Walter Orsi nella sua barberia
di Federica Nardi (foto di Federico De Marco)
Figlio d’arte, anzi d’artista: Walter Orsi ha 90 anni e ancora le forbici in mano da quando ne aveva più o meno sette. E’ lui uno dei due barbieri più anziani e bravi di Civitanova, in attesa dei clienti nella sua piccola barberia in via Gorizia 57 b. E’ qui da 36 anni, dopo due traslochi dal primo negozio di famiglia lungo il corso principale. Dietro le tendine a filo sembra di tornare indietro nel tempo. In bella vista su uno dei banconi anni ’70 del negozio spazzole e forbici. «Qui ho ancora il rasoio di mio padre, oggi tutti usano la lametta usa e getta».
A sinistra Raniero Orsi in una foto d’epoca
Il padre Raniero è uno che ha fatto la storia del mestiere nella città costiera, in tempi in cui non c’erano né scuole né grandi possibilità di confrontarsi con i “colleghi” di lavoro. «Ho iniziato a sette anni – racconta Orsi -, facevo le elementari e dopo la scuola andavo in negozio a dare una mano. Orsi qui è un nome che se domanda in giro (magari non ai più giovani) lo conoscono tutti. I clienti che ho adesso me li porto dietro da 90 anni: erano clienti di mio padre. Di barbieri bravi alla sua epoca, anche bravissimi, ce n’erano tanti. Ma lui non è stato definito “bravo”, è stato chiamato artista delle forbici. E anche io mi difendo bene perché il mestiere me l’ha insegnato lui».
Orsi ha fatto il barbiere anche durante i mesi di leva militare in Marina e mostra con orgoglio una foto dei suoi 20 anni in divisa. Il suo mestiere però adesso si sta perdendo man mano, tanto che Orsi sta tentando di vendere tutto il mobilio e gli accessori: «Vorrei vendere – spiega -, ma non c’è più chi impara questi mestieri. Quindi fino a che ce la faccio ci sto, poi non lo so. I giovani oggi si fanno le “cocce pelate”, mentre io lavoro ancora con le forbici: “becco” con la puntina, anche se è difficile perché non ci sono più nemmeno gli arrotini di una volta. E invece servono perché altrimenti la forbice, per maneggiarla bene, devi cambiarla ogni sei, sette mesi».
Oltre al mestiere anche la clientela è cambiata: «Avevamo clienti – spiega Orsi -, che si facevano la barba sette giorni su sette. Me ne ricordo uno per cui dovevamo scendere in negozio anche la domenica. Se la facevano tutti i giorni, specie quelli che erano impiegati o che avevano un mestiere pubblico. Adesso la gente non guarda più il mestiere: meno aspetta è meglio è. Non c’è più l’ambizione del mestiere, come c’era ad esempio l’ambizione del lavoro del sarto, come c’era per tante altre cose. Una volta se uno andava dal sarto e aveva un cannello che non piombava bene il sarto ti smontava tutto il vestito perché credeva di aver fatto una figuraccia. Mentre oggi è tutto di fretta. Tanti si fanno la barba per conto loro o la lasciano incolta. Io impiego tempo a seconda della barba: da un quarto d’ora a anche tre quarti». Orsi non transige però sulla cura della barba: «Va rasata almeno ogni anno, perché altrimenti si attorciglia e crea forellini nella pelle. Mi è capitato decine di volte di levare barbe che avevano passato anni senza mai essere curate e sotto ho trovato la pelle tutta tarlata».
bello
Un mito!
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Grandissimi padre e figlio. Non mancava mai nel loro negozio una copia di Trottosportsman di cui Raniero era grande esperto.