Ristoranti del sisma in crisi da Dpcm:
«Bloccare gli spostamenti a Natale?
Norma assurda, una discriminazione»

LE VOCI degli operatori dell'Alto Maceratese, che dopo il dramma del terremoto sono costretti ad affrontare questa nuova emergenza e misure restrittive. Criticato in particolare il divieto di spostarsi il 25 e 26 dicembre e il primo gennaio

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Scorcio innevato da Bolognola

 

di Monia Orazi

Via libera al giallo nelle Marche, ma a Natale e il primo dell’anno non ci si potrà spostare tra Comuni. Così le strutture ricettive dei Sibillini, che lavorano con escursionisti e turisti, potranno contare solo sui pochi abitanti del Comune in cui si trovano, per tenere aperta l’attività. Numeri alla mano, c’è chi non riaprirà per le feste.

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Il Crystal di Ussita

Le regole del nuovo Dpcm  dividono chi da quattro anni fa i conti con tutte le difficoltà legate al terremoto e ora affronta l’emergenza globale della pandemia. «Siamo aperti, ma in parte è come se fossimo chiusi, perché non si possono fare gli spostamenti tra comuni – spiega Luca Bartoletti, titolare dello chalet Crystal di Ussita, riaperto la scorsa estate dopo la delocalizzazione post sisma – con il via libera alla zona gialla la gente potrà venire qua a fare un giro, questo per una parte dei giorni. Per il resto il nuovo decreto è studiato per far girare la gente il meno possibile. Nei giorni festivi in cui non saranno possibili gli spostamenti tra comuni, è impensabile lavorare qua ad Ussita solo con l’asporto per la gente del posto. Tranne qualche giorno di apertura che sarà possibile, nel complesso la situazione è difficile, c’è di mezzo la tutela della salute. Nelle città certo sarà possibile lavorare di più con l’asporto, qua no».

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La famiglia Cappa

Anche a Visso, non la pensa molto diversamente la famiglia Cappa, titolare dello storico ristorante La Filanda: «Ci è stato imposto un protocollo di sicurezza, poi ci hanno fatto chiudere. O era sbagliato il protocollo, o dovevamo chiudere. Tutto è discutibile, la situazione è molto confusa. La tutela della salute ha un senso e dunque si fanno certe scelte, stare qua era già difficile prima, adesso c’è anche il Covid. Qua non abbiamo seconde case agibili che garantiscono un certo numero di presenze come prima del terremoto. E’ una situazione complicata, è anche difficile per chi deve prendere delle decisioni. Sono state fatte scelte arbitrarie, che accontentano una parte e scontentano l’altra. Noi in una situazione come questa contiamo ancora meno, non ci ascoltavano prima, figuriamoci ora. E’ brutto da dire, ma vedremo alla lunga chi riesce a durare, fatta salva la tutela della salute. Vorremmo qualche certezza ed un punto di vista illuminante, ma nemmeno chi governa ce l’ha. Siamo preoccupati, ma poi quando si sente che qualcuno che si conosce è in terapia intensiva, torna la paura ed il pensiero per la salute di quella persona».

Le strutture ricettive lavorano solo con gli operai dei pochi cantieri aperti, come per il bed e breakfast di proprietà di Sante Basilli a Pieve Torina: «Da noi alloggiano degli operai che stanno costruendo la nuova piazza di Visso, fino a tutto dicembre, poi vediamo. Non c’è movimento turistico, due persone che avevano prenotato per Capodanno hanno disdetto, non avendo ben chiaro se il primo dell’anno possono tornare a casa. Se ci si poteva spostare tra i confini delle regioni, forse qualcuno in più veniva, non abbiamo certezze, è una situazione molto difficile».

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Giancarlo Ricottini

A Fiastra è critico Giancarlo Ricottini, gestore del rifugio del Tribbio: «Con quanto previsto dal nuovo dpcm, per noi piccoli ristoratori del cratere, che lavoriamo esclusivamente con il turismo, non conviene riaprire. I sacrifici o si chiedono a tutti o non hanno senso. Bloccare gli spostamenti tra comuni, nei giorni festivi che sono quelli in cui si lavora di più, penalizza i piccoli centri come Fiastra, Ussita, Visso ed altri, che dovrebbero contare sulla propria popolazione per avere dei clienti a pranzo. Un conto sono i ristoranti di Civitanova e dei centri maggiori, che anche con un numero di posti ridotto possono lavorare con i residenti del proprio comune, mentre noi non possiamo contare su un bacino di utenza sufficiente a rimanere aperti». Aggiunge Ricottini: «A cena siamo chiusi, a pranzo potremo contare solo sui pochissimi residenti dei nostri comuni. Non posso lavorare nemmeno con le camere, possiamo solamente servire il cenone di Capodanno nelle stanze. Non si possono mettere sullo stesso piano le attività ricettive e di ristorazione dei piccoli centri montani come il nostro, a confronto di altre che si trovano sulla costa, che hanno un giro di utenza più ampio, a causa del maggior numero di residenti, sono norme assurde che ci discriminano, a queste condizioni, tanto vale non riaprire».

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Emanuela Leli

Qualche chilometro più su a Pintura di Bolognola, Emanuela Leli che gestisce il rifugio La Capanna spiega: «Vedo tutto come una grande presa in giro. Stiamo vivendo una pandemia mondiale, chi meglio della Regione si può assumere la responsabilità di prendere certe decisioni? Leggendo le regole del nuovo dpcm ho capito che a Natale e Santo Stefano saremo chiusi, perché non si potranno fare spostamenti tra comuni. Per il cenone di Capodanno ho venti persone prenotate in otto camere, posso metterli in una sala da trecento metri quadrati ed il distanziamento è garantito. Ma dovrei servire loro la cena in camera e la cucina dovrebbe rimanere chiusa. Il giorno di Capodanno poi non dovrebbero tornare a casa. Non possiamo paragonare Pintura di Bolognola alle stazioni del Trentino. Devono avere l’onestà intellettuale di dirci che non ci sono ristori per tutti. In questo periodo, se non ci fosse la pandemia, avrei il tutto esaurito, già ad agosto la gente si è prenotata per Capodanno. Ce la stiamo mettendo tutta, ma viviamo nell’incertezza da quattro anni. Lavorare in questo periodo ci avrebbe consentito di tirare un po’ il fiato fino all’estate».

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Spiega Francesco Cangiotti gestore della stazione sciistica Bolognola Ski a Pintura di Bolognola: «La nostra stazione è pronta per aprire, qualora la neve sia sufficiente sulle piste. Abbiamo dato la nostra disponibilità e contattato gli sci club ed il comitato regionale Fisi umbro-marchigiano, per mettere a disposizione le piste per atleti e squadre agonistiche. E’ un modo per tenere viva la stazione sotto l’aspetto sportivo, più che turistico. L’accesso sarà consentito solo a chi pratica attività agonistica, per tutti gli altri si riaprirà dal 7 gennaio. E’ positivo tornare in zona gialla, in montagna non esiste solamente lo sci, ci sono tante altre attività da fare. Si possono praticare liberamente ciaspolate e sci di fondo. Il nostro rifugio è operativo».



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