Volti e idee nuove per Macerata nell’esercito dei 552 candidati consiglieri. Uno di loro è Matteo Moretti, 35 anni, nato e cresciuto a Macerata, fra Collevario, Corneto e, ora, in campagna, in zona Montanello. Sposato con Fulvia, è papà di due bimbi. E’ candidato con la civica “Macerata Insieme”, a sostegno del candidato sindaco del centrosinistra Narciso Ricotta.
Matteo Moretti, imprenditore nel settore informatico, può essere definito il Parcaroli del centrosinistra. Parlaci del tuo percorso professionale.
«Dopo il liceo Scientifico, mi sono laureato con lode in Ingegneria Elettronica e mi sono dedicato all’ideazione e allo sviluppo del progetto Nuvola, un pacchetto di diversi software per le scuole italiane. Il più conosciuto è sicuramente il registro elettronico. L’azienda fondata con mio fratello Diego, Madisoft SpA, dopo soli 7 anni di attività rappresenta oggi un’importante realtà della nostra zona, nella quale lavorano 25 persone, oltre a un indotto più ampio di formatori e rivenditori su tutto il territorio nazionale. Gli istituti scolastici italiani che usano Nuvola, da nord a sud, sono più di 1200: oltre il 15% di tutte le scuole italiane. Sono stato premiato dal Politecnico di Milano con il Cloud Innovation Award e Amazon ha annoverato Madisoft fra le “Storie di Successo” per il settore Educazione e Ricerca. Hanno parlato di noi sia Il Sole 24 Ore sia Repubblica».
“Macerata: la città che ritorna al cittadino”, spiegaci il tuo slogan.
«Nuove tecnologie che avanzano, mestieri che muoiono e mestieri che nascono, cambiamenti climatici fortemente sentiti dai giovani, una pandemia ancora in corso: sono tutti fattori che impongono, irrevocabilmente, un completo ripensamento del nostro modello di sviluppo; un modello che si sta rivelando, per molti aspetti, fragile, divisivo e non all’altezza delle sfide che, come specie umana, ci troviamo ad affrontare. La domanda sorge spontanea: come dotare la nostra città degli strumenti necessari per vivere questo futuro? A che punto vogliamo trovarci, come cittadini, fra 5 o 10 anni? Con una città caotica, divisa, poco vivibile? Oppure con una città che rappresenta un modello per altre realtà, il “Modello Macerata”, di trasformazione urbana, sostenibilità ambientale, innovazione a servizio di ogni cittadino, un modello in grado di offrire salute, lavoro e qualità della vita? Una rivoluzione coraggiosa ci attende. Una rivoluzione già iniziata in molte altre città, grandi e piccole, che si stanno trasformando e reinventando, in accordo con il proprio territorio e la propria vocazione autentica, e con il fortissimo sostegno dell’Europa, che va decisamente in questa direzione. Una rivoluzione che ha come unico scopo il benessere di ogni cittadino e come mezzi la sostenibilità ambientale, l’innovazione tecnologica e l’economia circolare, che diventano i motori dello sviluppo di tutta la comunità».
Perché hai deciso di candidarti al Consiglio comunale di Macerata?
«Intendo impegnarmi per restituire alla comunità ciò che ho ricevuto, mettendo al servizio degli altri le competenze, le idee e l’esperienza che ho avuto modo di sviluppare negli anni, anche studiando e vedendo personalmente il funzionamento di altre realtà interessanti e virtuose. Intendo farlo con serietà, impegno e coraggio, perché non ho alcun interesse a prendere “una poltrona” o altro dalla politica, ma credo nella cittadinanza attiva e occuparsi personalmente della cosa pubblica, del benessere dei propri concittadini, è, secondo me, una responsabilità fondamentale e un onore, di cui farsi carico con onestà e rispetto».
E perché hai scelto la lista Macerata Insieme?
«Perché parto dalle persone e dai valori. Credo nell’inclusione, nel rispetto dei diritti di tutti, nel rispetto dell’ambiente, nella partecipazione alle scelte. Credo in una politica che unisce e non che divide, in una politica che propone per costruire e non che utilizza la paura dei cittadini per prendere voti. La conseguenza naturale di questi valori è la coalizione di centrosinistra. Il progetto civico Macerata Insieme sposa alla perfezione la voglia di portare cambiamento e proposte concrete».
Cosa proponi per la città?
«Una visione diversa, che parta dal rimettere il cittadino al centro e che diventi un modello, che mi piace chiamare “Modello Macerata”, di civiltà sostenibile, inclusiva, dove la tecnologia è strumento per aiutare e semplificare.
Macerata può e deve essere “città del quarto d’ora”, ovvero una città dove il cittadino, che viva nel centro storico, nei quartieri, nelle frazioni, possa muoversi a piedi, o utilizzando senza difficoltà biciclette, sedie a rotelle, monopattini, passeggini e possa raggiungere in breve tempo, e senza prendere l’auto, tutti i servizi di cui ha bisogno: negozi, scuole, farmacie, parchi, spazi sociali, medico di base.
Macerata può e deve darsi l’obiettivo, nei prossimi 10 anni, di dimezzare le auto in circolazione, riqualificare strade e piazze per i pedoni, riportare bambini, giovani, universitari e non, e anziani a vivere all’aperto.
– I parchi diventano così luoghi di socialità e non spazi verdi dimenticati, a rischio degrado: campi da bocce, tavolini, ping pong fissi, percorsi ginnici, arrampicate e giochi (possibilmente intelligenti) per bambini.
– Le strade e le piazze diventano luoghi vitali, dove si possa conversare, transitare, far vagare lo sguardo tra i monumenti, far camminare i bambini, senza pericolo.
– Le frazioni si trasformano: da luoghi di transito veicolare a quartieri residenziali con tutti i servizi, dove ci si muove principalmente a piedi o in bici.
– In ogni frazione, ci dovrà essere un’isola ecologica, centro del riuso e centro del riparo, che diventino veri e propri laboratori di comunità e civismo.
– In ogni quartiere ci devono essere spazi sociali per giovani e anziani, spazi per mamme con bambini piccoli, che includano pannolinoteca, stoviglioteca, fascioteca.
– Macerata diventa a misura di studente: difatti è naturale che siano soprattutto i giovani a spostarsi sempre a piedi e in bici; di certo non hanno modo di raggiungere un centro commerciale o un cinema lontani dal luogo in cui abitano, eppure hanno bisogno di socialità e punti di incontro facili da raggiungere. Si tratta degli stessi giovani che noi formiamo e che ci auguriamo portino nuove forze al tessuto produttivo della città e che la scelgano come luogo in cui restare a vivere anche dopo gli anni universitari, proprio grazie alla qualità di vita che hanno sperimentato personalmente.
– Incentiviamo il commercio, i piccoli negozi, che magari vendono prodotti provenienti dal nostro mare, dalla nostra campagna, dai nostri monti, e che così fanno circolare l’economia locale, oggi strozzata da faraonici centri commerciali, lontani dalla residenzialità, e dagli acquisti online, troppo comodi rispetto ai negozi lontani da casa, ma che tolgono ricchezza e prospettive agli imprenditori locali.
– Tutto ciò può essere garantito solo da una mobilità pubblica capillare e moderna, fatta di tanti piccoli autobus elettrici, con servizi a chiamata e navette dirette per il centro.
Questa è la vera transizione sostenibile che lavora per il cittadino: le persone tornano a vivere la città, la città si adatta a loro; la nostra salute, il nostro prezioso territorio, la nostra comunità tornano a essere il cuore pulsante di Macerata, il motivo di ogni azione politica. Il nostro alleato principale? La tecnologia, che, usata in modo saggio, può aiutare il cittadino a vivere meglio, evitando spostamenti e garantendo trasparenza. E non lo sfrutta come un consumatore dal quale trarre continui profitti».
Insomma, una rivoluzione.
«Sembra una rivoluzione ma in realtà è una transizione che molte città europee stanno facendo da anni. E anche in Italia si sta partendo. Macerata è capoluogo di provincia. Dobbiamo diventare un modello di sviluppo sostenibile che venga preso a riferimento da tutta la regione e, perché no, da tutta Italia. Punto in alto? Certo. Solo puntando in alto possiamo raggiungere grandi risultati, e Macerata merita grandissimi risultati. Il nostro territorio, costituito da ampi spazi agricoli e verdi e il nostro tessuto sociale, incentrato su cultura e produzione di qualità, ci mettono già in una posizione di vantaggio per questa rivoluzione. Ma è arrivato il momento di scegliere davvero se spingere sull’acceleratore e fare un salto in avanti o cercare di imitare, con scarso successo, modelli produttivi totalmente inadatti alla nostra realtà. Credo che le sfide che attendono la specie umana nei prossimi anni non lascino molti dubbi. È compito esclusivo della politica accogliere queste sfide e trasformarle in un volano incredibile di benessere e crescita. Ma crescita vera, quella che rimette ricchezza e salute nel cittadino».
(Spazio elettorale a pagamento)
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