di Laura Boccanera
La “Vulnerabile bellezza” di Ussita su Sky arte grazie al documentario di Manuele Mandolesi. Il lungometraggio già vincitore del Globo d’oro 2020 e miglior film italiano al festival dei popoli 2019 verrà trasmesso lunedì 26 ottobre nell’anniversario del quarto anno dal sisma alle 19.55. Era il 2016 quando tre forti scosse di terremoto devastarono il centro Italia. Nelle Marche oltre 87 paesi sono stati distrutti o lesionati, tra questi Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera. La terra tremò cambiando per sempre la vita di migliaia di persone.
Tra loro c’è una giovane famiglia di Ussita, che il regista ha seguito per più di un anno dal 2017 al 2018. Il docu film narra la vita di questi due giovani Michela e Stefano, dei due bimbi figli della coppia Diego ed Emma e del loro allevamento di pecora sopravvissana. «Io sono arrivato lì quando l’attenzione mediatica stava scemando, quando anche l’ultima telecamera è andata via – racconta il regista Manuele Mandolesi, civitanovese ma con esperienze a Milano e Roma – non ero spesso nelle Marche ma le scosse le ho beccate anche io e ne sono rimasto molto colpito perché l’entroterra maceratese è la terra delle mie vacanze di bambino e di adolescente. Sono andato quando gli altri se ne stavano andando, ho ricercato conoscenze d’infanzia e ho capito che la vita dopo il terremoto andava raccontata di più e meglio di quella durante. Anche perché è proprio quando si spegne l’attenzione che esce il vuoto. Una signora mi ha detto: “il posto è bello, ma se non c’è la vita non ha senso”». Eppure “Vulnerabile bellezza” non è un racconto drammatico, anzi, rappresenta con poesia e delicatezza la forza della popolazione di rinascere, di rimboccarsi le maniche e rigenerarsi. Proprio come la natura che seppur colpita non può far altro che andare avanti. E nel dna della gente di montagna questo legame con la natura è così forte da trasferirsi alle persone. La storia di Michela e Stefano ne è l’esempio: «lei è magnetica, lui è l’incarnazione di ciò che si dice dei marchigiani, parla poco, ma ha nelle mani la fatica e la forza di una popolazione di grandi lavoratori. Ho provato a catturare i momenti della loro vita, durissima ma bellissima. Le docce fatte in una struttura esterna alla casa, il pascolo, i bambini che vivono in maniera libera con uno spazio senza confini. Proprio nel periodo del sisma sono passati da avere pochi capi a 300 pecore di razza sopravvissana. Alla base del loro stile di vita c’è il rispetto per la natura, anche quando è violenta. Hanno perso la casa, la stalla, ma in loro non è mai mancata la volontà e la consapevolezza che la natura, così come l’uomo, si rigenera. Per questo credo che Vulnerabile bellezza sia un messaggio di speranza». Mandolesi è rimasto per settimane a contatto con le famiglie di cui raccontava le vite. Una presenza che piano piano diventa invisibile, non invasiva, che permette un racconta naturale, senza necessità di dialoghi costruiti, lasciando parlare la bellezza dei luoghi e il potere dell’esempio. «All’inizio hai un’idea, ma poi il racconto e la scrittura viene fatta sul posto, dopo giorni di conoscenza profonda. Il mio obiettivo però era continuare a far parlare del terremoto, l’ho sentito proprio come una necessità. Ho sempre fatto documentari inchiesta, ma mai nelle Marche. Lo considero una “militanza” per la mia Regione».
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Per chi ama le Marche, per chi ama la montagna ed ha vissuto Ussita da ragazzo e l’ha apprezzata come un dono del Signore, è un documento da non perdere assolutamente.Non ho più Sky, ma farò il possibile per vedere questo lungometraggio.
❤️