«Cassa integrazione per il Covid:
è costata quanto tutto il 2013»
Nel Maceratese 11,4 milioni di ore

CRISI - La Cgil parla di problemi profondi per i lavoratori con l'attivazione di ammortizzatori che sono pari a quelli dell'anno della grande crisi economica. Nel settore artigiano va peggio, a causa di intoppi burocratici che hanno portato solo negli ultimi giorni al versamento della Cig di aprile. Tanta confusione per il reddito di emergenza

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Da sinistra Loredana Guerrieri, Daniele Principi e Tiziana Montecchiari

 

di Mauro Giustozzi

Cassa integrazione, in pochi mesi in provincia è stata pagata quanto tutto l’anno 2013 della grande crisi economica. Molti lavoratori, in particolare quelli artigiani, che non ricevono sussidi previsti causa pastoie burocratiche tra governo ed ente bilaterale ed una vertenza che è stata aperta in questi giorni rispetto al mancato accoglimento di circa il 50% delle domande di bonus Covid per gli stagionali del turismo, lavoratori che hanno subito pesanti conseguenze dalla pandemia e che oggi si trovano senza aiuti per colpa di errori nelle comunicazioni agli enti da parte delle aziende.

Loredana-Guerrieri-Nidil-Cgil La Cgil di Macerata fa il punto di una situazione che vede molti lavoratori alle prese con ostacoli che impediscono di poter avere quelle disponibilità economiche promesse dallo Stato a seguito del lockdown che ha portato al fermo delle attività di industrie, pmi e lavoratori stagionali. Ad inquadrare la gravità della situazione sono stati questa mattina Daniele Principi, segretario organizzativo della Cgil accompagnato da Lorenza Guerrieri responsabile provinciale del Nidil che rappresenta e tutela i lavoratori atipici come i somministrati, collaboratori, autonomi, disoccupati e Tiziana Montecchiari della Filcams che segue lavoratori stagionali di commercio, turismo e servizi.

Guerrieri-e-Montecchiari«Ci troviamo in una situazione grave e di totale incertezza dei lavoratori – ha esordito Principi — e di cassa integrazione che è schizzata nel secondo trimestre di questo anno. Nelle Marche sono state autorizzate 50.903.503 ore di cig legate all’emergenza Covid 19. Nella provincia di Macerata il totale assomma a 11,4 milioni di ore così ripartite: 8.998.798 ordinaria (erano state 138.465 nello stesso periodo del 2019), 109.128 per riorganizzazione e crisi, 59.601 (20.564 nel 2019) di solidarietà 2.190.759 (8.613) in deroga. Industria e meccanica sono i settori dove si registrano più ore di cig, seguite da calzaturiero, legno e chimico-plastico. Ma è soprattutto l’artigianato il settore che più di altri sta pagando enormi difficoltà. Parliamo di aziende molto spesso sotto i 15 dipendenti la cui erogazione della cig avviene attraverso l’ente bilaterale cui il governo destina le risorse. Ebbene nella nostra provincia le domande protocollate riguardano 2.296 aziende per poco meno di 10mila lavoratori interessati. Questi lavoratori hanno percepito solo la scorsa settimana il pagamento del mese di aprile ma nulla si sa dei periodo maggio-giugno e luglio in quanto esiste un conflitto di attribuzione tra Stato ed ente bilaterale che blocca tutto».

Daniele-Principi-CgilUn’altra problematica legata alla cassa integrazione sta nel fatto che nella nostra provincia sono rarissime le aziende che hanno anticipato il pagamento della cig ai propri dipendenti per poi recuperarla dallo Stato. «Nelle Marche tra cig ordinaria, in deroga e fondo di integrazione salariale sono state oltre 36 mila le domande presentate – ribadisce Principi —. Nella provincia di Macerata 7.579 sono queste richieste di ammortizzatori sociali suddivise in 3.421 cig ordinaria, 3.042 in deroga e 1.116 di fis. Di queste solo il 35,1% ha avuto un’erogazione diretta e anticipata dalle stesse aziende mentre il 64,9% ha seguito le vie ordinarie con tempi più lunghi nell’erogazione. Per quanto concerne le domande autorizzate sempre a livello provinciale sono state 38.471 di cui 8.031 hanno riguardato la cig in deroga e 30.440 l’ordinaria».

Ma il nodo più spinoso è quello legato al bonus di 600 euro promosso per sostenere quelle categorie di lavoratori non coperti da ammortizzatori sociali. In questo caso se nelle Marche sono state accolte 115.535 domande, in provincia di Macerata sono 24.939 le domande inerenti colf, badanti, operatore di sport e spettacolo che ne hanno fatto richiesta. Molta confusione invece ha riguardato il reddito di emergenza, che in molti casi è stato chiesto da persone che non ne avevano i requisiti, per cui le bocciature sono state molto alte. Nella sola provincia di Macerata sulle 1.420 richieste in elaborazione ne sono state accolte 267 e bocciate ben 310. Infine per quanto concerne il bonus baby sitter bel maceratese sono state 2.387 le domande accolte; in riferimento al congedo parentale delle 4.223 domande presentate ne sono state definite positivamente 1.880 e sono in lavorazione le altre 2.585. Ma la Cgil ha posto nel mirino una vertenza particolare che riguarda i lavoratori stagionali di commercio, turismo e servizi. Operatori si stabilimenti termali, bagnini, camerieri che in molti casi si sono visti respinti la richiesta del bonus perché le aziende per le quali lavorano hanno fatto errori nella documentazione inviata. E che nella nostra provincia coinvolge oltre un migliaio di addetti.

«Che però possono far valere i propri diritti – ha spiegato Tiziana Montecchiari — facendo ricorso avverso la richiesta di bonus respinta. Parliamo di un 50% di domande respinte dovute a errori nella comunicazione fatta dalle aziende. Alcune imprese, faccio l’esempio delle terme di Tolentino, hanno provveduto a rettificare la domanda per i propri dipendenti e auspichiamo che a farlo siano tutte le aziende della provincia. Da parte nostra abbiamo provveduto ad inviare alle associazione di categoria datoriali, del commercio come dei balneari e ristorazione, la richiesta che nella domanda da riformulare per ottenere il bonus sia specificata la stagionalità del lavoro che dà diritto alle 600 euro». A puntare il dito contro la confusione che si sta creando sul tema degli stagionali a livello governativo è stata Lorenza Guerrieri. «Va detto che già nel primo decreto Rilancio del governo –sottolinea la responsabile del Nidil – si erano riscontrate problematiche che creavano paletti per chi opera nel turismo o negli stabilimenti termali. Temiamo che ciò sia stato reiterato anche nel secondo decreto che ancora non è pienamente operativo. Al punto che si sta cercando di mettere una toppa che però risulta essere peggio del buco. Faccio due esempi che fanno comprendere come l’intento sia quello di restringere e non ampliare il numero dei beneficiari del bonus da 600 euro. Può richiederlo chi era già lavoratore stagionale nel 2018, come dire che chi lo è stato prima e dopo viene tagliato fuori e non può fare la domanda. In più si chiede che alla data del 13 luglio 2020 non si sia in possesso di un contratto di lavoro. Essendo iniziata in ritardo la stagione è chiaro che sono moltissimi gli stagionali sotto contratto in questo periodo. Paletti che cercano di limitare la platea dei beneficiari. Così non va. Infine facciamo un appello a tutti coloro che si sono visti respinti la domanda di ripresentarla: solo alla Cgil sono 274 i lavoratori stagionali per i quali rifaremo la richiesta di bonus».



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