Isolati tra i ghiacci polari:
«Venti a 200 chilometri all’ora,
da 2 giorni chiusi nella stazione» (foto-video)

ANTARTIDE - La ricercatrice montefanese Silvia Illuminati è al lavoro nella base italiana. A causa del tempo lei e gli altri ricercatori non possono uscire: «Passo il tempo leggendo e guardando film»

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Silvia Illuminati in Antartide

 

di Elisabetta Mascellani

Isolamento forzato e stop alle attività esterne e alle trasferte in elicottero. Il terribile vento catabatico, l’altra sera, sull’Antartide, spirava a 200 chilometri orari. Intanto, all’interno della stazione italiana “Mario Zucchelli”, «Chi gioca a carte, chi fa una partita a bigliardino o a ping pong e chi non rinuncia al lavoro neppure dopo cena». Così Silvia Illuminati, impegnata con gli altri ricercatori italiani nel Programma Nazionale di Ricerche, descrive la vita laggiù, in questi giorni, tra i ghiacci polari. «Non abbiamo la televisione, quindi i film li vediamo su file. Io ho il tablet e dei libri che avevo spedito prima della partenza. Tra gli altri, ne ho uno, pubblicato di recente, sulla spedizione di Amundsen per salvare Nobile e in cui ha perso la vita». Rispetto a quelli di Amundsen e Nobile, per fortuna, oggi, grazie alla tecnologia, le condizioni di vita dei ricercatori sono molto diverse. Il meteo ugualmente impietoso.

Da quanto tempo siete fermi? 

«Da quasi due giorni. Come sempre in questi casi, non si può uscire dalla stazione e sono ferme le attività di volo. Nonostante questo, il lavoro di laboratorio e quello nella base proseguono». In caso di maltempo, il segnale wf è più debole, quindi le comunicazioni sono più difficoltose, ma, seppur lentamente, arrivano le foto e i video che ha girato e ci ha inviato la stessa Silvia Illuminati. E ci sembra che questo materiale, oltre che da un misterioso altrove, per effetto del fuso orario, ci arrivi anche dal futuro, spedito com’è 12 ore dopo rispetto al tempo segnato dai nostri orologi, a noi che siamo qui, consegnati al suo ieri.

L’avventura della 35esima spedizione italiana nel continente più freddo del pianeta, era già iniziata all’inizio di novembre con un stop imprevisto, sempre a causa del vento. Fin dal viaggio di arrivo, infatti, dopo quattro lunghi giorni di volo dall’altra parte del mondo, la ricercatrice montefanese, docente di Chimica applicata alla tutela dell’ambiente all’Università Politecnica delle Marche, e i suoi colleghi provenienti da varie università italiane, per l’ultimo tratto da Hobart, in Tasmania, a causa del forte vento che spirava sulle coste antartiche, hanno dovuto attendere ulteriori 12 ore per raggiungere, finalmente, la loro meta sulla baia di Terra Nova.

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Hobart, Tasmania, 3 novembre 2019 – La squadra di ricercatori italiani in partenza per l’Antartide

Ma è tutto previsto. Silvia Illuminati, alla sua nona esperienza tra ghiacci antartici e pinguini, sa cosa ci si deve aspettare normalmente, in questi casi. «Il vento, di solito, dura un paio di giorni e, poi, viaggi ed attività possono riprendere. Per ora aspettiamo». Così, da circa un mese, mentre la giornata è, ormai, di 24 ore di luce, prelievi e osservazioni sull’evoluzione del clima del pianeta proseguono, con ritmi che giorno per giorno si adeguano al meteo e al luogo.

Come è stato il suo ritorno in Antartide?

«Ho trovato vecchi amici, tutti logistici in gran parte presenti anche lo scorso anno. Ma all’Antartide non ci si abitua mai».

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Silvia Illuminati nei giorni di calma di vento e una colonia di pinguini Imperatore

Il Progetto Antartide, con Enea e Cnr, è finanziato dal Miur, il Ministero dell’Università e della Ricerca, e, tra le attività previste, c’è anche la divulgazione, curata sia su tv e social che con le scuole. «In questo momento – continua Silvia Illuminati – siamo in videoconferenza con una scuola primaria di Roma».

Quali cambiamenti ha notato, rispetto allo scorso anno?

«Ora (martedì 3 dicembre, ndr) ci sono -5°C. Il cielo è terso, ma le raffiche arrivano a 180-200 km/h. Anche ad ottobre e novembre, le temperature sono state notevolmente più alte e, intanto, è iniziata l’estate antartica. Come è normale, anche il pack, lo strato di ghiaccio marino su cui siamo atterrati all’arrivo, si sta sciogliendo e il mare sembra avvicinarsi alla stazione».

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Il ghiaccio si scioglie e il mare si avvicina alla base italiana “Mario Zucchelli”

Quale è stata la sua attività in questo mese?

«Sto trattando i campioni di deposizioni prelevati nei siti di rilevamento visitati nei giorni scorsi. I siti sono distanti dai 30 ai 200-300 km, e in Antartide, dove, si sa, non ci sono insediamenti né strade, il mezzo di trasporto più usato è l’elicottero. Ho potuto recuperare vario materiale. Da quello che vedo, il caldo ha sciolto tutta la neve raccolta. Le implicazioni, a livello di contaminazione, non le posso valutare. Lo saprò quando i campioni arriveranno in Italia. È ancora in corso anche lo studio di quelli dello scorso anno».

Durante questi voli, c’è qualche pericolo?

«I piloti sono tutti neozelandesi, esperti di ambienti freddi, vento catabatico e nubi che si spostano velocemente. Insomma, esperti di Antartide».

Ora, com’è il tempo, laggiù?

«Il vento è calato a 40-60 nodi, quindi riprende il lavoro all’esterno, ma solo nelle vicinanze della base. I voli restano sospesi».

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L’elicottero

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Uno dei siti di campionamento dell’aria visitati nei giorni scorsi

 

 

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Una colonia di pinguini Imperatore

Guarire dall’effetto serra studiando l’Antartide La sfida di una montefanese

 

«La mia vita in Antartide tra pinguini e ricerca scientifica»

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