«Con i dazi Usa per i nostri prodotti su quel mercato, che pesa circa il 10% del totale export, significherebbe un raddoppio dei costi». Lo denuncia la Cna che definisce una strana ritorsione quella del presidente Trump nei confronti del settore agroalimentare, e quindi dell’Italia, in risposta ai sussidi dell’Europa ad Airbus. «Il consorzio Airbus – si legge nella nota dell’associazione di artigiani – nulla ha a che fare col nostro Paese. Ricordiamo, infatti, che Airbus è un’azienda di diritto europea che opera nel settore aerospaziale e della difesa, composta da società tedesche, francesi e spagnole. La contromossa Usa è stata annunciata in nuovi dazi per un totale di 8 miliardi nei confronti dei prodotti europei che investirebbe in pieno l’export agroalimentare italiano negli Stati Uniti, un business da circa 5 miliardi di dollari l’anno. Sarà un’occasione per valutare quanto siano buongustai i consumatori americani, sicuramente italo-americani, tanto da continuare a preferire il nostro Parmigiano rispetto allo scadente parmesan canadese o ad altre imitazioni targate Usa».
Per le imprese maceratesi interessate, dei settori vinicoli e dell’olio di oliva, ma per tutto il reparto agroalimentare Made in Italy, il presidente Cna Giorgio Ligliani auspica che «il Premier Conte approfitti della visita a Roma del Segretario di Stato americano Mike Pompeo per chiedere che vengano tolti alcuni prodotti della filiera agroalimentare dalla lista dei dazi a cominciare dall’olio di oliva, dal vino, al parmigiano. Dal canto suo – prosegue Ligliani – l’Europa non può esser messa in scacco da questi tentativi espliciti di creare contrapposizioni interne tra Paesi membri; è necessario che provveda l’Ue a controbilanciare le eventuali perdite ove queste vengano registrate. L’ennesima tegola per chi fa export in Italia che si aggiunge alle incertezze legate alla Brexit e con l’ormai annoso embargo alla Russia».
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