Il professor Ugo Maria Fantini, docente di Economia Aziendale del corso di Amministrazione Finanza e Marketing all’Itcg Antinori di Camerino, ha scritto una lettera aperta alla ministra Lucia Azzolina sulle criticità delle lezioni via web. La pubblichiamo integralmente:
“Lo straordinario impegno delle scuole e degli studenti in questo periodo di prolungata “quarantena” è sotto gli occhi di tutti. Immediata e tempestiva è stata la risposta dei docenti in ogni forma per tenere vivo il rapporto con gli studenti.
Ma a livello di apprendimento cambia qualcosa? Indubbiamente. L’apprendimento non passa più attraverso la via cognitiva o prestazionale, ma attraverso la via di nuovi significati, emotivi, affettivi. Cambia l’approccio emozionale con gli studenti perché la lezione, credo, che verrà ricordata dai ragazzi come un momento di particolare espressione della vicinanza dell’adulto-docente come lo sforzo per aiutarli e non lasciarli soli. E questo è semplicemente straordinario per tutti: per la scuola, per i docenti e gli studenti.
C’è poi un altro aspetto. Il ricordo che i ragazzi manterranno per sempre nella loro memoria di questa esperienza. E questo non solo perché un tratto della loro vita legato all’emergenza sanitaria imposta dal Covid-19, ma anche e soprattutto perché avranno scoperto la consapevolezza, se noi docenti, scuola e famiglie saremo stati capaci a guidarli, che la tecnologia è uno strumento davvero utile che ci può cambiare il modo di relazionarci nella vita di tutti i giorni, anche nella didattica e in momenti non solo di emergenza.
A fronte di questo importante impegno da parte di tutti, ed anche delle opportunità che l’esperienza offre, a patto che tutto funzioni veramente, non mancano purtroppo le criticità del sistema.
Prima di tutto gli aspetti tecnici della didattica a distanza.
Il Ministero spinge moltissimo sulla didattica attraverso il web, anzi, in alcuni passaggi delle sue pesanti (e a volte lapidarie) istruzioni sembra che dia per scontato che ormai tutto stia procedendo con perfezione e nella piena normalità. Ma non è che con un computer davanti agli occhi e l’insegnante che parla che può dirsi che tutto va bene solo perché oltre l’80% di docenti e studenti secondo un sondaggio sono connessi. In realtà, pochi sanno (ad eccezione dei docenti e dei dirigenti), che dietro a quell’80% di connessi sono molti i problemi che non garantiscono affatto un’efficace videoconferenza; anzi, occorre stare attenti a non creare altri problemi di diversa natura, anche fisici.
Provo ad elencarne qualcuno.
Una famiglia media di quattro persone, di cui un genitore impegnato nello smart working, due figli impegnati nelle stesse ore nelle lezioni a distanza, un solo computer e per di più obsoleto. Soccorre, in questi casi, con molta fatica l’uso del cellulare con le ovvie difficoltà a restare fissi a guardare la minuscola riproduzione della lezione live per alcune ore.
Non sono pochi gli alunni che non hanno il pc o se lo hanno lo devono forzatamente condividere in famiglia, così da essere costretti a seguire la lezione sul cellulare. La scuola interviene ma può aiutare solo alcuni studenti e non tutti e con pc datati e non in grado di sopportare tecnicamente una videoconferenza. E’ impensabile, tra l’altro, far fronte a tutte le esigenze: è difficile anche portare il PC a casa degli studenti per la restrizione negli spostamenti.
Nel migliore dei casi, ovvero quando possono disporre di un computer tutto dedicato a loro (ma questo si verifica in pochi casi), c’è il fattore connessione. La rete si blocca, è sovraccarica in questi periodi, va in tilt frequentemente, specie nei paesi dell’entroterra dove molte famiglie vivono in periferia, con l’adsl, nei migliori dei casi, ad appena 5/6 mega di velocità in download e 0,5 in upload. Allora vedi che i ragazzi escono dalla video lezione e poi te li rivedi dopo qualche minuto che tentano di rientrare.
Il linguaggio del web richiede tecniche e capacità espressive nuove, richiede agli operatori scolastici un buon grado di familiarità e soprattutto un ambiente di trasmissione della lezione che consenta non solo di vedere il docente ma anche il volto di tutti gli studenti che l’insegnante ha davanti e non solo il loro nome e cognome. Ma se accendono la video camera (quegli studenti che ce l’hanno) va in tilt il pc: qualche studente dice: “prof. sembra che il mio computer decolli” e se decolla dici allo studente di spegnere la telecamera per evitare che assorba memoria già ampiamente insufficiente negli pc di cui dispongono normalmente gli studenti e così almeno ti ascolta.
Gli insegnanti vanno un pò meglio, e questo grazie anche al “bonus” annuale di 500 euro che da qualche anno ha agevolato l’acquisto di pc e tablet anche se la didattica web, per funzionare bene, ha bisogno di tecnologia avanzata e costosa.
Ed allora, forse non era opportuno che da qualche settimana si fosse pensato, prima di tutto, a dotare gli studenti di un pc adatto alla didattica a distanza, visto che molte famiglie non possono permetterselo (almeno in questo momento di emergenza anche lavorativa) e chi può non può neanche uscire di casa a comprarselo? Se, dunque, la lezione attraverso il web è il modo di fare scuola in questi momenti, al posto delle aule attrezzate, non è forse il Ministero dell’Istruzione che deve garantire la praticabilità di questo tipo di didattica prima di “istituzionalizzarla”?
C’è poi un altro aspetto, quello degli insegnamenti e degli apprendimenti: che senso ha prolungare nella scuola di 15 giorni il lockdown, se non quello di aggiungere incertezze rispetto alla necessità di avere certezze? Perché non si è detto a tutti, studenti e docenti, che l’anno scolastico proseguirà fino alla fine con l’attività didattica sospesa e con modalità diverse da quelle abituali? E’ chiaro, penso a tutti, che non si ritornerà sui banchi di scuola, almeno per questo anno. Ma anche se fosse possibile un rientro a maggio è ovvio che la scuola ormai volge al termine e i quindici o venti giorni di maggio (ipotesi improbabile per moltissimi aspetti) non potranno certamente annullare due mesi e mezzo di sospensione dell’attività didattica.
Nessun problema per il raggiungimento degli obiettivi minimi disciplinari, questo è senz’altro possibile, anche senza l’integrale copertura del programma previsto all’inizio dell’anno ed anche senza il web ma con le altre piattaforme già esistenti (e meno pesanti) a disposizione delle scuole già prima del coronavirus. Basterà, poi, rimodulare i criteri di valutazione degli studenti nella piena consapevolezza che gli apprendimenti non possono essere considerati in un contesto di ordinarietà dell’insegnamento.
Ma questo, forse, andava subito chiarito prima ancora di lanciare decine di piattaforme digitali (alcune addirittura improponibili e pericolosamente vulnerabili e capaci di violare la pur minima e necessaria privacy), senza essersi posti i problemi in un’ottica di ponderazione degli schemi logici che devono sempre governare ogni decisione: cosa fare (i programmi disciplinari), come fare (gli strumenti e il web) e chi può effettivamente fare (assicurarsi che tutti abbiano gli strumenti).
Per ultimo, penso ai tanti ragazzi che dovranno affrontare gli esami di stato. Finiamola con il rinvio delle decisioni. Questo approccio dilatorio e ondivago che riscontriamo in moltissime esternazioni da parte degli addetti, sono estremamente dannose.
Andava già detto (come già altri paesi europei da tempo hanno chiarito) che l’esame di stato più serio che possiamo oggi assicurare agli studenti è solo quello che prevede tutte le prove (la prima di italiano e la seconda in base agli indirizzi di studio) predisposte dalle scuole, dai propri docenti e commissari interni, gli unici in grado di conoscere i programmi effettivamente svolti, le difficoltà riscontrate dagli alunni in questo periodo e il modo migliore per svolgerlo, magari secondo una serie di opzioni metodologiche indicate dal Ministero ma con criteri che non possono assolutamente essere quelli attuali. Questa è l’unica garanzia di serietà che oggi si può offrire agli studenti e ai docenti. Comunichiamolo subito per diffondere un messaggio di rassicurazione e tranquillità ai giovani e ai docenti affinché possano lavorare con serenità e senza ansia (ne hanno bisogno studenti e docenti) ciascuno per il proprio ruolo sapendo già come progettare l’attività in vista degli esami. Come va subito pensato e comunicato il modo di progettare un (possibile) esame a distanza, affinché oggi adattiamo strumenti e preparazione.
Quanto poi alla necessità di avere un presidente della commissione esterno, valuti il Ministro se, effettivamente, ce n’è bisogno. Le scuole hanno ottimi dirigenti, docenti e collaboratori che in questi momenti stanno svolgendo egregiamente il loro lavoro con estrema responsabilità. Non sono, dunque, loro stessi garanzia sufficiente ad attestare la regolarità dell’esame? Le risorse risparmiate andrebbero dirottate a migliorare le lezioni web. Ma poi siamo sicuri che il 15 giugno (data di insediamento delle commissioni nelle scuole secondarie di secondo grado) vi siano le condizioni affinché il presidente esterno possa trasferirsi in assenza di rischio? Forse è meglio (oltre che ragionevole) dire subito che il presidente della commissione sarà il Dirigente Scolastico.
E dunque, se manca davvero il supporto tecnologico, se ancora questi ritardi dovessero prolungarsi, allora avremo inutilmente scritto una pagina della nostra storia senza lasciare nulla, anzi il rammarico di aver perso l’opportunità di fare un passo in avanti importante nelle relazioni e nel modo di fare le scelte. Ma anche in questi casi, però, gli insegnanti non hanno sprecato questa occasione per mandare agli studenti anche un semplice messaggio vocale per dimostrare che, in fondo, anche senza una particolare tecnologia e seppure con le criticità del sistema, la scuola, il tuo insegnante ti è comunque vicino”.
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Bravo Ugo, anche se alcune osservazioni sembrano poco finalizzate al problema. Grazie comunque per il coraggio di scrivere!!!
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in effetti ci accorgiamo dei problemi solo nei momenti difficili come questo, la tenologia è alla base di tutto ma improvvisamente si scopre che una connessione decente e il possesso di strumenti adatti non siano proprio prerogative cosi comuni, sia principalmente per motivi economici sia mille altre ragioni , considerata anche l attuale difficolta per spostarsi qualora si cerchino dei rimedi.Stiamo combattendo una guerra con armi spuntate, sotto molti aspetti e non mancano neanche quelli tragici purtroppo