«Ho scoperto la Dynasty di Treia
nel libro su Luciano Sileoni»

IL RACCONTO di Paolo D'Arpini. Una lettura trovata nella bottega del barbiere Renzo Castellani

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A volte l’appuntamento dal barbiere di fiducia può avere risvolti inaspettati. Nel caso di Paolo D’Arpini dell’Auser Treia, risvolti storici e letterari. Ma non di una storia distante bensì della vicenda di un suo conterraneo famoso: Luciano Sileoni, patron della Lube. D’Arpini racconta l’episodio e il libro, svelando gli intrecci inaspettati della piccola grande storia della sua comunità.  

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«Anche Treia ha la sua Dynasty… è la storia di Luciano Sileoni che ha trascorso “una vita in cucina”. Dicono che se vuoi sapere qualcosa di un paese, di quel che succede ai suoi abitanti, devi rivolgerti ad un barbiere. I barbieri son come i bardi, i conservatori delle storie popolari, perché ascoltano i segreti dai loro clienti, nell’intimità di una rasatura o di un taglio di capelli. I maschi, come avvenne a Sansone, quando vengono alleggeriti di peli e chiome si sentono più aperti, forse più “gentili”, denudati come sono dell’onor del mento e della criniera che da al volto il suo severo aspetto. Succede perciò che un barbiere (un tempo anche cerusico), compiendo l’opera di “ripulitura”, ascolti in silenzio le confidenze di chi è in vena d’aprirsi, di chi, scoprendosi imberbe come un pargolo, ama raccontare ed ascoltare fiabe e pettegolezzi.

Avvenne così che, in una bella mattina autunnale (prima del Covid), mi ritrovai a chiacchierare con Renzo, uno dei due barbieri residui di Treia, quello che dal 15 febbraio del 1959 lavora nella bottega che fu di Benito Raponi, ovvero l’altro co-fondatore della LuBe, l’azienda che fabbrica e vende cucine in tutto il mondo, Russia compresa.

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Paolo D’Arpini dal barbiere

Renzo all’inizio mi stava confidando i particolari della sua personale battaglia contro i rifiuti abbandonati di fronte alla sua porta allorché notai sul banco, tra i vari giornali e riviste immancabili in una barberia, un libricino dal titolo “Una vita in cucina, Luciano Sileoni”, scritto da Manuel Orazi, in copertina la foto di un uomo ancor giovane che cavalcava fiero una Lambretta. Incuriosito l’afferrai e presi a sfogliarlo, leggendone alcuni brani. Il barbiere, si sa, è anche psicologo e subito comprese che ero stato “rapito” dal soggetto e mi omaggiò del volumetto. Tornato a casa lo divorai in fretta, in questo caso il verbo è consono, poiché nel pamphlet si parla di “cucine” e di come Luciano Sileoni, in alleanza con Benito Raponi, creò partendo da una segatrice ed una piallatrice in un bugigattolo- quello che ora è l’impero LuBe (dalle iniziali dei due nomi), la fabbrica che contribuisce a tenere in vita la popolazione di Treia (gran parte dei suoi abitanti vi lavorano).

A dire il vero il libello “Una vita in cucina” è sostanzialmente una biografia di Luciano Sileoni, insomma la sua “dynasty”. In esso vi si narra con parole semplici e schiette la storia della sua vita, della sua tenacia nel portare avanti un sogno grande, basato sul lavoro, sull’impegno e sul senso del dovere e del sacrificio, insomma una passione ed una missione.

Quel Benito Raponi, nominato nel libro, fu compagno iniziale e sino ad un certo punto compartecipe dell’avventura e del percorso costruttivo della LuBe, e fu anche titolare della bottega in cui ora lavora Renzo Castellani (da ben 59 anni) il quale ha voluto rendermi partecipe di questi trascorsi eventi che sono un pezzo della storia (moderna) di Treia. In verità c’è sempre da imparare qualcosa dai barbieri».

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Luciano Sileoni

 



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