di Marco Ribechi (foto di Andrea Petinari)
Lo Sferisterio diventa “young”, delirio per il concerto dei Måneskin. Un’ora e mezza di spettacolo sparato a tutta velocità e tante grida dalla platea, la band diventata famosa grazie ad X Factor ha fatto letteralmente impazzire i suoi fan.
In tanti avranno incrociato le dita nel pomeriggio per scongiurare un acquazzone imminente che non si è presentato; per fortuna vista la lotta necessaria per assicurarsi il biglietto, già da molto tempo l’arena di Macerata ha fatto registrare il tutto esaurito per questa data. In platea quindi tanti giovanissimi con le bandane legate in fronte e i genitori, soprattutto mamme, di fianco ad accompagnare. Appena si spengono le luci il palco mostra subito la sua bella e sapiente illuminazione studiata per aggiungere quel tocco rock necessario allo show. “Sono solo dei mocciosi” la prima frase che appare su uno degli schermi luminosi seguita da tante altre che sembrano riferirsi ai giudizi negativi ricevuti dai Måneskin nei vari tabloid e giornali. “Che cosa fate oltre alle foto?” un’altra subito dopo. Come una sorta di captatio benevolentiae al contrario la band si scrolla subito di dosso tutte le critiche per prepararsi ad offrire uno show energico e ben pianificato.
Le prime sonorità sono elettroniche e dance e aprono la strada all’ingresso dei quattro giovani musicisti acclamati dal pubblico. Look anni ’60 da flower power, come saranno anche le dichiarazioni finali sull’importanza di essere uniti e stare insieme contro ogni barriera, il gruppo inizia con Fear for Nobody in cui a dominare è la chitarra funky. Poi si passa al dub quasi da dancehall con il cantante Damiano David che chiede in inglese “Put your hands up” ovvero su le mani e tutti rispondono all’appello. Il terzo brano è Chosen, la canzone che li ha fatti conoscere al grande pubblico. Le movenze sono da grandi star come insegnano i miti del rock in questo caso ripresi e rielaborati con un’attitudine più giovane ma sempre pronta a scalare le classifiche di vendita. La bassista Victoria de Angelis è forse la più scatenata e improvvisa anche uno spinning alla Angus Young mentre suona distesa in terra girando su se stessa.
Dopo Morirò da Re inizia la serie di cover necessarie al concerto considerando che i musicisti sono giovanissimi e hanno all’attivo solo un album. Si parte con Beggin dei Madcon, per passare a Take me out dei Franz Ferdinand, Somebody told me dei Killers, My Sharona dei Knack, Let’s get it started dei Black Eyed Peas. Nel concerto dei Måneskin si mescolano stili, suoni e autori in un sapiente amalgama di cose già fatte ma ripresentate come nuove. E’ la vecchia zuppa scaldata? Neanche per sogno perchè a tenere incollato tutto e a far funzionare gli ingranaggi è la grande energia che il gruppo comunica dal palco prendendo per mano e trascinando nelle danze il pubblico veramente coinvolto e eccitato. Se una cosa funziona allora chi la fa ha ragione e così ha senso anche il ritornello “Se mi senti è perchè lo so fare” tratto dal pezzo Immortale, scritto in collaborazione con Vegas Jones, forse il più interessante suonato nella serata visto che mescola trap e pop blues. L’aspirazione del gruppo è sicuramente il rock con tanti atteggiamenti tipici delle più irriverenti band: sputare acqua sul pubblico, cantare a petto nudo, arrampicarsi sul palo che sostiene l’illuminazione e poi gridare “It’s only rock’n roll”. Nella notte anche il discorso di Marlena, la musa presente in molti pezzi dei Måneskin, che invita a vivere liberi e in armonia. La nemesi con la hippie generation è così completata e la notte si chiude con l’invito a ballare, senza distinzione di colori e di religioni, il ballo della vita, ovvero il pezzo L’altra dimensione, ultimo singolo della band.
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riceverà tutte le notizie sul gruppo….veramente bravi.
Diciamo che sono svegli come sembra,fra due tre anni, due soldi per andare in pensione già li hanno fatti…
Comunque gente con questo senso dello spettacolo,Damiano in particolare, in Italia a questa eta’, sicuramente non ce l’ha nessuno