Roberto Cherubini
La Filcams Cgil ha dichiarato lo stato di agitazione a livello nazionale, per i lavoratori di Sistema Museo, cooperativa che opera anche a Macerata e ha in gestione i musei cittadini. «In una città dove si preferisce mettere la polvere sotto il tappeto piuttosto che toglierla sembra lesa maestà evidenziare le pessime scelte fatte, soprattutto in campo culturale – commenta Roberto Cherubini, candidato sindaco del Movimento 5 stelle -. Il Sistema Museo, approdato a Macerata con un bando a dir poco assurdo ma lecito (in caso di offerta più bassa il propositore del progetto può ribassare e vincere) non funziona per nulla. La qualità del servizio è con evidenza scarsa, la penalizzazione per le guide ufficiali è al limite del monopolio culturale.
Quando nel settore culturale si fanno scelte non basate sulla qualità si arriva a questo ed è di oggi la notizia che il decantato Sistema Museo ha degli atteggiamenti “strani” nei confronti dei dipendenti. Mi verrebbe da dire: “ecco perché se ti rechi nei luoghi preposti per l’informazione turistica non trovi quasi mai persone gentili, accoglienti e preparate”. In ogni settore dell’attività istituzionale nel quale primeggiano gli utili rispetto al servizio succedono eventi che anziché far arrivare i turisti li fanno fuggire». Cherubini rimanda poi alla nota del sindacato, che ha aperto lo stato di agitazione a livello nazionale. Sistema Museo gestisce vari musei e luoghi di interesse non solo a Macerata ma anche a Fermo, Pesaro, Recanati, Fani e Sant’Elpidio a Mare.
«Il tema della protesta è la migrazione contrattuale dal contratto Turismo a quello Multiservizi, ritenuto dall’azienda più idoneo e che ha portato ad una riduzione degli stipendi per il personale impiegato oltre ad un demansionamento». Mentre alla fine Cisl e Uil hanno sottoscritto un accordo, Filcams Cgil ha deciso di no, ritenendo tra l’altro che «ci siano gli estremi per l’avvio di una procedura per comportamento antisindacale per vedere riconosciuti i pieni diritti e le tutele maturate da lavoratrici e lavoratori».
I lavoratori della Cgil aggiungono: «In 10 anni siamo stati costretti ad accettare sacrifici continui e decurtazioni, all’inizio lo abbiamo fatto volentieri, con spirito di sacrificio, ma ora siamo stufi. Prima ci hanno tolto la tredicesima e la quattordicesima. Poi hanno iniziato negli ultimi anni a decurtarci lo stipendio: dal 2013 al 2014 del 15%, l’anno successivo del 10% e quello dopo ancora del 5%. Nel 2017 un nuovo taglio del 13,5 % e poi del 7,5% mentre in tutti questi anni non abbiamo mai percepito Rol, i permessi retribuiti. Abbiamo lasciato alla società in questi 10 anni quasi 20mila euro a testa, un conto è togliere 200 euro a chi prende stipendi di tutto rispetto, un conto a chi come noi ne prende 900. Gli errori commessi nella gestione della Cooperativa non possono ripercuotersi sempre e soltanto sulla pelle dei lavoratori, anche perché è una situazione che va avanti da dieci anni, non da pochi mesi. Abbiamo deciso di non attenerci all’inquadramento previsto dal nuovo contratto solo per senso di responsabilità nei confronti dei territori e delle stazioni appaltanti. Attuare forme di protesta simili avrebbe creato non poche difficoltà ai comuni in un periodo di alta stagione ed in un momento critico come quello determinato dal Covid ma non possiamo essere lasciati soli». Filcams Cgil chiede anche ai Comuni di interessarsi della vicenda e di appurare che chi lavora per la cooperativa goda del rispetto dei diritti.
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