Un piazzale di Recanati, che si trova proprio dietro il palazzo comunale, intitolato all’agente della polizia Roberto Antiochia, ucciso dalla mafia a Palermo il 6 agosto 1985. Alla cerimonia in programma domani alle 11, che si inserisce nel più ampio programma di festeggiamenti per il bicentenario della stesura de “L’Infinito” di Giacomo Leopardi (giovedì l’arrivo in città del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella), parteciperà il Capo della Polizia Franco Gabrielli, i fratelli di Roberto Antiochia e alcuni funzionari di polizia all’epoca dei fatti in servizio a Palermo, tra i quali Francesco Pellegrino, dirigente della Squadra Mobile, soprannominata “l’avamposto degli uomini perduti” per il coraggio e la determinazione nel fronteggiare un nemico forte ed insidioso come la mafia che spadroneggiava non solo in Sicilia ma in tutta l’Italia. Roberto Antiochia svolgeva il proprio lavoro e serviva lo Stato, come sottolinea in ogni occasione da tempo il Capo della Polizia, con “disciplina e onore”. Attraverso queste parole, Gabrielli rinnova, sottolinea e dona valore inestimabile, a quei principi fondamentali di uno Stato di diritto: come la fedeltà alla Repubblica, «disciplina e onore di cui oggi sembra smarrito il senso», si legge nella nota diffusa dalla questura di Macerata. Il 6 agosto 1985 Roberto Antiochia, giovane poliziotto e ragazzo di fiducia di Cassarà, lo scortava a casa dopo tre giorni di permanenza in ufficio, quando un gruppo di nove uomini armati di mitra appostati nel palazzo di fronte a quello dove viveva Cassarà, cominciarono a sparare sull’Alfetta di scorta. Antiochia, cercando di fare scudo con il suo corpo a Cassarà, sceso dall’auto per raggiungere il portone di casa, rimase ucciso. Cassarà, rimasto ferito dagli innumerevoli colpi dei mitra, riuscì a raggiungere il portone, ma morì sulle scale di casa tra le braccia della moglie Laura, accorsa dopo aver visto l’accaduto insieme alla figlia dal balcone della sua abitazione.
Franco Gabrielli con il questore di Macerata Antonio Pignataro durante una recente cerimonia a Civitanova
Il 17 febbraio 1995, la terza sezione della Corte d’Assise di Palermo ha condannato all’ergastolo cinque componenti della Cupola mafiosa (Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Bernardo Brusca e Francesco Madonia) come mandanti del delitto. L’eroe Roberto Antiochia per il suo sacrificio è stato insignito della medaglia d’oro al valor civile con la seguente motivazione: «Agente della Polizia di Stato, in servizio a Roma, mentre era in ferie, spontaneamente partecipava in Palermo alle delicate e difficili indagini sull’omicidio di un funzionario di polizia, con il quale aveva in passato collaborato, consapevole del pericolo cui si esponeva nella lotta contro la feroce organizzazione mafiosa. Nel corso di un servizio di scorta, rimaneva vittima di proditorio agguato ad opera di spietati assassini. Esempio di attaccamento al dovere spinto all’estremo sacrificio della vita». Il Questore di Macerata Antonio Pignataro ha promosso dallo scorso anno, l’iniziativa “ L’esempio del coraggio – il valore della memoria” per ricordare uomini straordinari delle Istituzioni che hanno donato la propria vita, consapevoli che il loro lavoro sarebbe rimasto come esempio della lotta in difesa dei più deboli. Il fine di questa iniziativa ha lo scopo di lasciare un ricordo indelebile di questi uomini, come messaggio di speranza e di legalità rivolto soprattutto alle nuove generazioni, intitolando loro una via, una piazza, uno spazio verde o altro luogo, proposta accolta dal sindaco di Recanati Antonio Bravi.
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