Mattarella con Olimpia Leopardi e il sindaco Bravi
dall’inviato Maurizio Verdenelli (foto di Federico De Marco e Anna Maria Cecchini)
C’e’ un Orto sulla vetta più alta della Poesia mondiale. Primo Bene Fai nelle Marche, l’Orto sul Colle dell’Infinito è da oggi pomeriggio – alle 16 l’inaugurazione ufficiale con il sindaco Bravi e l’assessore Fiordomo – un altro luogo fondamentale dell’itinerario leopardiano di Recanati. Il taglio del nastro è stato preceduto da un affollato banchetto nell’ex mensa delle suore. A sostituirle ai fornelli i frati minori cappuccini di Montemorello, o meglio la ‘Cucina del Convento’ delle Missioni Estere, una onlus. Nel menù: antipasto all’italiana, fagioli con le cotiche, vincisgrassi, sughetti di mosto marchigiani, vini Passerina e Rosso Piceno superiore di Castel Fageto, caffè e Varnelli. Un pranzo che sarebbe stato gradito dal Poeta che amava la buona tavola e proprio non sopportava, come noto, la sempiterna minestra della austera madre Adelaide.
Intanto l’Orto rinnovato e fresco d’inaugurazione potrà essere visitato da martedì a domenica con fasce orarie diversificate rispetto ai periodi dell’anno: dalle 9 alle 19 da aprile a settembre; da 9 alle 17 da ottobre a marzo. Gratis l’amatissimo ‘osservatorio’ del Giovane Favoloso che sovrastava un bosco d’acacie, nei giorni di martedì e mercoledì per i cittadini di Recanati, il ‘suo natio Borgo selvaggio’.
Dall’Orto a Palazzo Leopardi è un passo. Stavolta il presidente, dato il mezzodì, non ha bevuto il the che fu invece offerto al predecessore Francesco Cossiga negli anni 80 per un altro grande anniversario del Giovane Favoloso – ma ancora non si chiamava così -. Stavolta la contessa Olimpia Leopardi di San Leopardo, nipote di nonna Anna, e suo padre Vanni (ricordiamo la sua battaglia 20 anni fa contro i piloni Enel a salvaguardia del paesaggio dell’Ermo Colle) si sono limitati ad accompagnare Mattarella con a fianco la figlia Laura “nelle dipinte stanze” dove il Poeta vegliava e dove per una settimana ancora a metà degli anni 80, fu ospite il Principe Carlo d’Inghilterra. Per amore, solo per amore per Giacomo.
E Recanati scopre un Capo dello Stato profondamente leopardista. Mi dice Olimpia: «Il Palazzo ha avuto nel corso del tempo visite importantissime (esposta la storica gualdrappa di Famiglia, cornice nei film Luce all’uscita di Mussolini sul nobile terrazzo, in braccio il neonato Giacomo ‘Mimmo’ di cui fu padrino, ndr) ma nessuno ci è apparso tanto vicino e compartecipe e sinceramente affettuoso nel nome e nel pensiero del Nostro Avo che tanto ci illumina. Il Presidente ha visitato anche la Biblioteca, chiedendoci in modo costante. E dimostrando di essere un approfondito conoscitore dell’opera leopardiana. Siamo sorpresi e felici: un Capo dello Stato così è una garanzia per la nazione». Mattarella, nella sala Franco Foschi (fu lui, già sottosegretario agli esteri, poi ministro del Lavoro a lanciare il progetto Leopardi nel mondo) aveva esordito parlando di una visita-“omaggio” a Leopardi anche e pure nei 200 anni de L’Infinito e “alla Cultura in genere”. Poi con quel “ricordo personale” mai rivelato prima. Per lui un principio guida. «Un principio ancora attualissimo accompagnato da considerazioni di forte scetticismo sulla capacità di qualsiasi ordinamento di assicurare la felicità di cittadini». Al momento d’intraprendere l’attività politica, la rilettura de Lo Zibaldone e quel passo sul Bene Comune fine della società che a a sua volta contiene il principio di unità. Una sottolineatura non a caso citata, in questi momenti inquieti, dal Presidente. Così inquieti che Fabio Corvatta, presidente del Centro Studi, li ha citati nell’invito bis al Capo dello Stato per future “magnifiche sorti e progressive” già in cantiere nel Cnsl restaurato. Tra queste un progetto cinese in collaborazione con Unimc – presente in sala il rettore Adornato. Giacomo amava il mondo – L’Infinito è la poesia più tradotta – e parlava perfettamente l’Inglese. «Studiava i verbi inglesi sfruttando il lieve intervallo necessario per l’asciugatura dell’inchiostro di ciò che scriveva non permettendogli di girare subito pagina» mi rivelò Anna Leopardi, ‘innamorata’ anche Lei di ‘Mucciaccio’.
Il sindaco Bravi
Leopardi è stato un Main sponsor per la ricostruzione post sisma, questa invece tutta ancora da cantierare a differenza del Cnsl. Il ministro Franceschini ha parlato di “progetto nel nome di cultura e turismo” per strappare le aree interne dallo spopolamento. Un testimonial che minaccia le coscienze intorpidite: così il presidente Fai, Andrea Carandini ha messo il Giovane Favoloso al centro delle prossime Giornate d’Autunno e delle Mattinate d’inverno. Testimonial, il Poeta recanatese insieme con Raffaello e Rossini (altri preziosi anniversari) anche per Luca Ceriscioli che in conclusione, con un giuoco di spot e parole, si è augurato un “Mattarella all’Infinito”.
In anteprima Sergio Mattarella, guidato dall’architetto Paolo Pejrone in tenuta altoatesina, ha visitato l’Orto sul Colle dell’Infinito che nella sua fascinosa semplicità è destinato ad essere meta universale. Con Fai, Mibac, Regione, Comune, main sponsor Amici del Fai, Tod’s (presente Diego Della Valle) e il gruppo Gabrielli (Oasi/Tigre). In sala ci sono Adolfo ed Anna Guzzini.
Adolfo Guzzini (a destra) a colloquio con il governatore Luca Ceriscioli e l’assessore di Recanati Francesco Fiordomo
Il celebre Gruppo ha provveduto alla nuova sapiente illuminazione, fornendo il progetto. «Stavolta, dopo La Pietà e la Cappella degli Scrovegni, non c’è stata sponsorizzazione: siamo pur sempre un’azienda con stipendi da pagare» dice lady Guzzini. Ma come nella ‘vostra’ Recanati? (chiedo) «Stiamo pensando ad un progetto per il convento dei Passionisti e anche per strutture a favore di anziani» annuncia Adolfo.
Intanto prima d’accedere al Colle da dove Leopardi scopriva i “Monti Azzurri” c’è pure un percorso sensoriale e multimediale con le voci di Lella Costa e Massimo Popolizio. All’interno si può registrare la propria recitazione de L’Infinito come fece molti anni fa la fondatrice del Fai, Giulia Maria Crespi, da bambina a Recanati. Piante da frutto e grandi alberi, vialetti, odori, fiori, la vigna antica (recuperati dal sapiente curatore i tralci: dal prossimo anno vendemmia garantita, uva buonissima bianca e nera), la chiesetta delle suore del convento di Santo Stefano presenti fino agli anni 80. Tanto da vietare l’ingresso agli 007 britannici che monitoravano i luoghi per garantire la sicurezza al pari cioè Carlo. «Qui gli uomini non entrano, non fosse perché siete anche protestanti» Intimò la badessa al capo degli 007, quasi una controfigura di Sean Connery. Per fortuna della Letteratura, quando Leopardi, ventenne penetrò nel giardino delle suore, queste erano state evacuate otto anni prima a seguito della soppressione napoleonica degli Ordini religiosi. Torneranno l’anno dopo, 1819, quando Giacomo diede stesura definitiva al sui capolavoro poetico correggendo definitivamente con Immensità il peregrino termine ‘Infinita’. Un segno di preveggente modernità . Si è compreso appieno questa mattina quando il vice presidente Fai, Marco Magnifico, ha letto il resoconto dell’esperienza didattica della prof. Valentina Petri con i ragazzi dell’istituto Professionale Lombardi di Vercelli. Quando, finalmente, i ragazzi che avrebbero fatto a meno di far la conoscenza di un poeta, fotografano sui propri cellulari l’Infinito e l’Ermo colle come luogo dell’anima, o meglio “come luogo dove nessuno ci rompa i co…”, è fatta. “Prof, ‘sta poesia ci sta”. Per Leopardi è il passaporto per l’immortalità. Il Giovane Favoloso ‘spacca’ ancora all’epoca di Steve Jobs.
L’orto dell’Infinito
Il ministro Franceschini, Olimpia Leopardi e il presidente Mattarella
L’assessore Fiordomo col vescovo Marconi
Olimpia Leopardi parla con Maurizio Verdenelli
Adolfo Guzzini
Diego Della Valle
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”In un corpo dunque perfettamente libero e uguale, manca affatto l’unità, solo mezzo di ottenere il solo scopo della società; anzi solo costituente della società: e però in un corpo libero ed uguale, non esiste se non il nome e la sembianza della società; vale a dire che più persone si trovano insieme di luogo, ma non in società.
Come dunque lo scopo della società è il ben comune; e il mezzo di ottenerlo, è la cospirazione degl’individui al detto bene, ossia l’unità; così l’ordine, lo stato vero, la perfezione della società, non può essere se non quello che produce e cagiona perfettamente questa cospirazione e unità. Giacchè la perfezione di qualunque cosa, non è altro che la sua intera corrispondenza al suo fine.
Come dunque riunire ad un sol centro le opinioni, gl’interessi, le volontà di molti? Non c’è altro mezzo che subordinarle, e farle dipendere e regolare da una sola opinione, volontà, interesse; vale a dire dalle opinioni, volontà, interessi di un solo. L’unità è ottenuta; ma perch’ella sia vera unità, bisogna che questo solo, sia veramente solo; cioè possa pienamente [550]diriggere e regolare e determinare le opinioni interessi volontà di ciascuno; e disporre per conseguenza delle forze di ciascuno: in somma che tutti i membri di quella tal società, dipendano intieramente da lui solo, in tutto quello che concerne lo scopo di detta società, cioè il di lei bene comune. Ecco dunque la monarchia assoluta e dispotica. Eccola dimostrata, non solamente buona per se stessa, ma inerente all’essenza, alla ragione della società umana, cioè composta d’individui per se stessi discordanti.
Colla monarchia assoluta e dispotica, l’unità è, come dissi, ottenuta. Questo è il mezzo per conseguire il bene comune. Ma esso bene, cioè il fine, sarà ottenuto? Tanto sarà ottenuto, quanto le opinioni, le volontà di quel solo corrisponderanno e tenderanno effettivamente al detto fine; e quanto i suoi interessi saranno tutta una cosa cogl’interessi comuni.
Ecco la necessità di un principe quasi perfetto: irreprensibile nei giudizi e opinioni.”
Questa è la pagina dello Zibaldone citata da Mattarella e il suo considerarla attuale è inquietante…
Ricordiamo anche un Leopardi meno commendevole. Chiese ad un alto prelato una raccomandazione per avere un ‘posticino’ di lavoro nello Stato Pontificio. Non era Andreotti, lui venne un po’ dopo.