospedale della città, per ripristinare la funzionalità del reparto di rianimazione». Conclude Sborgia: «Comprendiamo come la dottoressa Daniela Corsi sia arrivata solamente ora ai vertici dell’Area vasta 3, chiediamo di impedire la perdita di una professionalità come il dottor Di Palma, non facile da trovare. Chiediamo alla Regione, all’Asur, all’Area vasta di intervenire rapidamente, per evitare la perdita di professionalità importanti, di rimettere in funzione la rianimazione».
Suor Chiara Laura Serboli, madre badessa del convento Santa Chiara di Camerino
A prendere la parola, a nome di tutte le sorelle clarisse del monastero di clausura di Santa Chiara di Camerino, è anche la madre badessa suor Chiara Laura Serboli, in difesa della struttura sanitaria, punto di riferimento per l’entroterra montano. «Apprendiamo con grande sconcerto le ultime notizie riguardanti l’ospedale di Camerino, perché durante le elezioni regionali le varie compagini politiche hanno parlato dell’ospedale di Camerino, vedendo che non si sta facendo nulla ed è usato come Covid hospital in un momento di emergenza, con medici e personale infermieristico dislocato a dare supporto al Covid hospital di Civitanova, in questo momento di emergenza, che però presso la struttura di Camerino non sono stati sostituiti – spiega la religiosa – si registra un vuoto di personale medico ed infermieristico che ha messo in stato di preoccupazione tutti, la medicina è diventato un reparto Covid. I medici lasciano la struttura probabilmente perché da parte dei dirigenti della sanità è stato dato il segnale che l’ospedale evidentemente non serviva, visto che hanno scelto di prestare servizio altrove».
Suor Chiara Laura analizza il difficile momento che sta attraversando il reparto di ortopedia: «In questi giorni c’è grande preoccupazione per l’ortopedia, un reparto di eccellenza in cui sono venute ad operarsi persone da Milano, dalla Sicilia, dalla Sardegna, lo sappiamo perché abbiamo dato ospitalità a coloro che sono venuti ad assistere i propri congiunti, presso la nostra foresteria. Ora resta in servizio solamente il dottor Sfascia, il messaggio che trapela è quello che l’ospedale della montagna non è di interesse della sanità regionale, perché lo stanno svuotando di competenze e professionalità. Sta accadendo di nuovo, quanto già accaduto con l’ostetricia di San Severino, le donne vanno a partorire a Macerata, Ancona, Foligno».
La preoccupazione della religiosa sta nel fatto che con la riduzione dei servizi, viene meno la forza del presidio sanitario: «Non si può lasciare la gente della montagna sprovvista di ospedale, persone già depauperate di servizi, che hanno subito prima il terremoto, poi le conseguenze della pandemia, un anziano di Visso non può arrivare in ambulanza a Macerata o ad Ancona, quando invece esiste una struttura come quella di Camerino, di riferimento per il territorio montano, che dal sisma non ha avuto nemmeno un graffio. E’ antisismica, di eccellenza, quali sono gli interessi che spingono a chiuderla? E’ il momento di ribellarsi, come direbbe Papa Francesco “lo scarto è di nuovo scarto”. La gente di montagna non porta voti, dove vanno a sbattere la testa se tolgono loro il servizio sanitario a portata di mano?».
La suora chiede di non considerare la gente di montagna “lo scarto delle Marche”: «Conosco personalmente tanti medici ed infermieri, sono dovuta ricorrere alle loro cure diverse volte: non dico di avere l’ospedale sotto casa, ma parlo perché la gente qua si vede portare via tutto, ha perso le case, gli averi, la sicurezza, non è possibile perdere anche l’ospedale. Non ci si faccia credere che la diminuzione di personale medico ed infermieristico sia causata dal Covid, ma c’è una volontà di chiudere. Dobbiamo avere cura delle persone più deboli, come direbbe Papa Francesco, i più deboli sono la gente di montagna. In città ci sono tutti i servizi, la gente di montagna non va considerata lo scarto delle Marche».
Suor Chiara Laura Serboli lancia un appello ai vertici della sanità regionale, chiedendo di difendere i servizi territoriali: «Vorrei lanciare un appello alla sanità regionale, affinché si torni indietro dalla logica di accentrare la sanità in pochi ospedali, una scelta che non paga, come mostra l’esperienza della Lombardia. La chiusura degli ospedali ha portato un disagio notevole, durante la pandemia. Spero si faccia in modo che una struttura che ha resistito al terremoto e le sue professionalità di eccellenza, che hanno resistito agli attacchi di una sanità incontrollata, possano andare avanti non con il cappio al collo, mettendo in crisi il personale con turni pazzeschi, ma siamo messi in condizioni di lavorare al meglio. Allora sarà palese che la sanità regionale avrà cura di tutto il popolo e non di una sola parte, l’esperienza della pandemia deve essere di insegnamento. Confidiamo che i dirigenti implementino l’ospedale di Camerino, con le professionalità necessarie a curare la popolazione».
«Ortopedia resta con un solo medico: un reparto d’eccellenza rischia la chiusura nel silenzio»
Ottimo. A quando il prete che ci parla di economia?
Sorprendente la madre badessa suor Chiara Laura Serboli, il Suo appello alla Regione è stato molto chiaro e determinante. La prima volta che ricordo una partecipazione pubblica di una Suora per salvare l'ospedale del territorio montano. Le saremo sempre grati. Che Dio La benedica!!!!!!!!!!!
Se magari pagassero le tasse...
A ragione Suor Chiara Laura non bisogna sempre togliere ,bisognerebbe rafforzare quello che già ce e che funziona.
Luciana Montecchiesi esatto purtroppo chi ci ha governato e ci sta governando non piace mantenere quello che abbiamo è più facile distruggere che mantenere E potenziare.La mia considerazione è questa.
Brava la Madre badessa
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