Fallimento Sirolesi costruzioni,
in 5 sotto accusa per bancarotta
La difesa: «Contestazioni infondate»

CORRIDONIA - Sono imputati davanti al gup del tribunale di Macerata. Si parla di distrazione di centinaia di migliaia di euro. L'avvocato Giulianelli: «Frutto di valutazioni superficiali. C'è una cattiva conoscenza delle norme sulla contabilità aziendale»

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L’avvocato Giancarlo Giulianelli (a destra) con l’imprenditore Mirko Sirolesi

 

di Gianluca Ginella

Bancarotta nel fallimento della Sirolesi Costruzioni di Corridonia, cinque sotto accusa dal gup del tribunale di Macerata. A tutti viene contestato, a vario titolo, di aver distratto denaro o beni strumentali. Oggi l’udienza davanti al gup Claudio Bonifazi è stata rinviata dopo che l’avvocato Giancarlo Giulianelli ha presentato una perizia di parte che alleggerirebbe la posizione di tutti gli imputati e il pm ha chiesto un termine per leggere la nuova documentazione. Il legale: «Accuse infondate, cercare di salvare un’azienda non è bancarotta». Imputati sono Alain Blaise Bartoccioni, 60, residente a Gallipoli, Gianfranco Scala, 53 anni, di Villafranca Piemonte, Francesco Osella, 60, di Villafranca Piemonte, Mirko Sirolesi, 42, residente a Corridonia, Fabio Sirolesi, 47, residente a Corridonia.

Secondo l’accusa Fabio Sirolesi, co-amministratore dal 3 gennaio 2005 all’8 ottobre 2009, Mirko Sirolesi, come co-amministratore dal 3 gennaio 2005 al 7 agosto 2012 e poi dal 14 gennaio 2013 al fallimento (che risale al 24 aprile 2013), e Scala come amministratore della fallita dall’8 agosto 2012 al 13 gennaio 2013, avrebbero tenuto le scritture contabili in modo da non consentire la ricostruzione del patrimonio, avrebbero sottratto il libro degli inventari successivo all’esercizio del 2011, e distratto somme tra il 2010 e il 2012.

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L’avvocato Luca Froldi

Si parla di 743mila euro circa con finanziamenti e crediti in favore della Immobiliare Sirolesi srl gestita dai due fratelli Sirolesi, e 486mila euro in favore della Sirda panificazioni srl gestita dai due fratelli Sirolesi, sempre per gli anni 2010, 2011 e 2012, e di avere emesso fatture in favore della Stl immobiliare srl, sempre gestita dai due fratelli, per 1 milione e 5mila euro, cui conseguiva un credito di 78.979 euro non onorato dalla Stl immobiliare srl, dice l’accusa. Altri 303mila euro sarebbero stati distratti tramite prelievi dal conto sociale “finanziamento soci” a rimborso di finanziamenti precedentemente erogati, nonché sui conti sociali “Costi deducibili” e “Spese di gestione” utilizzando la somma per scopi estranei all’azienda. Al solo Mirko Sirolesi viene contestato di aver distratto altri 275mila euro. A Scala e Bartoccioni (come legale rappresentante della Car.A.Pi. srl viene contestato di aver distratto 202mila euro mediante cessioni e trasferimenti in favore della Car.A.Pi srl effettuati nel periodo di agosto settembre 2012. Infine a Mirko Sirolesi e Osella (legale rappresentante della Meta Flex srl), viene contestata una distrazione di beni strumentali del valore di 225mila euro. Gli imputati respingono le accuse, Bartoccioni, Osella e Scala, difesi dall’avvocato Luca Froldi (che tutela anche Fabio Sirolesi) erano consulenti esterni, dice la difesa, chiamati a salvare la dotta dal fallimento. Il legale di Mirko Sirolesi ha prodotto nuova documentazione oggi che alleggerirebbe le posizioni del suo assistito e degli altri imputati. Il giudice Claudio Bonifazi ha poi rinviato l’udienza all’11 marzo del prossimo anno dopo che il pm ha chiesto un termine per esaminare la documentazione prodotta. «Accuse infondate e superficiali – dice l’avvocato Giulianelli -. Nel capo di imputazione vengono contestate almeno tre condotte che non stanno né in cielo né in terra, oggi a Macerata la maggior parte delle udienze del collegio è impegnata in bancarotte che nascono da crisi aziendali profonde, in parti riconducibili al fallimento di Banca Marche che ha creato notevoli problemi nello strato economico sano della nostra società. Il tutto condito da superficiali valutazioni di consulenti tecnici dei pubblici ministeri, sono convinto che la stragrande maggioranza delle bancarotte nasca da una cattiva percezione da parte dei magistrati del fenomeno aziendale. E da una cattiva conoscenza delle norme che regolano le contabilità aziendali. E si arriva ad accusare onesti imprenditori che come nel caso di Sirolesi hanno messo in gioco tutti i loro beni per cercare di salvare l’azienda, non riuscendoci. Ma questa non è bancarotta fraudolenta».



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